Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

REM – La percezione dell’immaginario

REM – La percezione dell’immaginario, è la mostra personale di Maura Mattiolo allo Spazio San Vidal nel cuore di Venezia e che rimarrà visibile al pubblico fino al giorno 11 ottobre.
Lo Spazio SV propone un’occasione di immersione nella pittura ospitando alla Scoletta di San Zaccaria le opere di un’artista che lavora con le percezioni dell’anima e immaginazioni visive.

Il titolo della mostra fa riferimento a quella fase del sonno in cui vi è il totale abbandono a vivaci ed intensi mondi onirici, l’attività cerebrale si fa eccitata e la mente evade in luoghi fantastici.
Come scrive nel suo testo critico Gabriella Niero, la Mattiolo attraverso la pittura veicola questo viaggio immergendo sé e lo spettatore in dimensioni altre, abbandonando l’occhio ad un flusso “colmo di simboli e sottili allusioni”, con le sue opere tra l’astratto e il figurativo, l’Artista intende rappresentare la realtà in una trasfigurazione onirica, con la sovrapposizione di sfondi e paesaggi, figure stilizzate e trasparenti quasi fluttuanti ma con atteggiamenti rivelatori.
La profondità dei sentimenti inespressi, le variabili della condizione umana e la dimensione dell’inconscio sono le tematiche che l’artista indaga e rielabora, dando forma a ciò che è invisibile.
Il ricordo diventa segno ritmato e viene immerso in colori brillanti ed elementi compositivi che parlano di mondi arcani e non conformisti.
L’arte di Maura Mattiolo esplora nei suoi quadri nuovi labirinti dove perdersi e ricercare la via d’uscita, dipinge antichi ricordi e nostalgie, desideri e comuni sentimenti, immagini dell’inconscio e, per l’appunto, percezioni dell’immaginario.

SAGGIO CRITICO di Gabriella Niero
La pittura, come sosteneva Mallarmè, è fatta di allusioni, ci riporta a qualcosa che i nostri limiti fisici non avvertono. In effetti osservando i quadri di Maura Mattiolo, dedicati a spazi sognanti ed evanescenti, avverto un’espressività che in lontananza, nella luce indefinita dello spazio, tende a
svelare i meandri nascosti dell’esistenza umana. Ogni segno, anche minimo, incide nella volontà di conoscere la dimensione psichica, quasi per impadronirsi della sua anatomia, cioè del suo meccanismo interno. L’autrice parla di luoghi di osservazione diversi dal consueto, di prospettive interiori, di luoghi dell’anima. Sogno e magia, poesia e ricordo, nuove atmosfere che si rivelano d’improvviso e dove tutto può accadere. Il titolo della mostra è emblematico: REM La Percezione dell’Immaginario; ovvero quel graduale abbandono della coscienza diurna assorbita dal caos e la conseguente evasione dai conflitti del presente verso i lidi rasserenanti di un mondo fantastico. La pittura è il veicolo straordinario di questa esperienza; attraverso l’arte ci si immerge in una dimensione infinita, in un luogo primordiale che evoca spazi sospesi, dove il tocco si fa leggero e dilatato oppure guizzante quasi a seguire il flusso rapido della natura. Ecco affiorare delicate figure femminili che osservano il mondo, sagome piene di luce con i corpi delineati che sembrano sorridere alla loro nuova e sospesa dimensione. Sul fondo magiche architetture bizantine come in “Avrò di nuovo capelli lunghissimi”, e poi folte vegetazioni, luoghi paradisiaci in cui la quiete placa ogni inquietudine.
E’ sicuramente un mondo arcano quello raccontato da Maura Mattiolo; una dimensione fatta di immaginazioni visive, di allusive rappresentazioni della natura legate al ricordo. Il segno curvo e ritmato, i colori brillanti, tutti gli elementi compositivi sembrano materializzarsi in una personale visione dell’anima libera nell’estendere, a un mondo senza convenzioni, un sentimento autentico della vita. Si tratta di spazi ovattati, lontani nel tempo, racchiusi dentro la soglia metafisica dell’allegoria, una finestra onirica colma di simboli e sottili allusioni. L’immagine emerge infatti nella propria essenza, lineare e riconoscibile anche se pervasa da striature di luce che danno alla forma un senso di aerea leggerezza. La struttura raggiunge la sintesi, talvolta anche l’astrazione.
La disamina panoramica dei soggetti rappresentati mi porta a una considerazione di stretta attualità: come mai in un epoca di così stretto conformismo, si decide con la pittura di andare “contro” i vuoti accademismi per carpire invece la vera identità dell’essere? Tento un’interpretazione: la Mattiolo è affascinata dalle variabili della condizione umana, dalla profondità dei sentimenti inespressi che rimangono racchiusi nella gabbia epidermica quotidiana. Tramite il suo linguaggio esplora la dimensione meno conosciuta dell’inconscio, il corpo è un arcano vettore di emozioni che l’autrice fissa sulla superficie in una assorta “attesa”. La figura è il nerbo organico di questa esperienza, vista da più punti di osservazione, colta in pose plastiche o in torsioni naturali, seducente o fissata rigidamente nello spazio si protende seguendo un ritmo interno conciliando interno ed esterno, anima e pelle. La sua arte dunque tende a questo: esprime ciò che solitamente non è visibile, graffia il guscio dell’effimero, s’inoltra in una dimensione “oltre” che è in ognuno di noi ed esplora nuovi labirinti. Il segreto è svelato: dentro ogni quadro c’è qualcosa che ci appartiene, desideri, ricordi, dolci nostalgie.

BIOGRAFIA
Classe 1951, nata e cresciuta a San Martino di Lupari PD, terra di grande fermento, energia e imprenditorialità, approda alla pittura in tarda età.
Ha studiato in Italia con i maestri Silvio Iaconis, Silvio Zago e Roberto Cheula, ed a Berlino con il maestro Andreas Kramer.
Da subito predilige l’informale e l’astratto.
Lavora prevalentemente sull’effetto cromatico, le piace che sia il colore a suggerire la forma , che è sempre poco presente nei suoi lavori.
La sua pittura nasce da uno stato d’animo, racconta emozioni, ottenute dal forte contrasto dei colori e richiede che l’osservatore abbia voglia di interpretare.
Le sue opere hanno sempre un riferimento al vissuto personale, ai ricordi, alla terra natia mai dimenticata ed il Polesine, pacato e piatto, fra terra e mare.
Ha al suo attivo diverse personali e collettive, partecipa alle fiere d’Arte, ai concorsi in Italia e all’estero.
Ha ricevuto segnalazioni della giuria in concorsi nazionali e vinto il primo premio, giuria e pubblico, al concorso Città delle rose di Rovigo anno 2018,, e nel 2020 il concorso ARS E VIRTUS – MIlano
I suoi quadri si trovano in collezioni private e pubbliche.
Vive e lavora in Polesine.

CRISTINA GATTI PRESS & P.R. | Venezia


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1 Marzo 2024

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