Collettiva – Sguardi Contemporanei
Galleria d’Arte Contemporanea
“STUDIO C”
Via Giovanni Campesio, 39
29121 Piacenza
Cell: 348-8703060
E mail: studio.c.immagine@gmail.com
RASSEGNA NAZIONALE D’ARTE
SGUARDI CONTEMPORANEI
NUOVI MAESTRI DELLA FORMA E DEL COLORE
Alla Galleria d’arte Contemporanea “STUDIO C” di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 24 febbraio, alle ore 18, la Rassegna Nazionale d’Arte “Sguardi Contemporanei – Nuovi Maestri della Forma e del Colore ”. Scopo dell’iniziativa è quello di indicare al pubblico e a tutti i visitatori, ma soprattutto ai Direttori e Responsabili di Pinacoteche, Musei, Gallerie Civiche e Pubbliche Collezioni, un ristretto numero di artisti che, per la qualità della loro espressione e per il curriculum artistico fin qui manifestato, sono ormai meritevoli di essere annoverati tra i Grandi Maestri dell’Arte Contemporanea e degni pertanto di essere inseriti, con le loro opere, negli spazi ufficiali della Cultura Artistica.
Questi i nomi degli artisti selezionati e le provincie di provenienza: Giovanni Atzeni (CA), Aldo Basili (TO), Isabella D’Ortona (PC), Saverio Magno (A.P), Michelangelo Perghem Gelmi (TN), Simone Petrarca (RM), Antea Pirondini (R.E), Leonardo Savini (BO), Laura Zilocchi (R.E),
Giovanni Atzeni (CA): nato a Sant’Andrea Frius ma residente a Selargius (CA), Giovanni Atzeni è un artista di lunga esperienza e dal vasto e articolato curriculum critico-espositivo. Tra le ultime esposizioni da lui tenute mi sembra quanto mai opportuno segnalare la sua personale presso il Centro Lilliu di Barumini, luogo celebre per il famoso complesso nuragico riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità.Veramente belle e suggestive le due opere che l’artista presenta in questa rassegna. Una pittura, quella del nostro artista, percorsa sempre da un intimo sentimento, da una specie di meditazione interiore che, partendo dal dato reale, gradualmente si modifica e trasfigura elevando il tutto ad intima visione, a poesia pura, a spirituale sensazione. Così i suoi lavori, immediati e sintetici, luminosi e puliti, pur nella loro naturale e realistica descrizione, acquistano la leggerezza del pensiero, sembrano sfiorati da una delicata atmosfera metafisica e da una spinta tutta interiore capace di dare vita e movimento. Giovanni Atzeni sente in modo particolare la luce, o meglio, sente il colore in funzione della luce, come magico sentimento tonale e tutta la sua pittura non è altro che una straordinaria opera di re-interpretazione della realtà vista con occhi puliti, con l’incanto della poesia e il fiato leggero dello spirito. Espressione intensa e sentita, questa, capace di superare la semplice visione per rivestirsi di significati alti e profondi e di valori simbolici legati alla memoria e al ricordo, alle problematiche umane, sociali ed esistenziali dei nostri complicati giorni.
Aldo Basili (TO): nato a Torino, dove anche oggi vive e lavora, Aldo Basili è un artista-fotografo di rilievo internazionale. Interessante e particolarmente ricco, dunque, il suo curriculum espositivo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa. Tra queste mi sembra giusto sottolineare la sua presenza alla 57a edizione della “Biennale Internazionale d’arte di Venezia”, Padiglione Guatemala, e poi ancora, la sua partecipazione alla 58a edizione della Biennale di Architettura, sempre a Venezia. Si tratta di traguardi importanti e fondamentali perchè sono quelli che decretano l’ingresso ufficiale degli artisti nella Storia dell’Arte consacrandoli “maestri” del contemporaneo. Ed è proprio per merito di artisti come Aldo Basili e dei “grandi” che lo hanno preceduto in questo campo se la fotografia, nel corso degli ultimi decenni, ha potuto arricchirsi di un prezioso ed unico apparato concettuale in grado di porla sullo stesso livello di forme d’arte ben più storiche e consolidate, prima fra tutte la pittura. Come al solito di grande qualità le due opere che l’artista presenta in questa Rassegna piacentina: si tratta di due photo-paint ispirate al paesaggio (Passeggiata al laghetto e sotto il ponte di Rialto) che, attraverso la sua straordinaria sensibilità e competenza, riescono a trasmettere l’atmosfera degli ambienti e delle architetture, la sua preferenza per i luoghi del vivere e dell’abitare, là dove pulsa la vita e la complessità delle relazioni sociali. Opere fotografiche che sempre di più si avvicinano alla pittura, alla simulazione della materia cromatica, al tocco leggero del pennello e/o alla graffiatura della spatola.
Isabella D’Ortona (PC): Nata a Cremona, attiva per lunghi anni a Roma e attualmente residente a Piacenza, Isabella D’Ortona è un’artista dal lungo curriculum e dall’intensa attività, con mostre prestigiose tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia e di molte capitali d’Europa. Numerose anche le sue opere entrate a far parte di importanti collezioni ed Enti Istituzionali: tra queste è senza dubbio da segnalare una grande “Deposizione” collocata a Montecitorio, sede del Parlamento Italiano. Di tutto riguardo anche il suo bagaglio critico con nomi di rilevanza nazionale. Nel corso della sua lunga e intensa attività, Isabella d’Ortona ha senza dubbio sentito il fascino e l’attrazione dell’Espressionismo tedesco, di nomi come Schiele, Munch, Ensor, Nolde e poi del nostro Realismo Esistenziale, ma questa volta la sua espressione sembra essersi placata, ammorbidita, si è fatta più intima e raccolta trovando al proprio interno nuova forza ed energia, nuovi stimoli e argomenti per reagire positivamente al grave disagio della solitudine e dell’isolamento imposto dalla recente pandemia e dalla freddezza della moderna comunicazione. Ora non troviamo più la rappresentazione cruda e quasi violenta della realtà, nè le drammatiche visioni dei suoi corpi dilaniati e corrosi dalla monotonia del quotidiano, ma tutto viene rivisto e re-interpretato sotto una nuova luce ed una nuova veste: gli occhi dell’artista si soffermano sulla natura, sul cielo azzurro e profondo, sul volo libero dei gabbiani alla disperata ricerca di libertà e aria pura. Bellissime e fortemente coinvolgenti le due opere che l’artista presenta in questa mostra, un invito alla positività e alla speranza.
Saverio Magno (RA): nato a Manfredonia, vive e lavora a San Benedetto del Tronto (AP). Interessante e variegato il suo percorso artistico che, nel corso degli anni, lo ha visto protagonista di importanti mostre e Rassegne di livello internazionale. Dopo un primo periodo caratterizzato da un figurativo di derivazione classica, ha iniziato a sentire il fascino delle Avanguardie storiche e in particolare dell’Astrattismo e dello Spazialismo. Da questo momento è dunque iniziata, per il nostro artista, una nuova e avvincente fase espressiva che, gradualmente, è giunta fino a quella attuale contraddistinta da una matrice materico-concettuale capace di superare la logica della “bidimensionalità” e spingersi fino alla terza dimensione grazie all’utilizzo di colori, forme ed estroflessioni che, dilatando lo spazio, creano un avvincente dinamismo con lo sguardo e l’attenzione dell’osservatore. Teorico della “Nuova Visione Spaziale” e della “Tridimensionalità Binoculare”, continua ancora oggi, con passione e costanza, il suo percorso di studio e ricerca nel mondo straordinario dello spazio-tempo offrendo a tutti noi nuovi e importanti stimoli, nuove e avvincenti strade per capire la realtà e leggere l’opera d’arte. Artista di frontiera, dunque, perchè attivo in quella sottile e indefinita zona dove la materia si incontra con la mente e la fantasia, l’arte con la scienza, il visibile con l’invisibile, il concreto con l’astratto. E forse è proprio questo ciò che affascina e conquista nell’espressione di Saverio Magno e cioè la sua ricerca costante, il suo sforzo prolungato e continuo nel rendere tutto questo a livello estetico-artistico nella piena consapevolezza che da sempre il linguaggio simbolico e dunque arte, bellezza, filosofia, e scienza altro non sono che il nostro riparo quotidiano, l’unica strada percorribile per capire le nostre origini e trovare nuovi spunti per affrontare il futuro.
Michelangelo Perghem Gelmi (TN): nato a Insbruk nel 1911, è scomparso a Trento nel 1992 ed è stato, oltre che grande artista, ingegnere, architetto e docente universitario. Un mondo complesso, quello di Michelangelo Perghem Gelmi, un vero e proprio universo dove la realtà può sconfinare nel sogno, la verità nella finzione, l’intuito nel pensiero razionale, la ragione nella leggerezza del volo poetico. Volendo inquadrare la sua complessa e interessante produzione, potremmo senza dubbio definirla “surrealista” oppure “fantastica” in quanto l’artista, volutamente, si serve dell’ironia e dell’assurdo per portare l’osservatore a riflettere su di un argomento o tematica specifica sia essa di carattere sociale, esistenziale o semplicemente di costume. Così i suoi soggetti, siano essi animati o inanimati, si muovono in originali architetture, in fantascientifici e apocalittici scenari, in spazi bloccati e sospesi, al di fuori del tempo e dello spazio. Spesso, nelle sue oniriche costruzioni, troviamo piante esotiche che spuntano da rocce forate assumendo sagome zoomorfe, enormi globi oculari, fissi, immobili e ipnotici che emergono da intricati fogliami e da strane creature vegetali per scrutare il mondo circostante, sculture e forme anatomiche: evidente il ricordo di Perghem per Henry Moore, dalle cui cavità si arriva all’infinito e poi maschere, armature, elmi, manichini e altro ancora. E’ importante, inoltre, ricordare il Fondo “Michelangelo Perghem Gelmi” presso il MART (museo di arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto) costituitosi nel 1995 grazie ad una vasta e articolata donazione di progetti architettonici ed urbanistici avvenuta per volontà dei figli e, ancora, il significativo numero di opere pittoriche conservato presso il Museo Diocesano di Trento e la Fondazione Museo Storico del Trentino.
Simone Petrarca(RM): nato ad Angera (VA), vive e lavora a Roma. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico “Felice Casorati” di Novara si trasferisce a Roma frequentando la Facoltà di Architettura “La Sapienza”: tutto questo senza mai dimenticare la pittura, sua grande innata passione. Affascinato dalla “grande pittura” e in modo particolare dal nostro Rinascimento, possiamo veramente affermare che Simone Petrarca disegna e dipinge da una vita, fin da quando era bambino ricercando sempre novità e perfezione all’interno di quel variegato e complesso mondo definito, in modo molto sommario, “Pittura figurativa”. Ah, la pittura figurativa! Un tipo di espressione oggi alquanto dimenticato, o per lo meno non più alla “moda” forse perché praticato solo da pochi eletti o perché incredibilmente sostituito dall’Informale e dalle ultime tendenze del novecento siano esse di derivazione europea o d’oltreoceano. Eppure il “figurativo” e la capacità grafica (disegno) sono e restano la base dell’arte, il cuore e la sostanza di ogni espressione. Allora ancora più autentica e preziosa ci appare l’opera e la produzione di Simone Petrarca. Autentica perché controcorrente e quindi coraggiosa, moderna e rivoluzionaria. Preziosa perché tutta concentrata sul “segno” e la “forma”, sulla rappresentazione, quasi iperrealistica, di cose, oggetti e persone senza però tralasciare la sua libera interpretazione, il suo intimo sentire, la sua straordinaria capacità di entrare dentro le sfumature del reale e dell’animo umano. Belle e coinvolgenti le due opere che l’artista propone in questa rassegna piacentina: sono lavori ispirati alla tematica ambientale che propongono serie e approfondite riflessioni sullo stato di sofferenza del nostro pianeta e sull’uso indiscriminato della plastica.
Antea Pirondini (R.E): ritorna allo “Studio C” Antea Pirondini, artista già molto conosciuta e apprezzata anche dal pubblico piacentino per le sue precedenti apparizioni in altrettanti importanti eventi. Di origini emiliane (vive e lavora a Luzzara), Antea Pirondini vanta un curriculum intensissimo fatto di mostre prestigiose tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Tra gli ultimi e più significativi riconoscimenti l’esposizione di una sua opera, per la durata di un intero mese, al MOMA (Museum of Modern Art) di New York nella sala dedicata al pittore italiano Nicola Palizzi. Da sottolineare, inoltre, la sua lunga e consolidata esperienza fatta di studio e ricerca all’interno della forma e del colore, del segno e del gesto pittorico. Studio e ricerca che, gradualmente, l’hanno portata a risultati inaspettati e sorprendenti, ad un’espressione fortemente connotata e personale, agganciata sì al grande filone dell’Espressionismo Europeo, ma con soluzioni e interpretazioni originali, con un’esecuzione libera ed autonoma che, quasi sempre, sfocia in puro e delicato lirismo. In quest’occasione, l’artista presenta due opere dedicate alla “figura umana” e sono opere intense e suggestive, percorse dal segno e dal colore, dal gesto deciso e sicuro. Pittura tumultuosa, quella di Antea Pirondini, forte e potente, introspettiva e psicologica, tutta proiettata sull’ascolto delle proprie emozioni e delle proprie sensazioni. Prendono vita in questo modo le sue coinvolgenti atmosfere che, attraverso una gradualità di toni e semitoni, di tinte calde e fredde, di chiari e scuri sono capaci di catturare lo sguardo dell’osservatore per immergerlo in dimensioni magiche e quasi irreali, fatte di ascolto e contemplazione.
Leonardo Savini (BO): artista che vive e lavora a Bazzano di Valsamoggia, in provincia di Bologna, ha seguito un percorso formativo del tutto autonomo e personale, non accademico, ma libero ed istintivo, fatto di visite a musei, gallerie e pinacoteche. Biker Dakariano (ha partecipato a ben tre Parigi-Dakar) innamorato del deserto, della natura e dei grandi spazi, è riuscito a portare, anche nella sua espressione pittorica, quel profondo e sentito desiderio di vita e libertà che è parte integrante della sua esistenza. Intense e suggestive le due opere presentate in questa rassegna piacentina. Sono due tondi di grandi dimensioni ispirati al mare e alla sua infinita bellezza oggi fortemente compromessa dall’inquinamento ambientale e ancora una volta, in queste opere, appare evidente tutta la maestria di Leonardo Savini nel saper interpretare e tradurre le magiche voci del colore. Il nostra artista, infatti, ha un rapporto straordinario e davvero speciale con il colore, lo sente come parte di sé, lo plasma, lo scalda, lo mischia e quindi lo lascia liberamente fluire sul supporto. Poi ne segue il percorso, le traiettorie, lo controlla e lo dirige fino al raggiungimento dell’obiettivo stabilito. Quasi sempre, nei suoi lavori, compare la forma circolare, forma non casuale ma fortemente legata al rapporto ancestrale e primigenio dell’uomo con la natura. A livello simbolico, infatti, il cerchio rappresenta la perfezione, l’omogeneità ed è espressione di continuità ed armonia. Inoltre la forma circolare è quella che meglio si presta a simboleggiare la ciclicità del tempo e della vita, del loro inarrestabile divenire.
Laura Zilocchi (R.E): Nata a Guastalla e residente a Brescello, Laura Zilocchi è personaggio di vasta cultura e dai molti e diversificati interessi. Oltre che artista, infatti, è anche scrittrice e coltiva in modo particolare la passione per la storia, l’archeologia e la storia della gastronomia. Interessante, complesso e diversificato anche il suo percorso critico-espositivo che, nel corso degli anni, si è arricchito di importanti mostre (personali e collettive) tenute in tutta Italia e in molte capitali Europee. Di grande interesse le opere che l’artista presenta in questa Rassegna. Pittura fatta di creatività e fantasia, di luce e colori sulla quale inserisce i suoi segni, le sue traiettorie, le sue scritture. Pittura segnica, quella della nostra artista, ma arricchita da felici intuizioni spaziali, da un innato e prorompente gusto cromatico che, sovente, lascia intravedere un certo divertissement esecutivo, quasi una forma di liberazione interiore quando la sua sintesi grafica riesce a farsi talmente immediata e istintiva da rasentare, come nelle due opere presentate in questa rassegna, la dimensione dell’Informale, dove tutto diventa luce e colore, fantasia ed emozione. Ci sono poi momenti, nella sua produzione, dove l’aspetto segnico appare in modo ancor più chiaro ed evidente ed è quando l’artista, dai fogli bianchi ed immacolati, riesce a far emergere, nitidi e puliti, un’infinità di simboli arcaici, di segni e grafemi. Nelle sue mani, queste lettere e questi simboli acquistano nuova e sorprendente dignità, diventano moderne e attuali fino ad elevarsi ad arte contemporanea. Così, come per magia, la storia si fonde con l’arte in un abbraccio simbolico al di fuori di ogni confine spazio-temporale.
La rassegna che sarà presentata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 7 marzo.
ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura
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