SOLO PER I MIEI OCCHI – Emilio Morandi
Spazio Thetis presenta “Solo per i miei occhi”, la nuova mostra di Emilio Morandi allestita nella Tesa 106, all’Arsenale Novissimo.
L’esposizione, che rimarrà visibile al pubblico fino al 19 febbraio, è un focus di Morandi incentrato su una sua personale lettura del grande scrittore Franz Kafka.
L’attenzione di Emilio Morandi rivolta ad un personaggio come Kafka è il risultato di un sentirsi per molti aspetti simile per comunanza di vissuto, che si traduce poi concretamente e visivamente nella realizzazione di questa mostra.
Le opere di Emilio Morandi si ispirano agli aspetti più contraddittori dello scrittore, che è passato alla storia per la trattazione di temi riguardanti l’alienazione e i conflitti, la complessità della mente e la metamorfosi, pur essendo nella vita più intima, un animo tranquillo e dotato particolare senso dell’umorismo.
I lavori esposti sono costituiti da lenzuoli dipinti in cui compaiono scritte e frasi, a tratti leggibili o meno, interrotte da linee e segni grafici che ne scandiscono la lettura e conducono l’occhio di chi guarda in una danza compartecipata all’interno della forza comunicativa delle frasi di Kafka. Emilio Morandi rielabora e rinforza il potere comunicativo della scrittura del grande autore del XX secolo attraverso segno e colore, in una serie di opere che raccontano temi eterni e sempre attuali.
Con questa mostra Morandi fa un affondo nella sua personale poetica, fondendo Arte e Vita in un flusso continuo di suoni, oggetti, azioni, umano e materia.
Artista contemporaneo di calibro internazionale, performer, sperimentatore di varie espressioni come pittura, installazione, video arte, Emilio Morandi vanta una carriera sessantennale in cui ha attraversato l’arte Fluxus, la Mail Art, il Neoismo, la Visual Poetry, per poi partecipare alla Biennale di Venezia, collaborare con il VEC di Maastricht, ideare numerosi festival e partecipare ad esposizioni in ogni continente, riuscendo a creare reti di collegamento con altri territori sparsi per il mondo. Grazie alla sperimentazione con la mail art infatti, utilizzando immagini, cartoline, frasi poetiche, gesti performativi, collage postali, messaggi espliciti e in codice, intrecci di messaggi, Morandi è tra i pochi artisti che ha saputo relazionarsi con gli altri e costruire reti relazionali.
Ha scambiato corrispondenza con Ray Johnson, ha ospitato a casa sua Shimamoto, ha lavorato per la baronessa Lucrezia De Domizio Durini mecenate di Beuys, ha conosciuto Yōko Ono, Christo e Jeanne-Claude, Istvan Kantor (fondatore del movimento Neoista).
Morandi, sulla scia dei Dadaisti, di Duchamp, di Beuys e di tanti altri, ha organizzato incontri fondamentali come la serie Perfomedia, presentata dalla Biennale di Venezia fino al Ponte Nossa, paese in cui ha sede la sua ricca collezione di opere e numerosi archivi, uno spazio di sperimentazione internazionale e intergenerazionale e una galleria con opere di Shimamoto, Yōko Ono, Christo.
In generale nella sua ricca produzione di opere si vedono utilizzati i materiali del quotidiano: pane, pezzi di carne, magliette, legno, garze, stoffe, sangue, farina, tubi di metallo, cimbali, tamburi, tubi di colore, sassi, martelli, chiodi.
Fondante è anche il processo della performance che Morandi attribuisce all’artista in una versione quasi sciamanica. Egli, infatti, diventa colui che si estrania dal quotidiano, esplora e scardina i temi del mondo civilizzato moderno: la violenza del mondo burocratico, ossessivo e capitalista. L’artista è colui che, con la sua innocenza, ci invita in un mondo al contrario, dove non esistono confini, lingue o costrizioni.
Morandi fa poi nei suoi lavori una dura critica al tema dell’alienazione del lavoro, a ricordo di un fatto storico della sua famiglia e del danno irrimediabile che le industrie possono arrecare ad intere vite di persone e paesi.
Ci sono fra gli altri temi indagati: il paradosso della comunicazione ipertecnologica, accusata da Morandi di bombardare gli uomini moderni di continue informazioni che non lasciano spazio al pensiero; la pietas verso il mondo animale ed infine, il grande tema della metamorfosi che Morandi traduce in quel primordiale istinto dell’uomo di uscire dalla costrizione, di fuggire da quella rete di burocrazie relazionali e imposte dalla società per trasformarsi liberamente in altro.