Scripta lucis – Rosemarie Sansonetti
SCRIPTA LUCIS
Nella luce i tempi della materia e della memoria
Di Carmelo Cipriani
“L’arte – ha scritto Paul Klee – non rappresenta il visibile ma l’invisibile che si annida nell’essere e nell’esistere”. Adottando questo assunto a principio di poetica Rosemarie Sansonetti conduce da un trentennio la sua peculiare ricerca, creando strutture di luce dal fascino arcano, archetipi di passaggio tra il tempo passato e quello futuro. Artista raffinata e sensibile, rinuncia alla narrazione del contingente per farsi portavoce di una condizione esistenziale condivisa, non legata al racconto del momentaneo o del particolare ma all’enunciazione di un messaggio di portata universale. Una ricerca la sua incentrata su tematiche correlate all’identità e alla memoria e orientata in direzione di un lirismo magico condotto attraverso forme simboliche, luoghi dell’inconscio, affioramenti psichici, tra fisicità dei materiali ed evanescenza del ricordo. Dalle sue opere promana sempre un’aura che attrae e distanzia al tempo stesso, facendole apparire testimonianze di un altrove lontano, distante eppure familiare, inquietante ma anche attraente. Lavori che evocano più che raccontare, raccolti ora, seppur in forma numericamente contenuta, nella mostra Scripta lucis, quasi un’installazione unica entro cui riflettere sui tempi della memoria e della materia. Elevate in forma totemica o adagiate sul pavimento, le sue sculture abitano lo spazio come presenze granitiche e insieme dinamiche, trasformando la galleria in una scacchiera tra astrazione e fisicità.
Attraverso l’affiorare di parvenze spettrali (Indizi) o siderali (Reliquie astrali), l’artista racchiude in teche luminose entità impalpabili e fluide sottratte allo scorrere del tempo, quasi raggelate in una dimensione di eterna sospensione. Piccoli frammenti di vita assunti a simulacri di un’umanità che tende a sbiadire, fino a perdersi nei meandri del tempo, salvo poi riapparire privata di essenza e cronologia. Forme incongrue che si trovano a vivere in un mondo forzato ed enigmatico; visioni ben oltre l’esperienza sensoriale, “in cui lo spettatore ritrova la dimensione dell’isolamento e può sentire il silenzio del mondo” avrebbe detto Magritte.
Le opere di Rosemarie Sansonetti vivono nel ricordo e trascendono il fenomenico nella meditazione, rammentandoci che “l’arte sfida il mondo eccedendolo, lo risolve superandolo, inglobandolo, esorcizzandolo, deterrendone il simbolico” (Jean Boudrillard). La mostra coinvolge il fruitore in modo totalizzante, lo avvolge per intero accompagnandolo in un poema oggettuale in disfacimento, in un viaggio tra le intuizioni, le memorie segrete, i processi metamentali di una storia senza racconto, di un’umanità senza corpo.