Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Picasso Post Punk

Lo diceva Brian Eno, chiunque nella vita abbia ascoltato i Velvet Underground ha avuto la tentazione di formare una rock band. Allo stesso modo, chiunque si sia cimentato con la pittura almeno una volta si è sentito Picasso. Niente da fare, il genio di Malaga ha rivoltato la pittura come un calzino e nella sua lunga carriera ha posto le basi per influenzare le generazioni successive in un processo ben lungi dall’interrompersi, anche se sono passati oltre quarant’anni dalla sua morte.
Dopo aver attraversato le avanguardie europee, Picasso è “sbarcato” in America, influenzandone la produzione artistica almeno quanto Marcel Duchamp, dalle visioni surreali della stagione iniziale di Gorky, De Kooning e Rothko, fino al “primo pittore autenticamente americano”, Jackson Pollock: in attesa di scoprire il Dripping che lo rese famoso, il talento maledetto così amato da Peggy Guggenheim rielabora segni e grafie intrise di picassismo.
Finisce lì? Niente affatto. Picasso si respira a lungo nella Street Art, in una versione alternativa e graffiante che ne esalta la più assoluta libertà creativa. Persino il regista-fotografo Larry Clark si interroga sulla contemporaneità di quest’opera così universale, intitolando una sua celebre mostra del 2003 (e un libro introvabile) Punk Picasso. Al tempo così scriveva Roberta Smith sul New York Times: “The show’s title aligns his efforts with the 20th-century paradigm of histrionic autobiographical aesthetics. Dream on”.
La suggestione attuale parte da qui. Siamo tutti Picasso? La risposta la offrono due artisti proposti da Antonio Colombo Arte Contemporanea. Il primo, Zio Ziegler è (si fa per dire) una vecchia conoscenza, l’altro, Daniel Gibson, una stagionale new entry.

Nato nel 1988 in California, Zio Ziegler, dopo la prima esposizione a Milano nel 2014 ha visto crescere esponenzialmente la sua carriera diventando un punto di riferimento nella cultura alternativa americana. La sua nuova produzione vira ulteriormente verso una pittura sempre più colta e consapevole dei propri mezzi, in cui le matrici sorpassano l’ambito della citazione per divenire vero e proprio stile, linguaggio. Dipinti come Back from the Grand Utah II, If you stand on your hands have

you lifted the earth I fanno esplodere la lezione picassiana, filtrata ovviamente dal linguaggio pollockiano, in un mondo surreale di colori e segni, mentre la serie Red Ground ne rende visibile un’ulteriore trasformazione verso la cultura urbana. Tutti questi lavori sono inediti e prodotti nel 2017.
Daniel Gibson è nato nel 1977 a Yuma in Arizona ma ha una storia artistica anch’egli prevalentemente californiana. Espone per la prima volta in Italia tele e carte che esaltano l’originalità del segno grafico, in gran parte in bianco e nero, quasi a prendere spunto dal Picasso di Guernica, ad esempio in Bull Fight, nell’ironico Her Studio Shot e nell’erotico Mina and Mao Mao. Un lavoro originale e intrigante, ancora da scoprire, che ribadisce una volta di più la necessità di un’origine colta per chi ha ancora voglia di cimentarsi oggi nella pittura. Per chi ci crede.

Ecco perché Picasso Post Punk. Contro ogni forma di accademismo, d’accordo. Ma la rivoluzione si fa studiando non improvvisando, lo spiegavano sia Marx che Gramsci, c’è da fidarsi.

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