Monica Anselmi Luigi Bianchini – Interazione
Una sola mostra per due personaggi, diversi nella personalità e nelle tematiche di fondo, ma saldamente uniti dalla visione generale dell’arte intesa come viaggio interiore, strada unica e sorprendente per comunicare messaggi, tensioni ed emozioni, come studio e ricerca continua dentro i linguaggi, variegati e complessi, del nostro tempo e, ancora, arte come immagine ed icona della contemporaneità, di un “presente” che da una parte appare misterioso e di difficile lettura e dall’altra affascinante per le straordinarie conquiste tecnologiche che hanno letteralmente rivoluzionato la comunicazione, i comportamenti, il modo stesso di intendere e concepire l’arte e la vita.
Una ricerca, quella dei due artisti lombardi, iniziata parecchi anni fa e giunta ora ad una sorprendente maturazione riconosciuta dalla critica ufficiale, dalle Accademie e dalle Università e che si è concretizzata con gli inviti ufficiali di importanti Enti ed Istituzioni come la Triennale di Roma e la Biennale Internazionale d’arte di Venezia.
Monica Anselmi: diploma di pittura presso l’Accademia di Belle Arti del Brera; corsi di specializzazione in Calcografia e Litografia presso il Centro Internazionale della Grafica di Venezia.
Padrona assoluta del mestiere (cosa assai rara di questi tempi), Monica Anselmi pratica un’espressione fortemente attuale e contemporanea dove le varie tecniche (pittura, serigrafia, monotipia, installazione ecc) vivono in una positiva e costruttiva commistione e/o contaminazione unendosi tutte insieme al servizio dell’arte e del pensiero. Un’arte, quella della nostra artista, che proviene dal “figurativo”, e dalla “grande Arte” del passato, un figurativo intensamente vissuto e praticato, ma che poi si è gradualmente evoluto e modificato fino a giungere ad una apparente dissoluzione. E dico apparente perchè anche quando l’espressione di Monica Anselmi sembra farsi più libera e sciolta cercando di uscire dai labirinti della forma, anche quando le sue opere si fanno più segniche e grafiche tracciando reticoli, percorsi e traiettorie, è quasi sempre possibile ritrovare e percepire elementi concreti, facenti cioè parte della realtà, del vivere quotidiano.
Senza dubbio, dopo la grande lezione figurativa, Monica ha sentito il fascino delle Avanguardie Storiche e degli ultimi Movimenti artistici e culturali del nostro secolo riuscendo, con spontaneità e naturalezza, ad innestarli sulla propria espressione e la propria esperienza. Così facendo le sue opere da una parte hanno conservato la forza e la potenza della nostra grande tradizione e dall’altra hanno acquisito libertà ed immediatezza, freschezza d’invenzione e scatto gestuale. Pittura ricca e inquieta, percorsa sempre dal tumulto interiore e dal fremito dell’emozione che oggi si è arricchita anche di elementi “Pop”, richiami all’”Arte Povera” e al “Graffitismo” metropolitano offrendo allo spettatore una visione di assoluta originalità.
Luigi Bianchini
Giunge all’attuale espressione dopo un articolato percorso all’interno del “figurativo”, dopo aver trattato e sviluppato tecniche e soggetti legati alla “grande Arte” del passato (Michelangelo, Guercino, Parmigianino ecc.) senza trascurare quella greca e romana: uno scavo continuo e incessante dentro l’immagine e la figura, la rappresentazione estetica dei soggetti e la loro percezione. Eppure anche in queste opere, che hanno indiscutibilmente sancito un intenso periodo di studio e ricerca, erano già presenti i segni di una naturale modernità, gli spiragli di nuovi linguaggi e un “sentire” più libero e autonomo allorchè l’artista scontornava a piacere i soggetti, muoveva con libertà i fondi sanguigni e terrosi e si abbandonava, con buon gusto estetico, al fascino del “non finito”. Forse già da allora, in Luigi Bianchini, iniziava a maturare l’idea dello strappo dal gusto storico e accademico per spingersi con sempre maggiore decisione verso le Avanguardie e quei Movimenti (Espressionismo lirico, Informale ecc.) che poi, nel corso dei decenni, muteranno profondamente il cammino dell’arte. Così, dopo la fase del “segno” e del “disegno”, dopo la ricerca della “forma” e dei “volumi”, ecco che il nostro artista rompe con il passato e intraprende un’altra strada, un altro e diverso percorso. Nascono così le sue steli protese verso l’alto, i suoi totem, le pittosculture e i moduli geometrici che racchiudono al loro interno la “reale illusione del vero” fino a giungere all’attuale espressione dove, le varie tecniche adottate dall’autore (pittura, fotografia, installazione, digitale e stampa) si fanno, in modo chiaro ed evidente, specchio del contemporaneo, memoria del presente, introspezione ed analisi di stati d’animo, emozioni e sentimenti. Pittura tutta proiettata verso lo scavo profondo delle intime pulsioni e alla ricerca dell’”io più profondo”, in una dinamica che gradualmente scopre e svela ciò che è nascosto e latente.