Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Marco e Remo Faggi – Dialogo tracontemporaneo e tradizione

Galleria d’Arte Contemporanea
“STUDIO C”
via Giovanni Campesio, 39
29121 Piacenza
Cell: 348-8703060
E mail: studio.c.immagine@gmail.com

MOSTRE PERSONALI di MARCO E REMO FAGGI

DIALOGO TRA CONTEMPORANEO E TRADIZIONE

14 – 26 OTTOBRE 2023

Alla Galleria d’Arte Contemporanea “STUDIO C” di Piacenza, in via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 14 ottobre, alle ore 18, la mostra dal titolo “Dialogo tra Contemporaneo e Tradizione” dedicata a Marco e Remo Faggi (Figlio e padre) .
MARCO FAGGI: figlio di Remo Faggi, vive e lavora a Santa Cristina e Bissone (PV). Ha frequentato prima il Liceo Artistico Raffaello Sanzio di Pavia e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera dove si è diplomato in scenografia e percezioni visive. Dopo un periodo rivolto all’insegnamento si è dedicato interamente alla pittura costruendosi un curriculum critico-espositivo di tutto riguardo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa, esponendo in varie rassegne di livello internazionale e facendo parte di gruppi e movimenti dalla forte connotazione artstico-culturale. Prima Espressionista e vicino alla Transavanguardia di Achille Bonito Oliva, è poi approdato all’attuale espressione fatta prevalentemente di forme, segni e colori con tematiche legate alla primordialità, al mistero del cosmo e alla nascita dell’universo.
Così la figurazione degli anni settanta e ottanta è stata gradualmente sostituita da una ricerca estetica più serrata e problematica che vuole essere non solo ponderata riflessione sul caos primordiale, ma anche e soprattutto sforzo creativo e fantastico per dirigerlo e governarlo. Pittura, dunque, che si fa magma, materia, elemento nucleare ed energetico che muove e prende vita dal tempo e dallo spazio, ma che si amplia poi alle più urgenti e sentite problematiche sociali dei nostri giorni: l’alienazione, il disastro ecologico, la solitudine, la comunicazione, l’omologazione del pensiero ecc. Affascinato dall’arte e dai suoi linguaggi, ha sempre proceduto, e ancora procede, con metodo e rigore quasi scientifici concentrandosi, di mano in mano, su argomenti e tematiche specifiche che analizza con profonda attenzione e spirito indagatore. Prende vita, in questo modo, un’espressione intensa e personale, un mondo complesso e variegato dove il colore si unisce a cose, oggetti e materiali facendosi forma e percorso, pensiero e fantasia, calando tutto quanto in atmosfere raffinate, delicate e sospese, al di fuori del tempo e dello spazio.
Complesso e affascinante il suo linguaggio espressivo che, partito dal “figurativo”, è oggi pervenuto ad una sintesi estrema dell’immagine e quindi molto vicino all’ “informale” dove tutto è forma, colore, luce e materia. Un’espressione, quella del nostro artista, che, pur partendo dal reale, destruttura e ricostruisce, cancella e sostituisce, attingendo dal ricordo e dalla memoria, caricando il vissuto di sensazioni ed emozioni. Così il reale che Marco Faggi propone a chi osserva i suoi quadri non è solo quello descritto e rappresentato, ma anche, e soprattutto, quello indagato, evocato, capovolto. In ogni opera di questo nostro artista si rivela sempre, con grande spontaneità e naturalezza, il rapporto tra l’esterno e l’interno, tra il dentro e il fuori, tra l’essere e l’apparire. Ma soprattutto, a ben guardare, esse rimandano la nostra attenzione e il nostro pensiero a quel vuoto persistente e misterioso che la velocità e la frenesia dei nostri giorni non riescono più a colmare.
Pittura forte e potente, fatta di cuore, sentimento e ragione che ultimamente si è fatta ancora più intima e psicologica, più rivolta al sociale e all’interiorità. Ora più che mai le sue opere si sono fatte messaggio urgente e pressante per uscire dalla generale omologazione, dalla superficialità dell’odierna comunicazione e dalle mode dilaganti che propongono modelli e stili di vita. Con le sue opere Marco Faggi ci invita dunque a ritrovare in pieno la nostra autonomia e personalità, la nostra vera ed autentica libertà per esprimere fino in fondo il nostro pensiero e le nostre riflessioni.
In questa mostra piacentina l’artista presenta diverse opere, alcune anche di grandi dimensioni, che rendono appieno tutta quanta la sua forza espressiva, la particolare sensibilità cromatica e il gusto compositivo elegante e raffinato: elementi, questi, che riescono a trasformare tutto ciò che è vero e reale, concreto e tangibile in emozione pura, in contemplazione ed estasi poetica.
C’è ancora, in questo nostro artista, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla grande e storica tradizione dell’Astratto e dell’Informale, riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche, per la personalissima interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica. Leggero e raffinato anche il suo segno che traccia percorsi, traiettorie e variazioni strutturali dell’immagine e dinamizza lo spazio seguendo opposte e contrastanti tensioni.
REMO FAGGI (Corteolona 1923 – Santa Cristina e Bissone 2021) è ormai un artista di rilievo nazionale e un nome storico del territorio pavese. Pittore, acquarellista, grafico e affreschista vanta un curriculum variegato e prestigioso e molte sue opere sono oggi conservate presso musei, pubbliche istituzioni, chiese e pinacoteche. E mentre scrivo mi sovviene il ricordo di un nostro incontro avvenuto nel suo studio tanti e tanti anni fa. Nella mia mente, allora, come per magia, scorrono le immagini dei suoi paesaggi: paesaggi lombardi, soprattutto, fatti di acque e campi, di rogge e pioppi e poi la luce morbida e calda, avvolgente, quasi, nel descrivere brume, nebbie leggere, atmosfere delicate e sospese. Ricordo anche, e come potrei dimenticarle, le sue splendide figure poggiate su alcuni cavalletti: figure intense e ben costruite, ma libere e spontanee nell’esecuzione perchè realizzate quasi di getto, seguendo l’istinto e l’emozione del momento e capaci di unire, in modo magistrale, le forme anatomiche con la psicologia. E poi ricordo, ancora, la sua materia pittorica, morbida e vellutata, materica e preziosa. Pittura classica, allora? Forse. Ma pittura vera, sapiente e senza tempo. Dunque sempre nuova e sempre moderna.
Sono ritornato in questi giorni, a due anni dalla sua scomparsa, nella sua abitazione di Santa Cristina dove il figlio Marco conserva buona parte delle sue opere e con grande impegno e costanza si adopera per rinnovarne la memoria e il prestigio. Tra le tante iniziative da lui messe in campo, anche la creazione della Fondazione “Remo Faggi” e poi mostre personali in spazi pubblici e privati, rassegne di livello internazionale e contatti continui con musei e pinacoteche. Perché Remo Faggi è veramente un artista di grande rilievo, degno di una rivalutazione e considerazione nazionale.
Una vita non facile, la sua, attraversata da mille difficoltà ed asprezze, ma affrontata sempre con grande serenità e saggezza. Nel 1943 viene catturato dai Nazisti e deportato in Germania dove resterà per due anni: saranno anni durissimi e solo con l’aiuto dell’arte riuscirà a vincere e superare l’orrore del Lager. Poi, finalmente, iniziano i primi successi e nel 1946, nel Palazzo Reale di Milano, partecipa alla Prima Collettiva Nazionale del Dopoguerra con i nomi più famosi del momento: De Chirico, Carrà, Campigli, Fontana, Guttuso, Tosi, Cassinari, Migneco ecc.ecc. Nel 1949 è presente pure al “Premio Nazionale d’Arte Cremona” e da quel momento iniziano dunque, per il nostro artista, i numerosi incarichi e le svariate committenze che gli daranno notorietà e soddisfazione. Espressione intensa e sentita, questa del nostro artista, vissuta sulla propria pelle e verificata giorno per giorno. Perché l’arte non è soltanto ispirazione del momento, ma è soprattutto vita, condizione esistenziale, aria pura e vitale da respirare in ogni istante. Remo Faggi insomma, nel lungo percorso della sua esistenza è sempre stato un artista libero e coerente, fedele al suo modo di intendere e concepire la comunicazione artistica, senza preoccuparsi di essere piacevole a tutti i costi o di seguire le mode di un mercato che, già a quei tempi, era succube dei primi grandi cambiamenti storici. Ogni suo dipinto, pertanto, è una porzione di vita vera, vissuta e ricreata mediante una raffinata e straordinaria sensibilità artistica. Così sulle luminose pareti della galleria sfilano le sue opere e sono figure, paesaggi, ritratti, nature morte e libere composizioni. Sono opere che portano dentro i segni del tempo, i mutamenti della forma, le sospensioni e le ripartenze, ma anche, e soprattutto, la sua grande professionalità unita sempre ad un profondo sentimento, ad una lirica e sentita emozione.
Remo Faggi, dopo una lunga e intensa attività artistica, è deceduto il 27 giugno del 1921 e questa mostra, fortemente voluta dal figlio Marco, anch’egli pittore, aggiunge un ulteriore tassello al processo della sua valorizzazione.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 26 ottobre.

ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30.
Lunedì, giorno di chiusura

lucianocarini


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