Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Just st|Art volume II

Dopo l’esibizione detta “volume I” tenuta presso gli spazi dello studio Corbetta di Como a Luglio 2023, a partire dal 16 di settembre si terrà la seconda parte della esposizione di opere, il volume II appunto, di Just st|art; progetto nato da un’idea di Fabrizio Bellanca (artista visuale) e Francesco Corbetta (fotografo) che presenta gli artisti del circuito Open Artelier in collaborazione con Slow Lake Como, Slow Moon e Ente Parco Regionale Spina Verde, presso le sale del castel Baradello e all’interno del nutrito programma di iniziative 2023 del Baradello Art Lab.
L’esibizione, di particolare interesse, presenta le opere di artisti contemporanei italiani: Bettina Musatti, Simona Muzzeddu, Stefano Fioresi e degli stessi Corbetta e Bellanca, aprendosi in una visione internazionale con tre artisti americani di Boston, Atlanta e Miami: Nicolas Berdisheff, Julio Figueroa-Beltrán e Tara Sellios. La mostra crea un legame tra il castello e la città, una galerie ephemere che rimanda al leggendario passaggio segreto del Barbarossa che univa il castello alla città – molto dibattuto dagli storici ma mai ritrovato. Proprio su questi spazi immaginifici e virtuali si fonda il senso della mostra.
Se le illustrazioni diventano rappresentazione impressiva o espressiva della realtà anche gli spazi diventano, grazie alle moderne tecnologie – tanto reali quanto concettuali. Durante il lockdown, con l’impossibilità di incontro fisica muove i primi passi il circuito di Open Artelier che vuole sopperire, in una situazione emergenziale quale quella della pandemia C-19, alla possibilità di fare muovere e promuovere gli artisti.
Oggi ci si pone davanti a un interrogativo, seppure lecito, sugli spazi dell’arte (come riportato da Culture Digitali) dove tra tutti i settori coinvolti nell’impatto della modernità, arte e cultura sono i casi maggiormente rappresentativi nel loro complesso di evoluzione e adattamento. Evoluzione che, se vogliamo, possiamo fare partire dalla svolta epocale delle quadrerie di Giovio fino ad arrivare, in tempi moderni, alla stretta correlazione ed alle opportunità date dalla rete che vede, oltretutto, la nascita di figure peculiari quali art influencer e il fenomeno dell’art sharing. Seppure constatiamo che in Italia ci sia molta resistenza al cambiamento rispetto a realtà museali internazionali. Certamente un connubio tra le tecnologie e il social network, può trovare unita alle esposizioni più concrete, la chiave di successo di un prossimo futuro.
Assistiamo, come scrive Leonardi Tizi dell’AIPAA, allo spostamento degli spazi dell’arte da una funzione espositivo-informativa a una costruttivo-espressiva, all’interno della quale si raccontano storie e si costruiscono significati. In sostanza, un cambiamento da istituzioni centrate sull’oggetto a istituzioni centrate sul visitatore – questa è stata una delle ispirazioni del progetto, sia quello del Baradello Art Lab che l’idea di dividere in due l’esibizione di Just st|art.
La combinazione di una mostra reale di artisti di Open Artelier e la creazione di un network o per propria definizione “comunità virtuale”, entra nel campo della prossemica; rappresentando sia un insieme di persone interessate che al loro approccio comune alla vita di relazione; in questo modo l’esperienza diviene sia di corpo oltre che di sguardo.
La considerazione dello spazio, oltre che quella del tempo la possiamo trovare tanto nelle immagini di Bettina Musatti, tanto nelle opere di Berdisheff o nelle realizzazioni di urban landscape di Bellanca. Mentre le letture della realtà diventano espressive, ovvero la visione dell’artista, nelle fotografie, in sottrattiva, di Corbetta o nelle opere poliedriche della Muzzeddu, fino ad arrivare alle costruzioni iconiche di Fioresi e a quelle più surreali di Beltran; chiudiamo il cerchio sulla pura astrazione estetica della Sellios, nelle sue curatissime immagini che proiettano lo spettatore al di fuori del tempo e dello spazio.
Ogni artista (separatamente) affronta il proprio percorso di interpretazione della realtà; questa di Open Artelier è una prima delle selezioni che verranno proposte anche in inizio della successiva stagione, la terza in ordine di tempo, del Baradello Art Lab.
I protagonisti:

Nicholas Berdysheff (USA): nelle sue opere esplora la figura femminile, in un ambiente metropolitano quasi da sogno, surreale, la figura stessa si trasforma per diventare in parte un movimento, il tema suggerito sembra quasi essere l’aria; che vediamo disegnare e creare le forme di questi corpi, a volte bloccati nel momento, figure volanti ed eteree. Immagini rigorosamente in bianco e nero, quasi a volere che l’occhio dello spettatore si concentri maggiormente sul soggetto.

Francesco Corbetta (IT): la lettura di Francesca Tripoli su questa serie #guardomanonvedo è quella di un uomo contemporaneo che viene messo di fronte (e subisce) una smisurata quantità di segnali e stimoli visuali (basti pensare ai social) e vive dentro una iconosfera, soggetti a un continuo bombardamento mediatico. Ne consegue una necessità emergenziale di selezione; di questo ne è ben consapevole l’artista, che mette un muro bianco che nulla ci fa vedere ma che ha, paradossalmente lo scopo di aprirci gli occhi. Questo spazio bianco lascia posto per essere colmato con il nostro immaginario, le nostre emozioni e i nostri pensieri. Uno spazio per far vedere e non semplicemente guardare.

Bettina Musatti (IT): ci presenta nella serie, “Chi va, chi viene” una sovrapposizione di immagini che donano ritmo alle figure passanti in due direzioni contrapposte; l’occhio, quindi, vaga nella duplicazione cercando una logica nella casualità del movimento che ha per sfondo un ambiente fatto di case e alberi appena accennati. L’artista ha creato questa serie di scatti in dieci giorni, osservando dalla sua finestra in valle Aurina divenendo, il timelapse, diario di vita.

Tara Sellios (USA): l’artista scrive ““…mi sforzo di creare immagini che articolano elegantemente la totalità dell’esistenza, concentrando fortemente la natura istintiva e carnale sottostante della vita di fronte alla fragilità e all’impermanenza”. L’insieme di figure compone una forma tanto armonica quanto seducente, l’occhio dello spettatore vaga dal dettaglio all’insieme complessivo, figure inquiete in movimento perenne; ma se da un primo sguardo pensiamo a una ennesima manipolazione della realtà, osservandoli meglio sono composizioni reali e fotografiche, posate con morbosa precisione e immobilizzati nello scatto analogico. Fotografie still life che si rifanno alle grandi composizioni pittoriche del XV e XVI secolo.

Simona Muzzeddu (IT): gran parte dei suoi lavori sono rivolti al sociale: dall’indagine sul degrado ambientale della serie “Dolls Orphan” a quella sulle malattie fisiche e psicologiche di “Borderline la linea di confine” e “Borderline psychotic activity”, e tutte le tematiche sono in strettissima relazione con suo personale vissuto. La sua creazione, scrive, diventa necessità. La consapevolezza è nella decisione di affrontare le tematiche “scomode”, dentro una società sempre più futile. La memoria diviene necessità emergenziale e il suo lavoro è una continua ricerca sull’umano, in tutte le sue forme e in tutte le sue possibili connessioni con il mondo moderno.

Julio Figueroa Beltran (USA): «La pittura è un modo per viaggiare nel subconscio e tornare a condividere i propri sogni.». Beltran è un artista con sede negli Stati Uniti i cui dipinti sono stati esposti sia a livello nazionale che in Italia. Le sue opere sono ispirate al surrealismo e riflettono anche il suo fascino per la coscienza onirica e le sue giustapposizioni. Le composizioni distintive di Beltran fondono le immagini della vita moderna quotidiana con la natura.

Fabrizio Bellanca (IT): Nella sua prima ricerca artistica, a partire dagli anni ‘90, ha applicato su tela tecniche derivanti dal graffitismo e dal writing metropolitano, con opere caratterizzate da colori forti e forme astratte, per poi passare all’action painting. La vera rivoluzione, nel suo lavoro, avviene negli anni 00, quando “scopre” le lastre d’acciaio come medium; inizia a lavorare su questo nuovo materiale con un mini-utensile rotativo Dremel™, creando effetti sorprendenti. I suoi soggetti sono persone, luoghi e edifici, quasi sempre in grande scala.

Stefano Fioresi (IT): La sensibilità artistica, le non comuni doti tecniche unitamente ad una grande versatilità espressiva ed esecutiva, gli aprono la possibilità di compiere differenziate esperienze a livello artistico e professionale, anche a carattere internazionale. Dalla fine degli anni Novanta la svolta creativa lo dirige verso una ricerca artistica nuova nelle tecniche e nelle tematiche.
Forte della propria esperienza nel settore pubblicitario, passando attraverso una particolare ed innovativa rilettura di elementi della Pop Art degli anni Settanta e Ottanta, l’autore ha potuto sviluppare un percorso che rileggendo elementi sintattici e visivi della comunicazione di massa, attiva un approccio creativo verso la raffigurazione artistica nella direzione di una “Nuova Pop Art Italiana”.

OpenArtelier: nato come un portale web di arte contemporanea durante la pandemia ha creato in questi anni uno spazio virtuale vivo e pulsante dove sviluppare e far conoscere le proprie storie e le proprie opere, in un contesto in cui l’arte è la vera protagonista, nonché stimolare lo scambio culturale, mettendo al centro di tutto gli artisti; sempre diversi per stile e formazione, ma accomunati dalla voglia e dalla passione di trasmettere a collezionisti e amanti dell’arte la loro visione del mondo.

Un nome, dunque, che è sinonimo sia di aggregazione che di condivisione per coloro che fanno dell’arte la propria essenza vitale, e che rifletta e porti alla luce quell’opera, unica, che sappia farsi ammirare e conoscere. Un lavoro, questo, che nasce dalla voglia del gruppo fondatore di promuovere e divulgare idee, bellezza ed emozioni, con la volontà di raggiungere un pubblico in grado di fruire quanto proposto, garantendogli qualità e competenza. Spazio virtuale che con esibizioni come questa diventa, anche, spazio reale.

Infologistiche:

dal 16/09/2023 al 19/11/2023 – l’esibizione proseguirà secondo il calendario invernale del Castel Baradello (di prossima pubblicazione). La mostra sarà visitabile con accesso al castello (biglietto intero 7,00 € – ridotto 5,00 € e convenzioni).

Vernissage 15/09/2023 dalle ore 18:00 alle ore 20:00 (ingresso gratuito)

Baradello Art Lab c/o castel Baradello
Via Baradello 5 – 22100 Como (CO)

Informazioni e prenotazioni: +39 392 027 9675 | info@slowlakecomo.com
slowlakecomo.com | castelbaradello.com

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