Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Giuliano Mammoli. Spiegare tutto ogni volta

Sabato 28 maggio 2016, alle ore 18,00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra Spiegare tutto ogni volta di Giuliano Mammoli, a cura di Gaetano Salerno.
L’esposizione rimarrà aperta fino all’11 giugno, secondo il seguente orario: dal martedì al sabato dalle 17,00 alle 20,00.

L’evento è il secondo appuntamento di Osservazione 2016 ciclo di cinque mostre in cui gli artisti dall’Associazione culturale Fuori Centro, tracciano i percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.

Un gioco di tasselli modulari (serigrafie su metallo, terrecotte, ready-made) come distinti elementi alfabetici di un componimento letterario frammentato la cui ricomposizione e definizione ultima, ottenuta attraverso un percorso sommativo – contemporaneamente ludico e catartico – conduce a epiloghi illuminanti, per quanto combinatori e casuali. Con l’elegante rigore formale e la ricercata levità che ne caratterizzano l’intera produzione artistica, Giuliano Mammoli ci conduce entro i labirinti della comunicazione, riscrivendo lo spazio espositivo di frasi interrotte, immagini spezzate, segni grafici e grafemi incompiuti da decrittare e riutilizzare per ricostruire il flusso di verità assiomatiche massmediali, prodotte meccanicamente da una società frenetica e disattenta, delle quali è stato smarrito il senso. Un monito, evidentemente, a riconsiderare e porre rimedio alla superficialità di analisi, al pressapochismo, alla disattenzione che inficiano la capacità di osservare e leggere il mondo. Un paradosso comunicativo in cui la rinuncia a un senso immediato induce, oltre la confusione del cortocircuito narrativo, alla formazione di nuovi sistemi di scrittura logografici, all’esplorazione di nuovi pensieri, alla catalogazione di nuove prospettive visuali. I forti contrasti che sorreggono i linguaggi espressivi dell’artista mettono in scena un complesso apparato di ossimori in cui gli estremi – leggerezza/gravità, gioia/tragedia, inganno/disinganno – coesistono e s’intrecciano, per spingerci a introspettive riflessioni e valutazioni oltre l’articolata struttura enunciativa alla quale ogni opera concorre, per spiegarci tutto, ogni volta e semplificare le difficoltà testuali apparenti con la disarmante ed efficace purezza di un bambino (mutuando le parole del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry) che vuole essere ascoltato e compreso dagli adulti.

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