Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Fabrizio Simone – HIC LOCUS SANCTUS EST

HIC LOCUS SANCTUS EST di Ivan D’Alberto
La locuzione latina “Questo luogo è santo” fa riferimento all’incisione presente all’ingresso della piccola chiesa Porziuncola ad Assisi dove si narra che Dio è sceso sulla Terra per incontrare Francesco: un luogo sacro per il Santo e per chiunque decida di entrarvi. La seconda personale di Fabrizio Simone è allestita presso lo Spazio Inangolo a Penne, in provincia di Pescara, luogo che un tempo era parte del Monastero dell’Ordine Gerosolimitano; una struttura del 1523 che oggi ospita il polo di spazi culturali La Casa delle Arti e dei Mestieri. La storia di questo spazio ha in qualche modo influenzato il progetto mostra che contempla una serie di opere, tra pitture, sculture e installazioni, tutte intrise di una certa “sacralità”. L’ambiente intimo e raccolto di Inangolo è cosparso di terra rossa (grassa e “marziana”, forse la terra “promessa”), su cui si erge un imponente totem, idolo pagano e cristiano, monolite della conoscenza, feticcio della preghiera. L’opera – così come dichiara lo stesso Fabrizio Simone – nella sua compostezza e solidità, veste un ruolo di miraggio sfarzoso, fonte di ristoro, meta minata dalla bramosia che caratterizza l’uomo sociale, divoratore convulso della sua stessa specie e non. Sulle due facce del totem una serie di calchi in gesso di seni e scroti danno vita ad un ritmo decorativo che custodisce un messaggio inequivocabile: quello della vita. Gli scroti e i seni conservano liquidi vitali: lo sperma è il seme che germoglia, il latte è la linfa che nutre e fa crescere. In questo modo la ripetizione feticista dell’elemento rafforza il desiderio erotico di unione e unicità raggiungibile unicamente percorrendo l’involuzione verso il punto di origine, il punto zero; pura fusione intima e primitiva, espressione massima della creatività. Il prezioso monolite affonda le sue radici in una cultura millenaria, che va dalle Veneri paleolitiche alle immagini dell’Artemide Efesia, passando per l’arte cristiana delle Madonne del latte. Simbolo di fertilità e abbondanza l’opera è azzerata da ogni connotazione stilistica per diventare concetto essenziale. Unico elemento connotativo l’oro, scelta che rimanda alle pale d’altare medievali: portali verso dimensioni sconosciute aperte per immergersi nel mistero della creazione. Sulle pareti che circondano l’installazione Fabrizio Simone colloca una serie di opere che rimandano agli ex-voto: tavole nere, realizzate secondo una pratica gestaltica, presentano bagliori di luce su cui l’artista appende i calchi di parti anatomiche offerte in dono alla divinità per grazia ricevuta o in adempimento di una promessa. Sono mani, nasi e orecchie che vorrebbero “afferrare”, “annusare” e ”ascoltare” il messaggio nobile intrinseco al processo creativo ma, a causa di alcuni fori presenti su queste forme anatomiche il “messaggio” sfugge all’essere umano. Ciò che resta è solo un gradevole ricordo sospeso nello spazio. Hic locus sanctus est perché Fabrizio Simone ci offre un luogo di “preghiera”, un luogo per ascoltare e conoscere una verità assoluta, quella dell’Arte. Tutto l’ambiente è inondato da un sottofondo sonoro, energia vibrante del monolite, che giunge dalla proiezione di un video tratto dal film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Il video è proposto all’indietro proprio come necessità di un ritorno all’origine: un modo per comprendere l’inizio del tutto. L’ingresso ai visitatori è concesso solo a piedi nudi (o con l’ausilio di calzari) così come accade nei luoghi sacri in rispetto dell’ambiente che si va a calpestare. L’attraversamento di questo spazio mette in contatto la “corona” e la “radice” del nostro corpo alimentando un flusso energetico che polarizza la terra rossa: più persone cammineranno in questo luogo è più la materia inerte si caricherà di energia.

SPAZIO INANGOLO
Il progetto Inangolo prende vita alla fine del 2012, dalla passione di tre amici, Francesco Di Bernardo, Alessandro Rietti e Francesco Toppeta che hanno in comune l’amore per le arti applicate e la voglia di dar vita ad una realtà dinamica, vitale e ricca di idee. In un contemporaneo oramai del tutto virtuale, dove si è perso il valore del rapporto, dello scambio e del confronto, incontrarsi realmente sembra un’opportunità per pochi e l’operosità condivisa diventa virtù di nicchia. Riteniamo che l’arte, in particolar modo quella contemporanea, abbia la necessità di trovare nuovi luoghi, al di fuori dei circuiti tradizionali, Inangolo è un’idea di spazio aperto a tutti, punto di incontro per gli esperti del settore, per gli appassionati e per tutti coloro che avranno voglia di ritrovarsi in un luogo polivalente in cui la cultura, la creatività, l’espressione, le tendenze prenderanno vita e forma attraverso il fare arte. Spazio Inangolo vuole ricominciare da questo punto fondamentale per poter costruire nuove e significative attività, creando una piattaforma versatile fatta di incontri e scambi culturali. Nel 2020 Spazio Inangolo lascia la storica sede situata in Via Pultone per trasferirsi a Largo San Giovanni Battista nell’ex Monastero dell’Ordine Gerosolimitano, struttura del 1523 che oggi ospita il polo di spazi culturali la Casa delle Arti e dei Mestieri. Uno piccolo spazio singolare ed accogliente, un punto di incontro per gli artisti che vorranno presentare progetti monotematici attinenti alla loro ricerca creativa. L’aggregazione culturale suscitata dall’evento ospitato da Spazio Inangolo si svolgerà en plein air coinvolgendo l’intero complesso della Casa delle Arti e dei Mestieri.

inangolo


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