CESARE GHISELLI – ARMONIE DAGLI SCARTI
Armonie dagli scarti
Osservando nel loro insieme tutte le opere artistiche di Cesare Ghiselli, a partire da quelle realizzate sul finire degli anni ’60 fino a quelle create di recente, si nota prima di ogni altra cosa, una coerenza formale e di intenti comunicativi alquanto rari, se si considera che parliamo di un periodo temporale che supera il mezzo secolo. Queste opere non presentano elementi di ripetitivita’ che di solito caratterizzano artisti che assumono un’ identita’ artistica immediatamente riconoscibile con un’immagine (si pensi ad esempio ai volti di Ernesto Treccani), operazione quanto mai caldeggiata da galleristi per mere speculazioni mercantili; al contrario, Ghiselli, percorre la sua strada, applicando quelle variazioni stilistiche e formali che derivano dalla naturale evoluzione e maturazione delle idee.
Ogni artista avverte dentro di sè il bisogno di comunicare, la necessita’ di dare sfogo ad un istinto impellente che lo induce a liberare la propria anima da cio’ che la opprime. Solo il gesto attuativo di un’opera d’arte e la sua realizzazione possono lenire, raramente soddisfare, questa necessita’. In Ghiselli tale azione si traduce nel godimento di un’opera che racchiuda in se’ il soggettivo senso di lirismo, equilibrio formale e cromatico. E’ una ricerca che, come sa benissimo l’artista, non giungera’ mai a compimento.
Per cio’ che concerne l’aspetto concettuale, emerge un pensiero che induce a riflessioni filosofiche.
I frammenti lignei che l’artista isola dal loro contesto per applicarli su tavole o tele, sembrano metaforicamente posti sopra un vetrino di un laboratorio scientifico per essere analizzati al microscopio, in un’operazione di analisi sul particolare per individuare le leggi universali secondo teorie aristoteliche. Questi materiali, talvolta disposti in schemi ordinati, nel loro insieme inducono altresi’ a pensare a una specie di codice, di nuovo alfabeto o ricordano gli ideogrammi orientali, formulando ipotesi di un linguaggio della natura nel quale bisogna individuare l’arche’. Tutto cio’ avrebbe senso se non fosse che talvolta questo linguaggio della natura e’ interrotto dalla presenza di manufatti creati dall’uomo, come ad esempio un bottone o un oggetto ferroso lavorato. Come se non bastasse ecco che una spruzzata di vernice di tipo industriale ci viene a ricordare la presenza ingombrante ed immanente dell’uomo nelle vicende di questo mondo. Ecco allora che in alcune opere rimangono solo le tracce, le orme di una presenza contornate da vernice a spruzzo che mette in maggior risalto un’assenza. Non ci sono piu’ bastoncini o legnetti, ma solo l’impronta del loro passaggio. La mostra in corso, intitolata “Armonie degli scarti” sancisce un ulteriore passaggio della vita artistica di Ghiselli; le opere presentate (realizzate per la maggior parte negli ultimi due anni), pur mantenendo inalterato lo schema compositivo, cambiano nella scelta dei materiali assemblati. Non sono piu’ predominanti reperti di origine naturale, rami foglie sassolini, ma scarti di manufatti chiaramente di origine umana tipo corde o tessuti. Questi elementi hanno in comune con quelli utilizzati in precedenza, l’assoluta insignificanza, l’irrilevanza naturale che puo’ avere ai nostri occhi uno straccio, un pezzetto di corda sfilacciato un bottone, cosi’ come l’avevano una foglia o un ramo spezzato, un frammento di corteccia. Questi scarti, della natura e dell’uomo nell’opera di Ghiselli risorgono a nuova vita, abbandonano le vesti insignificanti della marginalita’ per indossare quelle degli eroi e dei protagonisti. La forza di queste opere e’ proprio racchiusa nel lirismo, nell’armonia che sanno donare nonostante l’apparente insignificanza, grazie all’intervento sapiente dell’artista nel dosare gli spazi le sfumature gli accostamenti… ; come ci ha insegnato Marcel Duchamp, l’arte puo’ celarsi dovunque, ma solo l’artista riesce a renderla manifesta.
(Alfredo Pini)