Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Carte Sospese, personale di Denis Riva ad Atipografia

Sabato 6 febbraio 2016 inaugura Carte Sospese, personale di Denis Riva negli spazi di Atipografia.

Dopo Dicotomia, bipersonale di Alberonero e Martina Merlini in cui lo spettatore è stato catturato da forme e texture in una sfida tra bianco, nero e colori, ecco il mondo di Denis Riva fatto di carta e pittura.
Termine chiave della mostra è la Sospensione, in linea con il tema cardine della nuova stagione di Atipografia: Epochè.
Le porte di Atipografia si apriranno sui “Paesaggi di carta”, opere sulla sintesi del paesaggio, quasi a voler illudere l’occhio dello spettatore che pensa di essere di fronte ad un dipinto mentre si trova di fronte carte colorate dal tempo.
Denis Riva da anni colleziona e raccoglie carte: lettere dei primi ‘900 ad opera di avvocati, pagine di vecchi manuali scolastici, ma anche carte vergini cui il tempo ha conferito tonalità irripetibili. La sovrapposizione di queste dà vita a orizzonti che fanno sognare paesaggi.
Durante la residenza in Atipografia, l’artista emiliano ha studiato il paesaggio del territorio che ritroviamo proprio nella sala d’ingresso.
La mostra prosegue con un’importante installazione: “L’è”. Il nome evoca Epochè nella sua forma più sintetica.
Lo spettatore è invitato ad attraversare una giungla cartacea.
Metri di carta sono sospesi dal soffitto a terra e, in alcuni di essi, appare una proiezione di disegni e figure fluide che si susseguono con un ritmo narrativo.
Proprio in questo momento ci si addentra nell’immaginario di Deriva, una fauna onirica che pone interrogativi sul quotidiano e sull’assenza di tempo.

La riflessione confluisce nell’opera “Voler diventare o sostituire qualcos’altro in sospensione dopo un salto”, la grande carta di cinque metri che racchiude la sintesi del paesaggio alla deriva, dove carta, disegno e pittura si fondono.

La struttura di ferro dell’antica vetrata funge da cornice ad una serie di disegni quadrati : “Dreams of donkey”. Ognuno di essi prende forma da una macchia direzionata che per espandersi utilizza lievito madre e diventa figura con l’aiuto pastello e penna.
Denis Riva si affida alla natura (lievito madre) che è punto di partenza per il disegno. L’artista la definisce cosi “una serie dedicata al voler trasformarsi in qualcos’altro, alla semplificazione di situazioni ingestibili che diventano anche piacevoli.”

A concludere il percorso una grande tela 150 x 150 cm, “Cadono dal cielo come divinità”,
caratterizzata da un paesaggio dai toni azzurri.
Le nuvole del cielo ci consegnano cani che, una volta toccato il suolo, iniziano a correre come ultimo elogio alla magnificenza della natura.
Deriva lavora con la precisione dello scienziato, la semplicità del bambino e la produttività della formica, affidandosi anche all’intervento del caso. Riporta l’equilibrio nel caos degli elementi, o lo sconvolge provocando reazioni imprevedibili, in un’oscillazione continua fra ironia e riflessione profonda.

Una mostra ricca di opere, che pone ragionamenti profondi e incontra anche le sensibilità più giovani. Un grande evento per Atipografia che, grazie all’opera di Denis, riprende a distanza di un anno, (ricordiamo Bianconi), la potenza narrativa del disegno.

Atipografia


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