Baldo Diodato. Pedibus calcantibus
La MAC Maja Arte Contemporanea inaugura la stagione espositiva 2017-2018 con la mostra “Pedibus calcantibus”, presentando dodici lavori (un frottage e undici calchi di vario formato) di Baldo Diodato, a cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha dedicato nel 2016 un’antologica curata da Achille Bonito Oliva.
“Pedibus calcantibus” è una locuzione latina usata, spesso scherzosamente, per indicare “A piedi, con le proprie gambe”, ed evoca l’intenzione della mostra di condurre lo spettatore per le strade della Capitale in una passeggiata virtuale che si sviluppa da Piazza del Popolo fino a Piazza del Collegio Romano, passando da Piazza Montecitorio, accompagnata da paesaggi urbani condensati al suolo.
Nella sua traduzione letterale “coi piedi che calcano il terreno”, il titolo richiama al contempo l’azione per mezzo della quale Diodato ottiene il calco della pavimentazione romana, protagonista di questa serie di lavori realizzati tra il 2001 e il 2017, utilizzando fogli di alluminio adagiati in terra, che l’artista e il pubblico partecipante modellano in un calpestio collettivo e con colpi di martello. Roma con i suoi sanpietrini simbolo della città eterna, ci svela così le sue forme per mezzo di rilevazioni metalliche che ne catturano la pelle plurisecolare restituendola scultura.
“Dei sanpietrini non voglio solo l’immagine, voglio le tracce delle persone che ci sono passate e dei segni del tempo che li ha consumati, levigati. E’ come se scolpissi il tempo registrando tutto ciò che in quello spazio è successo col trascorrere degli anni”, osserva Diodato, che testimonia quelle tracce non solo con le stimmate geometriche dei sanpietrini dell’antica Roma, ma anche con colorate impronte di piedi che solcano i suoi calchi.
Grazie all’impronta, il modo più ancestrale di dar luogo ad una forma, si può ricostruire un passaggio che è stato fermato nel tempo e nella materia nel tentativo di eternare un gesto, una presenza; l’affermazione di un “Io collettivo” che ci lascia un segnale del suo passaggio. Storia, presente e futuro vengono a sovrapporsi in questi lavori.
La mostra partecipa alla 13ma edizione della Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI (14 ottobre), e alla seconda edizione della “Rome Art Week” (9-14 ottobre).
NOTE BIOGRAFICHE
Baldo Diodato nasce a Napoli nel 1938. Si forma all’Accademia Albertina di Torino e all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dove studia scultura con Emilio Greco e Augusto Perez.
La sua attività artistica inizia nei primi anni ’60 con l’adesione al collettivo “Operativo Sud 64”, che vede Achille Bonito Oliva come teorico del gruppo. Nel 1964 arriva il debutto con la mostra personale alla galleria “Numero” di Roma (poi replicata a Firenze e Milano nello stesso anno), dove espone esili sculture di figure umane composte da fil di ferro e stracci di stoffa, seguendo le tracce di Giacometti e Calder, oltre che gli stimoli accademici di Perez. Nel 1966 espone con l’artista Pappa alla Modern Art Agency di Lucio Amelio a Napoli, che ospiterà l’anno successivo una sua personale con la grande installazione “Due cubi scomponibili”.
Nel 1966 si trasferisce a New York, dove la scena artistica è straordinariamente attiva e ricca di stimoli. Il ritmo frenetico della metropoli e il flusso incessante di un’umanità varia catturano la sua attenzione. Nascono così le prime performances: Diodato ricopre strade, piazze e parchi di tela, registrando in un “frottage collettivo”, il movimento costante dei passanti. Le sue opere diventano frutto di una collaborazione, di un “noi creativo” che subentra all'”io artista”. Nella J.F.K. Square di Philadelphia in Pennsylvania nel 1974 dispone una tela di 6×6 m trasformandola in un palcoscenico di sculture viventi. Sue personali e collettive sono ospitate in quegli anni in spazi pubblici quali il New Jersey State Museum, il Philadelphia Museum of Art e il Mercer County Community College di Trenton. Nel 1976 l’Alessandra Gallery di New York accoglie la performance “One Man Show”, durante la quale Diodato riveste l’intera galleria (circa 600 mq) di due strati di tela, tra i quali inserisce uno strato di carta
copiativa, realizzando un enorme “frottage”.
Nel 1992 si trasferisce a Roma dove attualmente vive. Prosegue la sua ricerca coniugando le radici europee con la venticinquennale partecipazione alle avanguardie newyorkesi. A caratterizzare le sue opere sono infatti le atmosfere dei luoghi in cui vive: dall’allegria della Napoli barocca, alla frenesia del passeggio newyorkese e la classicità eterna della Roma antica, miscelate in un insieme alchemico dal timbro inconfondibile.
Numerose le personali e collettive a cui partecipa sia in Italia che all’estero (Cambridge, Kingstone, La Jolla, Londra, Malindi, New York, Philadelphia, Sana’a, Shanghai, Tunisi), in gallerie private e sedi pubbliche (tra cui a Gubbio: Palazzo dei Consoli; Londra: Istituto Italiano di Cultura; Napoli: Fondazione Morra, Istituto Suor Orsola Benincasa, Palazzo Crispi; Roma: Chiostro del Bramante, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Museo Carlo Bilotti, Museo Nazionale d’Arte Orientale, Palazzo delle Esposizioni, Palazzo Valentini).
Tra le installazioni permanenti: “Disegni a frottage”, 1975, Philadelphia Museum of Art; “Exit”, 2000, Metropolitana di Napoli; “Cielo stellato su Gibellina”, 2003, Museo delle Trame Mediterranee, Baglio di Stefano, Gibellina; “Le Opere ed i giorni”, 2004, Certosa di S. Lorenzo Padula, Certosa di Padula; “16 colonne colorate”, 2004, Fondazione Orestiadi, Tunisi; “Pavimentazione a sanpietrini”, 2005, Residence Barberini, Roma; “9CENTO – Un Museo in progress”, 2010, Museo del 9CENTO, Castel Sant’Elmo, Napoli; “Poker di stelle”, 2014, “L’albero della cuccagna”, 2015, Museo MAAK, Casacalenda (CB).