Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Judy Pfaff. Abstract Poetry

È la prima personale europea di Judy Pfaff quella che apre il 27 maggio alla galleria AICA Andrea Ingenito Contemporary Art di Capri. Britannica di nascita ma americana d’adozione – si trasferisce negli Stati Uniti giovanissima –, l’artista torna nel Vecchio Continente con la mostra “Judy Pfaff. Abstract Poetry” che espone fino al 2 luglio un ampio nucleo di opere su carta – tecniche miste realizzate con tempere, collage, stratificazioni di fogli, fotografie, documenti di archivio – di piccole, medie e grandi dimensioni.

I 34 lavori, astratti ma risultanti dall’assemblaggio di elementi figurativi, sono allestiti negli spazi della galleria in nuclei che compongono delle piccole installazioni: le singole opere sono così poste in dialogo tra di loro, raccolte in gruppi sulla base di una vicinanza tematica, di senso, di materiale, di risultato estetico.
Le carte in mostra sembrano l’esito di una caccia al tesoro: elementi apparentemente disordinati sono sostenuti da fitte connessioni; arazzi generati da una trama fatta di oggetti fra i più svariati si fondono e si sovrappongono a strati delicati di antiche carte e documenti ritrovati in vecchi cassetti, o di immagini scaricate da Internet, o ancora di fotografie di fiori, di paesaggi, di viaggi, di momenti tipici della vita di strada.
La sensazione per il visitatore è di ritrovarsi in un archivio, completamente immerso in un poetico, seppur caotico, inventario.

Judy Pfaff è stata una pioniera dell’arte degli anni ’70. Capace di inventare un nuovo linguaggio narrativo per esplorare l’intersezione tra reale e astratto, nell’ambito del dibattito tra realismo e astrazione non ha preso mai posizione, scegliendo di definirsi semplicemente “anti-minimalista”.
L’insieme che risulta dai suoi lavori è pieno, carico, esuberante; i colori utilizzati, intensi e forti, non sono mai violenti o eccessivi. Il procedimento di assemblaggio, che sembra improvvisato – quasi l’artista fosse una compositrice di musica jazz – è in realtà dettato da una profonda attenzione per la struttura sottostante, sulla quale si costruisce un delicato equilibrio tra l’impulso alla decostruzione e il post minimalismo.
Ogni oggetto che le capiti sotto mano è pronto per essere reinventato: l’essenza della pratica di Judy Pfaff è la proliferazione stessa.

Cenni biografici
Nata a Londra nel 1946, a dieci anni si trasferisce negli Stati Uniti. Frequenta la Wayne State University e la Southern Illinois University, completando un BFA presso la Washington University nel 1971 e nel 1973 un MFA presso Yale University. Pioniera delle installazioni artistiche nel 1970, Pfaff sintetizza la scultura, la pittura e l’architettura in ambienti dinamici in cui lo spazio sembra dilatarsi e collassare, oscillando tra due e tre dimensioni. Dal 2009 Pfaff è membro della American Academy of Arts and Letters. Riceve numerosi premi, tra cui un USA Fellowship (2009); Barnett Newman e Annalee Foundation Fellowship (2006); MacArthur Foundation Award (2004); Nancy Graves Foundation Grant (2003); Bessie (1984); e borse di studio del John Simon Guggenheim Memorial Foundation (1983) e il National Endowment for the Arts (1986). Le sono state dedicate importanti mostre presso il Museo d’Arte Elvehjem, University of Wisconsin, Madison (2002); Denver Art Museum (1994); St. Louis Art Museum (1989); e Albright-Knox Art Gallery, Buffalo (1982). Pfaff ha rappresentato gli Stati Uniti nel 1998 alla Biennale di San Paolo. Pfaff vive e lavora tra Kingston e Tivoli, New York.

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