Ich liebe Angela
Andrea Dodicianni e la sua mostra “Ich liebe Angela”: quando l’arte si maschera da bufala
Voi credereste ad una visita di Angela Merkel nella provincia “più noiosa d’Italia”?
Probabilmente no, ma l’artista Andrea Dodicianni è riuscito a farlo credere ad un’intera provincia.
Una settimana fa sono comparsi nel comune di Adria numerosi manifesti pubblicitari con la figura di Frau Merkel e in sovrimpressione la scritta che non lasciava spazio all’immaginazione: “Angela ad Adria”. E così i giornali locali si scatenano a rilanciare la notizia, chiedendone spiegazione in primis al sindaco che ovviamente smentisce di esserne a conoscenza e bolla il tutto come “bufala”.
Di lì il pronto comunicato rilanciato in molti siti (ovviamente finti) secondo il quale il canale per l’arrivo non sarebbe “istituzionale”, ma religioso. Il fantomatico motivo sarebbe infatti una devozione molto sentita della cancelliera tedesca per San Bellino, santo protettore di Adria e Rovigo, il tutto supportato da citazioni, foto, link, chiaramente creati ad arte.
La mattina stessa ecco arrivare l’ultimo scoop, un fantomatico scatto rubato in cattedrale che ne testimonierebbe l’arrivo (c’è bisogno che ve lo diciamo ormai che anche quello era finto?) e un rimando ad un incontro pubblico il pomeriggio stesso in una sala comunale.
Il tam tam sul web si fa virale; in poche ore, la gente condivide, cerca notizie, in poche parole: la beve.
Alle 15 in punto l’apertura delle porte, il lancio sul web della locandina ufficiale della mostra e tante (troppe?) facce incredule della gente che fuori aspettava di vedere Frau Merkel.
Il contenuto della mostra? Trattasi di una messa in scena artistica, di uno specchietto per le allodole, avente come artefice Andrea Dodicianni, che non pago dei suoi successi come cantautore pop, ha deciso di diventare artista, iniziando dal suo territorio e da una donna che non passa di certo inosservata. I modelli di riferimento di Dodicianni sono sicuramente Maurizio Cattelan, come si evince anche dalla strategia comunicativa di questa mostra, e Marina Abramovich per quanto riguarda l’aspetto di coinvolgimento del pubblico rispetto all’opera.
il cantante racconta di avere una vera e propria ossessione per Frau Merkel, tanto da sognarla pure di notte, e da qui il titolo della mostra “Ich liebe Angela”.
Tra ironia e provocazione, le immagini in mostra mettono in luce l’aspetto più umano e ufficioso della donna più potente, apparentemente severa e algida, giocando con le sue tipiche espressioni facciali, i gesti, gli ammiccamenti. Ne deriva una carrellata di caricature a tratti efficaci, a tratti blasfeme, a tratti nonsense, di una grande icona dei nostri tempi; l’icona della «cancelliera di ferro», della donna di potere, dell’attrice politica ferocemente determinata e, agli occhi di chi non l’apprezza, altrettanto cinica, della dominatrice che comanda e condiziona l’Europa.
Tuttavia certe mostre possono fare miracoli e trasformare i cattivi, per magia, nel loro opposto, facendoci riflettere sui cliché che ci portiamo dietro e sul fatto che il mondo non può essere diviso in sterili categorie, o tra buoni e cattivi.