Vanna Nicolotti, le soglie dello sguardo
Vanna Nicolotti inizia a operare negli anni Sessanta a Milano, nel segno della rivoluzione spazialista iniziata da Lucio Fontana. Progressivamente libera l’opera da ogni segno superfluo fino a giungere al monocromo e sovrappone più tele intagliate a creare quadri-oggetto, che non sono più rappresentazioni, ma zone potenziate dello spazio stesso. Come Paolo Scheggi o Dadamaino, anche Vanna Nicolotti lavora sul concetto di taglio, come modo di attraversare la tela verso mondi altri.
“Gli oggetti di Vanna Nicolotti sono oggetti critici che ci costringono a combattere l’automatismo e i riflessi a tic della visione. (…) Il fascino dell’intero percorso sta nel mistero inerente a ogni oggetto, trappola per la visione, apertura spalancata verso l’oltre delle cose.” Così scriveva il grande critico Pierre Restany nel 1971 a proposito del lavoro della Nicolotti.
Nella mostra alla Galleria San Carlo, Vanna Nicolotti espone alcuni esempi delle ricerche degli anni Settanta, le Strutture mandala, che si rifanno alla tradizione orientale dell’immagine astratta e contemplativa: sono oggetti meditativi, “trappole” per lo sguardo. Dai Mandala alle Porte, nelle quali il dipinto si fa chiaramente apertura su uno spazio altro, soglie, dispositivo per una pratica yoga, architettura astratta.
Vanna Nicolotti, nata a Novara nel 1929, vive e lavora a Milano. Liceo Artistico e Accademia di Brera sotto la guida di Achille Funi e di Mauro Reggiani. Prosegue gli studi di grafica con Oscar Signorini. Dal 1959 fa parte di D’Ars Agency a Milano ed è tra i fondatori della rivista “D’ARS”. Esordisce nel 1960 con due pannelli polimaterici per la Biblioteca Musicale del Conservatorio “G. Verdi” di Milano.
Dopo la prima personale a Milano nel 1963 inizia la ricerca tridimensionale nell’area della nuova realtà spaziale di Lucio Fontana esponendo i primi esempi a Londra nel 1964, Milano (Galleria Pater, 1966), Lecco, Como e Roma. Dal 1976 ha fatto parte del Movimento Arte/Genetica fondato a Lecce da F.S. Dodaro e dal 1979 ha partecipato a varie operazioni di Mail postale. Nel 1978 introduce la parola (e nel 1982 i numeri), in caratteri a rilievo disposti sul piano della tela intesa come pagina, esposte in una serie di mostre in tutta Italia, e in seguito a Tokyo, Giappone (Ginza Gallery, 1984).
Tra le numerose rassegne: IX Quadriennale di Roma (1965), premio “Joan Mirò” a Barcellona (1965-1973), Biennale di Bolzano (1967-1969), XI Salone di Marzo a Valencia (1970), “Peau de Lion” alla Kunsthaus di Zurigo (1970), Museo d’Arte Moderna, Tokyo (1984). Sue opere sono state acquisite da musei e collezioni italiane e straniere.