Raoul Schultz opere 1953 – 1970
L’esposizione dedicata a Raoul Schultz (Lero, Egeo 1931 – Venezia, 1971), vuole essere un omaggio all’artista veneziano che ha percorso con la sua opera, un breve ma inteso periodo creativo nella Venezia degli anni cinquanta e sessanta.
A dieci anni dalla mostra personale realizzata presso la Galleria Flavio Stocco di Castelfranco Veneto, il Museo del Paesaggio presenta oggi una esaustiva rassegna delle opere di Raoul Schultz nel contesto di un’antologica che prende in esame i differenti periodi creativi dell’artista.
La mostra, curata da Stefano Cecchetto, presenta oltre 150 opere provenienti da due nuclei importanti di collezioni private, che illustrano l’intero percorso creativo dell’artista in una sequenza cronologica che mette insieme i diversi temi e le differenti esperienze di Raoul Schultz.
Dalle prime partecipazioni alle mostre collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa negli anni
cinquanta con le opere figurative dedicate alla rappresentazione delle architetture veneziane, fino alle esperienze più mature delle “Prospettive curve” e delle “Nuove strutture” dei primi anni sessanta, il percorso della mostra si sposta poi nella fase più concettuale di Schultz, quella dedicata all’indagine sul tempo e sulla memoria con la rappresentazione della serie dei “Calendari”, delle “Lettere anonime” e delle “Toponomastiche”.
L’accenno agli esordi dell’artista nel contesto dell’Opera Bevilacqua La Masa, introduce l’opera di Raoul Schultz in un ‘clima’ che vede Venezia protagonista – nel secondo dopoguerra – di un periodo assai stimolante per le arti figurative. Un periodo nel quale Raoul Schultz occupa un posto importante: pittore, illustratore, grafico, scenografo – significativa la sua esperienza nel cinema con l’amico Tinto Brass per il quale nel 1963 realizzerà le scenografie per il film “Chi lavora è perduto” – Schultz è un artista che ha saputo anticipare i tempi di alcune avanguardie storiche del secondo Novecento nella dinamica della sua breve, ma intensa esistenza umana.
La vicenda artistica di Raoul Schultz parte quindi da Venezia, ma è destinata ad arrivare lontano; con il suo straordinario talento nel rinnovare i temi e i soggetti del suo poliedrico linguaggio espressivo, l’artista esplora le diverse correnti innovative della scena italiana e internazionale degli anni cinquanta e sessanta, ma nello stesso tempo diviene il precursore di alcuni movimenti e delle scuole di pensiero che animeranno in seguito il panorama contemporaneo di quegli anni e anche di quelli immediatamente successivi alla sua prematura scomparsa nel marzo del 1971.