Giovanni Viola è l’artista che la Galleria La Nica, in via dei Banchi Nuovi 22, presenta a Rome Art Week 2023 con la sua mostra “Trasparenze – Oltre la visione”.
Rione Ponte, Via dei Banchi Nuovi: nella strada che un tempo si chiamava “papalis”, perché vi si svolgeva la cavalcata di possesso di ogni nuovo papa, al numero 22 trovi la Galleria La Nica, presentata dalla trasparenza di una porta a vetro su cui spicca, sobrio quanto loquace, il logo della Galleria: la silhouette delle ali della Nike di Samotracia ed un nome che dice moltissimo.
“La Nica” significa infatti “la piccola”, nel dialetto di Sicilia dove Maria Vittoria Marchetta, la direttrice della Galleria, è nata; significa anche “la giovane”, perché Maria Vittoria, che collabora con sua madre Cristina responsabile commerciale della Galleria, giovane lo è davvero.
Ma “giovane” è soprattutto l’impianto lavorativo della Galleria: una ricerca che non si ferma, l’entusiasmo che permette di avvicinare all’arte contemporanea già riconosciuta quella delle e degli “emergenti”, la determinazione e la competenza con cui si valuta il messaggio dell’artista attraverso le sue opere, insomma un modo di lavorare che il tempo non lo subisce, ma lo cavalca, appunto sulle ali della Nike.
Trasparente il vetro dell’entrata, che ti invita ad entrare andando oltre la rumorosa vivacità della strada, volutamente trasparente il mondo cui ti introducono le opere di Giovanni Viola, in esposizione alla Nica in questa Rome Art Week del 2023.
Giovanni Viola è un artista siciliano, anch’egli giovane – è nato a Modica nel 1981 – che affronta con precisione e sicurezza la tecnica dell’iperrealismo per apportarvi le riflessioni del proprio universo filosofico e teologico.
Molte mostre personali, collettive ed internazionali alle spalle, Giovanni Viola spiega ai microfoni di Radio 21 aprile Web come la sua ricerca attuale sia particolarmente attratta dal tema appunto della trasparenza, come punto dove la materia – l’acqua del mare – e la luce si incontrano, rendendo possibile la visualizzazione di quel che si trova sotto il pelo della superficie.
Una visualizzazione, questa ricercata da Giovanni Viola, che va oltre il primo sguardo, ossia lo sguardo del momento in cui la perfezione della tecnica di realizzazione dell’opera ti spinge a domandarti se si tratti di pittura, o di fotografia.
È una trasparenza ipnotica, dice Maria Vittoria Marchetta – che della mostra è anche la curatrice – al punto che chi guarda è spinto a lasciare la fretta e la superficialità dell’osservazione cui il nostro tempo ci ha abituato.
È l’approfondimento della riflessione sul tema della luce, precisa Giovanni Viola, con una tecnica che non è il fine, ma il mezzo con il quale chi guarda è invitato ad andare oltre la visione, per poter vedere in un “modo più forte” quel che è rappresentato.
Un’arte contemporanea che riprende il discorso con le tecniche tradizionali, anche in alternativa alla digitalizzazione comunque imperante; ed una tecnica tradizionale per realizzare paesaggi che lo sguardo può filtrare per arrivare ad “altro”, ad un “di più” che Giovanni Viola ottiene raffigurando non il tutto, ma un frame, un particolare che fissa l’istante e ti permette di tornare a visitarlo, guardarlo, metterti in contatto con quel che vedi, e con i tuoi pensieri.