Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Le radiografie di Benedetta Bonichi

La nipote di Scipione è la prima artista ad utilizzare la radiografia come forma d’arte fin dal 1997
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Benedetta Bonichi, classe ’68, dal 1997 realizza le sue opere con una tecnica personalissima: la radiografia, di cui esistono solo tre precedenti singoli, e che ha avuto un successo di critica sin da quando ha mostrato il suo lavoro in pubblico per la prima volta. Il suo primo esperimento è stato su di un pollo grazie all’aiuto di un radiografo, per poi passare alla figura umana. La sua tecnica si è affinata col tempo ed ha imparato lei stessa a produrre le radiografie: le elabora elettronicamente e le stampa su tela o su carta preparata ai sali d’argento che, infine, ritocca e modifica per ottenere l’effetto voluto; oppure utilizza fogli di alluminio. Con questa tecnica sente, fin dall’inizio, di potersi esprimere liberamente. Dalle sue parole: “Usando i raggi e rinnegando la luce, la materia, violata, semplicemente si mostrava, nuda ai miei occhi, a tutti gli occhi. Diventava res. E il linguaggio, contenuto. Era la strada giusta.” Bonichi, figlia di Claudio Bonichi e pronipote di Scipione, pittore della Scuola Romana, racconta così un nuovo progetto sulla sua famiglia: “Marco Bussagli sta organizzando una mostra a Roma al Museo di Palazzo Merulana che si terrà nel 2023 in occasione di un doppio anniversario: i 70 anni dalla nascita di mio padre, Claudio Bonichi e i 90 anni dalla morte del mio prozio, Scipione. Le opere raccolte partono dal 1912 sino al 2022. È un omaggio alla mostra di Parigi, Ritratto di famiglia, del 2013, con opere anche mie e del mio bisnonno, Eso Peluzzi. È incredibilmente strano ma è un fatto che da oltre un secolo campiamo giocando con i sogni e la materia.” Ed è un fatto che Benedetta sogni una realtà che si trova sotto la pelle delle cose, come se la realtà fosse solo il nome delle cose che, emergendo, appaiono. Vuole scavare, anche negli incubi, basta che si vada a centrare l’“io”. All’inizio la sua ricerca era scultorea, ma le sue “sculture d’ombra”, come le chiama lei stessa, vennero fraintese, così passò oltre e ci fu spazio per la nascita di questa sua originale tecnica. Lavorando con le radiografie si accorge che la trasparenza è la chiave per rendere la verità, andando dritto al punto. “Mostrare, non riprodurre, non creare ma svelare, mettere a nudo. Dire sempre la verità, come disse Beppe Sebaste, è la natura dell’artista, anche se, nella cultura ebraica, le verità sono sempre almeno due…” dalle sue parole. Un ingrediente fondamentale della ricerca di Bonichi è l’ironia: “Il piacere e l’ironia sono le due uniche porte. Non ne esiste una terza. Anzi esiste. È quella che non devi aprire.” C’è spazio per l’ironia sebbene morte e vita siano due tematiche su cui si sofferma spesso e sono quasi sempre messe a confronto anche perché Bonichi non concepisce la morte: “Per me la morte semplicemente non esiste. Io la nego. Non voglio darle soddisfazione, alla vecchia signora.” In questo contesto si situa anche un pensiero artistico deciso su un cardine dell’arte, ovvero l’estetica: “L’estetica è inganno. La radiografia nega la luce e mostra l’invisibile. La radiografia è l’estetica dell’invisibile.” Per cui la trasparenza si può considerare un elemento essenziale della sua poetica. Nel 2002 avviene la sua prima mostra, To see in the dark. Da qui parte la sua scalata al successo che la porta ad esporre in Italia e nel mondo e che le vale la Targa D’argento del Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi per la diffusione dell’Arte Italiana Contemporanea all’Estero. Benedetta, come abbiamo detto, inizia la sua avventura con le radiografie nel 1997 e quando uscì il suo lavoro fu una sorpresa accolta favorevolmente. Si voleva situare fuori dal mercato, di cui non amava i giochi, esponendo nei musei e soprattutto fuori dall’Italia. Ma la prima mostra doveva essere italiana. Oltre ad averlo promesso a se stessa lo aveva promesso ad un critico d’arte che ammirava e temeva al tempo stesso: Maurizio Fagiolo Dell’Arco. Da allora seguì la casualità e fu chiamata quasi sempre all’estero. In molti lavori si ispira alla classicità, ad esempio, in Banchetto di Nozze del 2003 realizza degli studi sulle Nature Morte che ricordano la tradizione. Guarda agli anonimi, soprattutto: dagli affreschi e i graffiti del paleolitico, ai sumeri, gli egizi, le incisioni paleocristiane, l’impronta di una mano in una fortezza in mezzo al deserto giordano, insieme ai pesci morti di Goya, e Pollok, Leonardo. Tra contraddizioni e virtù racconta l’umanità fatta d’amore ma anche di non senso, vanità, ridicolezza, nella sua convinzione di essere eterna. E la trasparenza sottolinea tutto ciò, lo rende visibile e quindi “fatto”. Non taciuto, non ipotizzato. Bonichi dichiara: “Prima del virtuale la fotografia era una prova a carico, era prova di realtà. Quindi se io ti fotografo ai raggi, uso la materia che si svela. Quando radiografi non sei tu che decidi che la gente sia un guazzabuglio di vanitas e vanità. È la polaroid della materia che lo dice. Tu sei solo l’omino che attiva la macchina.” Un altro aspetto del lavoro di Benedetta è l’uso degli archetipi che però commenta in questo modo: “C’è chi dice che io lavoro sugli archetipi. Sarebbe pretenzioso. Io non lavoro così tanto, così a fondo. Io ad essere onesta faccio una cosa molto più semplice. Sogno. E quando mi sveglio e mi ricordo cosa ho sognato non devo fare altro che dargli materia, ai miei sogni. Ed escono gli archetipi, l’archeologia delle icone, la sedimentazione iconografica. Un gesto compiuto milioni di volte diventa un tutt’uno con lo strumento che lo compie come le sinapsi non sono altro che la reificazione di un collegamento celebrale reiterato”, ad esempio come avviene in Donna che si pettina del 1999, in cui utilizza un pettine. E sembra che l’amore sia qualcosa di irraggiungibile, infatti nelle sue opere Amanti del 2000 e Il bacio del 2000 appare come un’assenza. “Nel Il bacio, ho radiografato due corpi fusi nell’amore ma quando ho visto i risultati sono rimasta interdetta. Là dove i corpi si toccavano fondendosi, incredibilmente scomparivano”, dalle sue parole. Poi utilizza il video, e sempre come se trattasse radiografie, ad esempio in Interviste Impossibili: si può citare Piovani che si accarezzava il teschio mentre immaginava che un giorno, invecchiando, sarebbe diventato calvo, o il tg letto da una radiografia. Sul suo lavoro, maturato durante la pandemia dice: “Non so se mi lasceranno sperimentare. È un progetto che nasce da un sogno che dovevo realizzare al Centre Pompidou. E poi l’inganno supremo. Il nemico più insidioso, perché invisibile ha fatto della pandemia quello che il terrorismo e il razzismo non erano riusciti a creare: il pensiero unico condiviso. La paura come cemento, come redenzione, i mass media come voce del verbo, la conta serale come via di mezzo tra il “dies irae” e “io ti salverò”. Un film di Bunuel? Un racconto di fantascienza? No. E ora tutto riprende… ma non da dove è stato lasciato. Il re è nudo e solo un folle, un furbo o un vigliacco può far finta di niente. Il re è nudo. La folla tace e nel silenzio un bambino osa… Cosa manca? La trasparenza.” E da questa dichiarazione si capisce tutto il disagio di ciò che abbiamo vissuto, provato, dovuto accettare. Ma parlando della sua arte Bonichi la definisce così: “Quando ricevi un regalo, la prima cosa che fai è scartarlo. La seconda è romperlo per vedere cosa c’è dentro. Ma tu non lo fai apposta. Non vuoi romperlo. Renderlo trasparente è più gentile e un artista può anche essere questo: un adulto gentile con il cervello di un bambino.”

Claudia Quintieri

Claudia Quintieri è nata a Roma il 09/03/1975. Si è laureata all’Università La Sapienza di Roma in Lettere e Filosofia con indirizzo Storia dell’Arte Contemporanea. È artista, scrittrice e giornalista. Ha pubblicato i libri La voglia di urlare nel 2012, E così la bambina è caduta nel 2014, Palermo mon amour nel 2020, Raggiro del mondo in 80 giorni firmato insieme a Giorgio Fabretti nel 2020 e Poesie di quarantena nel 2021. Lavora presso le riviste Inside Art, art a part of cult(ure), Lebiennali.com ed E-zine. Molte le personali e le collettive in Italia e all’estero.

15 Giugno 2022

Claudia Quintieri

Claudia Quintieri è nata a Roma il 09/03/1975. Si è laureata all’Università La Sapienza di Roma in Lettere e Filosofia con indirizzo Storia dell’Arte Contemporanea. È artista, scrittrice e giornalista. Ha pubblicato i libri La voglia di urlare nel 2012, E così la bambina è caduta nel 2014, Palermo mon amour nel 2020, Raggiro del mondo in 80 giorni firmato insieme a Giorgio Fabretti nel 2020 e Poesie di quarantena nel 2021. Lavora presso le riviste Inside Art, art a part of cult(ure), Lebiennali.com ed E-zine. Molte le personali e le collettive in Italia e all’estero.

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Nello stato solido i costituenti della materia sono legati da forze molto intense che consentono soltanto moti di vibrazione attorno a posizioni di equilibrio; Dalle avanguardie del novecento ad oggi il pensiero creativo ha trasformato la materia in un elemento magico,, talvolta disturbante, ma sempre adatto per una visione sensibile del mondo, che sia reale o immaginario.

15 Settembre 2022

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LA BIENNALE DI VENEZIA 2022 - I PROTAGONISTI

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