Contemporary Art Magazine
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La favola di Yasmin

Se il chiaroscuro si mangia è un ottimo segno
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Cominciare per hobby e ritrovarsi vincitrice dell’International Food Photography Awards Foodelia 2020 è un bel sogno. Se si avvera, capita di chiamarsi Yasmin Albatoul, di nazionalità algerina, che ha l’onore di essere fregiata dal titolo di Canon Ambassador. “Ho iniziato il mio percorso nella fotografia quando ero una studentessa di psicologia. Era una scappatoia, un attimo di tregua. Dalle mie prime esperienze in studio e lavorando con altri fotografi, ho capito di poterne fare una professione senza sacrificare la mia passione. L’energia dinamica di uno studio fotografico mi è piaciuta fin da subito. Mi piaceva molto il mix di competenze tecniche e creatività che implica”.

Dopo un diploma in Fotografia professionale conseguito nel 2017, vince numerosi premi e riconoscimenti e collabora con marchi di livello mondiale. Il suo studio professionale? La sua cucina a Batna, in Algeria, dove la creatività è l’ingrediente fondamentale per sperimentare scatti di cibi volanti, immersi in luce radente, in un panorama di composizioni davvero originali. E sul suo modo di lavorare Yasmin afferma:“I risultati devono essere mozzafiato. Devi spingerti oltre i limiti e creare qualcosa di spettacolare. L’effetto che creo con il cibo che sembra sospeso in aria aggiunge un tocco personale e dinamico. Sovrappongo più immagini in post-produzione per farle sembrare un’unica foto. Per essere sicura che siano identiche, uso la messa a fuoco manuale, dato che ho bisogno che il fuoco rimanga nello stesso punto in tutte le foto”. Ovviamente, come in tutti i settori della fotografia professionale, ci sono dei trucchi che risolvono i problemi di ripresa e rendono la foto più bella della realtà: “Spennello frutta e verdura con dell’olio per rendere i colori più vivaci. Questo escamotage fa sì che gli alimenti mantengano un aspetto fresco, come se fossero stati appena tirati fuori dal frigo o dal forno. Sostituisco i succhi con liquidi più densi come latte o crema, mischiandoli con colorante alimentare. Le gocce di succo avrebbero un aspetto traslucido nella foto, mentre usando liquidi più densi si garantisce una resa dei colori sufficientemente opaca”. Tra l’altro per lei questa professione è investita da un’aura ecologista: “Uso ingredienti reali in tutti i miei scatti, quindi per evitare di sprecare cibo non riempio mai i miei piatti. Quando realizzo un piatto di spaghetti, ad esempio, riempio il fondo del piatto con della schiuma per farlo sembrare pieno”

Ma Yasmin prima di allestire un set di ripresa va a vedere cosa hanno fatto i suoi concorrenti, non per copiarli, ma per ispirarsi, anche perché, in condizioni normali, c’è chi prepara la scena, poi arriva il cuoco e cucina la pietanza, e il fotografo dispone i piatti, gli accessori e le luci. Ma in questo caso la musica è diversa, Yasmin prepara il set, si tira su le maniche e pensa ai fornelli. E poi l’ultimo tocco, lo sfondo:“Il passaggio finale è la scelta del colore di sfondo. Uso sempre sfondi che mettano in risalto l’elemento centrale: colori contrastanti, ad esempio, per catturare l’occhio ed esaltare i dettagli più piccoli”. Ogni dettaglio è uno scatto a sé stante, che nella composizione finale può decidere se mettere o levare, fino ad arrivare a un equilibrio compositivo: “Adatto i miei set ai singoli prodotti e cerco di mantenere un certo equilibrio nella presentazione. Non includo nella composizione più piatti che cibo, ad esempio, e cerco di non affollare la foto né di soffocare l’elemento principale. Quando sono soddisfatta e tutto è pronto, allestisco l’illuminazione. Preferisco lavorare con la luce artificiale, mi consente di gestire meglio il mio tempo. Non devo aspettare l’illuminazione giusta e posso programmare degli shooting anche di sera”. Quando la sessione di scatti è finita, comincia il duro lavoro della selezione, che richiede una crudeltà sconosciuta ai fotoamatori. Tanto per capirsi, ai tempi della pellicola, la regola dei professionisti era “3 su 36”, lo spirito da macellaio di cui si deve armare un bravo professionista al momento della scelta.”Seleziono le foto migliori per il cliente prima di passare alla fase di post-produzione. Quando ero all’inizio mandavo tutte le foto al cliente affinché scegliesse le sue preferite, ma a volte venivano scelte foto con dei difetti o piuttosto difficili da ritoccare. Cerco qualsiasi difetto tecnico: messa a fuoco mediocre, sovraesposizione o sottoesposizione e sfocature. Elimino tutte le immagini con difetti evidenti: non andrò a modificare una foto che non è già piacevole a occhio nudo. In questo modo posso usare un approccio più leggero in fase di editing e concentrarmi sulla regolazione del colore e della luce. Mi sbarazzo delle ombre, in modo che la luce generale abbia un aspetto più morbido mentre regolo il contrasto”. Di fatto Yasmin costruisce l’immagine tenendo conto di fattori che possono essere paragonati alla natura morta di un pittore. La luce, la composizione, il lato irreale dell’effetto che può aggiungere un mistero tutto particolare, a volte partendo da un pensiero semplicissimo: “Non sono un’appassionata di mandarini, ma volevo assicurarmi che chiunque vedesse questa foto avesse la tentazione di mangiarne uno”.

15 Marzo 2022

Roberto Vignoli

Roberto Vignoli ha lavorato con le agenzie fotografiche Image Bank, Action Press, Granata Press, Grazia Neri, MaxPPP, Luz Photo, per 12 anni e' stato responsabile degli Esteri all'ufficio fotografico dell'"Espresso", ha fatto piu' di cento mostre fotografiche in Italia, Francia Ungheria, Argentina, Cuba, Stati Uniti, Turchia e Australia, insegna fotografia di architettura al Centro Sperimentale di Fotografia a Roma e collabora con il quotidiano "La Ragione".

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