In apparenza semplici e levigati ma ricchi di significato, i lavori di Gérard Le Roux sono sofisticati commenti sulla realtà naturale ed umana, costruiti con pochi, semplici elementi, sorta di codice per esprime il suo modo di vedere e intendere il “fare arte”.
Kant diceva: “l’artista fa perché deve, non perché sa” e l’artista ha una enorme responsabilità: ossia trasformare la nostra visione, la visione dello spettatore, fino ad incorporarla giorno dopo giorno. Molte opere tentano di evadere dalla propria interpretazione per non riferirsi che a se stesse, altre senza dubbio, si avviluppano nel loro contorno e l’uomo, instaurando una nuova relazione fra essi e l’opera prodotta.
La scultura non esprime lo spazio sino a che lo trasforma, senza dividerlo; ma la scultura – parlando in senso tecnico – può essere solo la materializzazione di una forma in uno spazio? A volte – come qualsiasi espressione artistica – è una maniera di esorcizzare, un disperato sforzo per apprendere, per appropriarsi del mondo. Gérard Le Roux dimostra che queste due concezioni possono non essere esclusive né tanto meno parallele. Il suo punto di partenza è il quotidiano; egli però non cerca di replicare fedelmente la realtà apparente, ma si spinge fino a scoprire l’architettura occulta insita in essa.
A tal proposito, una delle opzioni più comuni nell’arte contemporanea è quella di modificare le dimensioni effettive degli oggetti, ingigantendoli, o ancor più frequentemente rimpicciolendoli, al fine di esaltarne le caratteristiche o, al contrario, di decontestualizzarli.
Le Roux applica questo metodo alle sue creazioni, rendendo quello che in gergo chiameremmo “natura morta”: in realtà, però, guardando questi lavori è difficile pensare a qualcosa di più presente, quindi di più vivo, di più materiale. Il tutto risulta un’emozione sia dei sensi che della vista, un’esplosione del tatto e della materia dove si esaltano le forme e i colori concentrati sulla centralità dell’oggetto.
La Pop Art ha evidenziato questa opzione, portando l’attenzione sugli oggetti comuni e quotidiani presenti intorno a noi e riproducendoli più volte, ma su questo percorso Gèrard Le Roux ha cercato la sua via d’uscita attraverso una ricerca personale su forme, materiali e ancora di più colori.
La sua è una scultura che invita ad allungare le mani per toccare anzi meglio per accarezzare e utilizzare al meglio un altro dei nostri sensi oltre a quello visivo e percettivo, il gusto, visto che spesso si tratta di materializzazione di frutti della natura come un invito a “a mangiarli”.
“Il bello della natura è che non ha età ne stile” le sue ciliegie, le sue pere, le mele, i pomodori sono la visualizzazione di oggetti/prodotti già di per se belli. Quante volte ci siamo incantati davanti alla bellezza di forme e colori delle ciliegie che spesso per gioco diventano gioielli da indossare come ornamento. Ma in questo lavoro non c’è la tendenza ad esaltare un naturalismo illustrato, anche quando la somiglianza reale è così evidente.
Lontano da qualunque modello casuale e sotto un impulso emotivo e personale, Le Roux crea attraverso una sua personale concezione situazioni ed elementi appartenenti alla propria dimensione oggettiva. Sono elementi totalmente figurativi, forme pure animate dalla luce. Una luce che subordina il colore degli elementi, il bronzo lucido, il fascino del marmo di Carrara che danno sicuramente un particolare significato espressivo e giocando un ruolo primario nelle sue opere.
La luce è un elemento che produce e scopre le forme e i volumi, o che si trasforma modificando la visione. Questa relazione tonale di luce-colore è responsabile di una certa vibrazione o movimento esterno, di una “lucidezza” che suggerisce un silenzioso spiazzamento degli elementi. Il risultato è, in essenza, molto chiaro nel risultato per integrità ed equilibrio compositivo. L’unicità, aspetto di vitale importanza del suo lavoro, si conquista attraverso la composizione in cui gli elementi sono saggiamente disposti nello spazio, relazionandosi tra loro in un costruttivo sviluppo di forme. Forme che sembrano esistere solo in funzione della conoscenza di due qualità: la purezza e l’organizzazione.
L’arte e la natura sono i termini di una coppia dialettica che può incontrare la sintesi nella ristrutturazione dell’ambito umano, talvolta in un ambito ancora più intimo: è nella vita quotidiana, questa cellula modesta, ma imprescindibile da qualunque progetto di organizzazione ambientale, che si ritrova la sua semplicità espressiva. Ed è qui che più frequentemente la riunione delle forme d’arte, in contrappunto o armonia con mera funzionalità, incontra la sintesi ricercata dall’artista. Una ricerca di nuovo dialogo con il mondo e con la struttura cosmica. L’artista, in questo caso, o esprime l’esaltazione della natura per incontrare un contatto fraterno o esprime il patimento della realtà.
Pertanto sperimentare sarà sempre tentare di rincontrare il significato dell’universo e l’universo del significato. A sua volta, realizzare “l’oggetto” sarà come conseguire le forme che esprimono le linee di comunione. L’oggetto, in senso stretto, può proporre un “ambiente” compiendo una funzione in maniera contundente, potere di aggressione e, al tempo stesso, di decorazione. E’ così che si traduce l’inquietudine che obbliga a rompere con il prevedibile, senza il rischio di una forma convincente, così da lasciar supporre un’estetica ben confermata, terminata.
Le sculture di Gérard Le Roux cercano un impatto, la monumentalità, il puramente circostanziato, non rimangono nella memoria per il loro contenuto ma per la loro forza di scontro, il quale è un valore in se. Perdurano quindi nella memoria per il loro significato che di volta in volta viene conquistato attraverso la visibilità costante della forma. All’arte rimane quindi il compito della vita e alle forme la bellezza del quotidiano.
Pittore e scultore di fama mondiale, Gérard Le Roux è nato il 12 gennaio 1942 a Parigi, vive e lavora a Saint-Tropez. Durante gli anni ’60 Gérard Le Roux ha dedicato il suo tempo a un periodo astratto. Sempre ispirato dall’elemento acqua, Le Roux si muove tra l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo negli anni ’80, iniziando il suo primo periodo espressionista. Un periodo determinante nella vita di Gérard Le Roux, che ottenne in questo periodo gli onori degli alti luoghi. Durante quel periodo, a seguito di una degustazione di frutta, Le Roux scoprì il suo “pollice verde” e decise di intagliare dei frutti giganti in bronzo e marmo. Ha preso la sua ispirazione nel cuore della Toscana in Italia. Pietrasanta e Carrara, i due centri mondiali del bronzo e del marmo, da allora hanno visto fiorire il suo frutteto. Gérard Le Roux lavora all’interno di laboratori monumentali lì oltre a Fernando Botero e Arman. Il messaggio più significativo uscito dalla sua arte nel rispetto e nella qualità del nostro cibo, e il frutteto di Le Roux illustrano perfettamente il risveglio della coscienza.
Nel 1990 decide di fondare il suo laboratorio nel cuore del villaggio di Saint-Tropez. Questo famoso luogo è stato da allora la sua principale fonte di ispirazione, favorevole a un’abbondanza di idee e progetti.