Incontri, e storie: Fausto Fiume della Galleria Fidia in Via Angelo Brunetti, ed Alberto Timossi, alla Galleria Fidia con la sua “Materia d’urto” fino al 4 novembre prossimo.
Via Angelo Brunetti, dove al 49 si trova la Galleria Fidia, la incontri facile, incamminandoti da Piazza del Popolo in via di Ripetta.
Ad attenderti, sull’angolo della strada, lo sguardo fiero volto al futuro liberato di Angelo Brunetti, appunto, che qui nacque nel 1800 (tondo tondo) e che fi garibaldino convintissimo e di grande eloquenza. Tanto che c’è chi dice che il suo nome “di battaglia” quello con cui è meglio conosciuto dai più ossia Ciceruacchio, volesse richiamare il suono del nome di Cicerone.
Ma questo incontro con Ciceruacchio non è assolutamente il solo, se cammini in questa breve via verso il fiume lasciandoti accompagnare dal genius loci, anzi.
Perché “padrona” dell’aria e dei pensieri, qui, è l’arte: “da sempre”, dice Fausto Fiume, “Galleria Fidia” il nome con cui io l’ho salvato sul telefono, perché lui e la sua galleria sono davvero un’entità unica.
Nata cinquant’anni fa, la Galleria, per l’intuizione di un padre carabiniere appassionato ed esperto d’arte, che la aprì lasciando l’Arma e che così mantenere e sviluppare i contatti con le (non) tante artiste – ma questo è un altro discorso – ed i tanti artisti che in quegli anni 60 del 1900 rendevano Roma il cuore pulsante (anche se non economico) dell’arte contemporanea italiana.
Fidia, il nome della galleria, per evitare di incorrere in una omonimia dato che poco distante una Galleria (del) Fiume c’era già, e per intitolarla ad un personaggio geniale ed a volte “inatteso”, come il grande architetto del Partenone di Atene; Fausto, il nome del figlio che, dal 1985, ha continuato la strada iniziata, mantenendo anche il piacere, e la ricerca, di un tipo di rapporto personale con le artiste e gli artisti, che oggi è diventato “merce” quanto meno “rara”.
Gli incontri raccontati da Fausto Fiume sono quelli con Mario Schifano, e Tano Festa, due tra i molti amici della Galleria; ed è una finestra che si apre su un mondo che si adatta perfettamente all’idea di arte mescolata con la vita bohémienne di coloro che in vita non ebbero il riconoscimento che meritavano; ma anche con la genialità e la voglia di condividere di uno Schifano che diceva di volere che ogni famiglia avesse un suo quadro pop, ma che per essere sicuro di avere raggiunto il suo scopo voleva che quel quadro fosse appeso in cucina, in modo di far parte della vita vissuta di chi lo aveva acquistato.
Incontri sono ciò che Rome Art Week vuole “facilitare”, spiega Fausto Fiume che con Rome Art Week collabora fin dai suoi inizi di otto anni fa, seguendo l’idea di Massimiliano Padovan che ne è il “patron”; anche a costo di sembrare troppo inclusivi, per permettere ad artiste ed artisti “giovani per il mercato” (così li ha chiamati Maria Vittoria Marchetta nella intervista per la Galleria La Nica e Giovanni Viola) di rendere i loro lavori visibili al grande pubblico, così come alle Gallerie ed alle strutture appena nate di potersi far conoscere.
Ed incontri, ancora, sono quelli che dice l’arte particolarissima di Alberto Timossi, che alla Galleria Fidia esporrà fino al 4 novembre la sua “Materia d’urto”.
Timossi è lui stesso (spero non me ne voglia) “incontro di culture”: Liguria e Toscana scorrono nelle sue vene, e Roma lo ha adottato da tempo. Un incontro che si declina in opere scultoriche di grandi dimensioni (ma non solo) con le quali l’artista sconfina dalla scultura urbana” a quella ambientale.
Materiali industriali che intersecano ambienti naturali, li attraversano, se ne fanno attraversare; pietre e radici che contaminano, urtandoli, elementi artificiali, che li accolgono, e ne sono accolti, per dar vita a qualcosa di nuovo, che contiene il “dna” di entrambi e che, alla fine ma anche nel pensiero iniziale dell’artista, nei loro incontri sono segni di speranza, espressi dall’arte e dalla poesia.