Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Federica Anna Molfese

Federica Anna Molfese

Federica Anna Molfese è nata a Roma nel 1988, dove vive e lavora. Artista, fotografa, pittrice e scultrice. Dopo aver terminato il percorso intrapreso alla Sapienza, con la laurea in Scienza Politiche decide di studiare fotografia diplomandosi nel 2016 alla Scuola Romana di Fotografia e Cinema. In seguito, approfondisce sviluppo della pellicola e fotografia nello studio con Tiziano Toma e lavora per lui come assistente come anche per Stefano Compagnucci, inoltre fa la fotografa per l’Outdoor Festival in via Giudo Reni e per la Galleria Parione9. La sua ricerca artistica si è incentra sul tema del tumore al seno. Tema a lei molto vicino in quanto proprio in quel periodo aveva scoperto di averne uno e si è sottoposta a una mastectomia ed a cicli di chemio e radioterapia. Le terapie, i cambiamenti fisici ed emotivi che inevitabilmente quest’esperienza porta con sé, sono entrati con lei, e insieme a lei, nei suoi progetti fotografici con una produzione artistica che privilegiava la pellicola in bianco e nero per esprimere al meglio la presa di consapevolezza dei momenti più importanti del suo presente. Tra le principali esposizioni c’è quella alla dodicesima edizione di Paratissima a Torino, dove ha presentato il progetto “(Co(incidenze)” riflessione sul rapporto con la madre, un’unione ritrovata nella comune battaglia contro il tumore al seno. In seguito, ha esposto al Dodici Pose Art Gallery di Roma con il progetto “Divisione” riflessione sulla contrapposizione di due concetti di bellezza femminile. La prima classica dolce e la seconda spoglia priva di filtri, primordiale data dalla chemioterapia. Ha presentato sempre al Dodici Pose “Intrinseco” tentativo attraverso le fotografie di allargare il tempo e lo spazio per fermare l’attenzione sul momento presente guardandolo nella sua totalità in intima armonia con la natura. Inoltre partecipa esponendo le sue foto alla festa della musica di Roma nella Biblioteca G. Mameli. Ha continuato a studiare partecipando a Fine Art Nude Masterclass con i fotografi internazionali Lukas Dvorak e Marius Budu per approfondire la fotografia di nudo e la fotografia di ritratto. Il passaggio dalla fotografia alla pittura ed alla scultura si è evoluto insieme alla sua malattia, infatti con la scoperta delle metastasi ai polmoni decide di voler ancora una volta regalare un pezzo di se stessa ed allo stesso tempo lasciare andare una parte di quest’esperienza, trasformandola in arte aprendo nuove frontiere, la pittura acrilica su legno. Di fatti ritrova in essa, nella sua crudità e durezza, l’espressione perfetta di quello che sentiva per poi sperimentare sulla tela come anche su diversi materiali, soprattutto di riciclo (vecchi scaffali, cartone, plastica) ed esplorando di volta in volta tecniche differenti come la pittura per sovrapposizione, assemblage. Queste ricerche sono confluite in una serie di esposizioni tra le principali all’Open Market alle Fonderie dell’Arte, al Caffè Bohemien, alla Galleria Monti ed alle due edizioni del Festival Visionaria a Subiaco ed a Velletri. In seguito, ha esposto al Fax Factory Art Gallery “27” progetto pittorico incentrato sulla figura femminile e su soggetti naturali corpi di donna, fiori, campi di grano per rappresentare la forza e lo spirito dolce dell’essere femminile nella sua più profonda interiorità. Al NVMEN Art Gallery espone il progetto “Donne” di cui hanno scritto: “La figura femminile, sottratta agli stereotipi imposti dalla società e dalla cultura, viene rappresentata nella sua più nuda e pura essenza grazie all’uso di un linguaggio crudo e lirico allo stesso tempo, che unisce la potenza semplice ed evocativa del colore alla lucida essenzialità delle forme.” Il suo ultimo progetto è “{S[he(art)]}”, l’arte di lei, il cuore di lei, il corpo di donna connessi armoniosamente con la natura esposto fino al 10 ottobre al Warmthotel. Un progetto suddiviso in due parti la prima dedicata all’empowerment della donna come libertà di definire e ridefinire se stessa aldilà di “archetipi” e la seconda dedicata al rapporto tra donne rappresentato tramite un trittico di statue sul Coming out ripercorrendo le sfide celate nella scelta. Prima fra tutte l’apertura degli occhi sulla possibilità di essere altro, la seconda riferita a tutti quei piccoli gesti che definiscono la coppia racchiusi nel bacio, un gesto che in pubblico tra persone dello stesso sesso è spesso negato da loro stessi. L’intimità come scoperta del proprio corpo attraverso quello del proprio partner. Per terminare ha voluto rappresentare anche la dimensione del noi, bellezza ed espressione tipica della specie umana espressa in particolar modo dal quadro con la figura centrale metà donna e metà uomo perché ognuno di noi ha una parte maschile ed una femminile più o meno pronunciata.