Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Astreia | Silvia Iorio

Riproduci video
[wp_ulike]

C’è un equilibrio estremo nel cielo notturno che sbilancia e rapisce lo sguardo degli esseri umani. Allo stesso tempo richiede precisione, calcolo. Per non sperdersi. L’approccio alle stelle per un’artista come Silvia Iorio equivale a tracciare una geografia interiore, un linguaggio indagatore. Il macrocosmo che scruta il microcosmo come in un’astronomia inversa che sarebbe piaciuta ai nostri filosofi rinascimentali. Le sue grandi tele e carte cosmografiche richiamano alla mente i secenteschi atlanti stellari di Andreas Cellarius, il massimo cartografo olandese della volta celeste. Allo stesso tempo, i codici applicati ai suoi astri creano collegamenti con i più leggeri dei segni di Cy Twombly, un artista che Iorio ama molto, e alle linee “danzanti” di Brice Marden. Entrambi allievi di Franz Klein, il più segnico e intellettuale tra i protagonisti della stagione dell’espressionismo astratto americano.

Astro ha la stessa radice di astratto, ricorda l’artista romana, che vive e lavora in Umbria. Così la sua prima personale alla Kou gallery s’intitola Astreia, in greco antico “notte stellata” o anche “figlia delle stelle”. Era anche il nome della divinità della purezza e della precisione. Poesia e matematica. La mostra antologica ripercorre in sedici lavori (di cui tre componenti d’arredo che formano un’installazione ambientale) l’itinerario artistico di Iorio, da uno dei primi monocromi su carta ai “rumori colorati”, acquerelli nella cui tavolozza si mescolano scaglie metalliche e polvere d’oro. Dalle “carte cotte” in blu profondo e contorno rosa che hanno i riflessi morbidi di un antico tessuto orientale alle cosmografie e alla galassia-codice, opere in grande formato realizzate appositamente per questa mostra. Come in una delle teorie sull’universo, il mondo di Silvia Iorio si muove per “inflazione” dal monocromo denso alla moltitudine di segni.