Casa del Mantegna - Mantova
La Casa del Mantegna ha rappresentato, per molti, a partire dai giovani, un contatto particolarmente significativo con l’arte, la comunicazione e la cultura contemporanea e che è stata, e continua ad essere, assieme alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Te, un punto di riferimento importante per tutta l’arte e per il dibattito culturale mantovano. Nelle sale di questa quattrocentesca dimora sono infatti passati non solo gli artisti mantovani migliori, o almeno gran parte di loro, ma anche importanti protagonisti del panorama artistico del nostro paese, a volte ancor prima che essi ricevessero una compiuta affermazione.
La Provincia ha compiuto e sta compiendo ogni sforzo per valorizzare sia il complesso architettonico dell’edificio, non a caso situato su una delle estremità del cosiddetto asse gonzaghesco, che da Palazzo Ducale conduce alla vicina residenza suburbana di Palazzo Te, sia un percorso trentennale d’eventi, dibattiti, convegni, seminari ed esposizioni.
Edificio monumentale di elevatissimo valore storico e artistico, è la principale sede espositiva della Provincia.
Viene utilizzata anche quale struttura che ospita buona parte degli uffici relativi alle iniziative culturali dell’Amministrazione.
Quale è la storia e l’anima di questa casa,che Mantegna volle per sé e che secondo i suoi dettami venne costruita?
In realtà, non si sa chi abbia effettivamente costruito l’edificio: si parla, ad esempio, di Giovanni da Padova, ma i dubbi rimangono. Comunque, l’epigrafe scolpita sopra un rinforzo marmoreo d’angolo offre la data esatta di inizio dell’impresa, il 1476.
Il cantiere si dibatté in varie lungaggini, e le successive vicende della vita di Andrea, in perenne movimento tra diverse dimore mantovane complicano non di poco la vita del luogo .Probabilmente, egli abitò nella Casa solo tra il 1496 e il 1502.In quell’anno infatti il marchese Francesco acquistò l’edificio dall’artista, che forse temeva di rimanere vittima della miseria, oppresso come era da molti debiti (famosa la cessione ad Isabella d’Este di un busto romano raffigurante l’imperatrice Annia Faustina, da lui molto amato).
Da allora, questa specie di tempio laico seguì il destino della dinastia dei Gonzaga, fino alla vendita al ramo minore di Vescovato, avvenuta nel 1607. Il luogo passò poi a meno illustri famiglie, che rimaneggiarono l’abitazione. In breve, agli inizi del novecento la Casa era letteralmente inglobata all’interno di una scuola, l’Istituto Tecnico Pitentino.
Scrive Ferlisi: Solo negli anni quaranta, a guerra dichiarata, l’antico edificio venne scorporato dal fabbricato scolastico e, per quanto possibile, riportato alle forme originali. L’Amministrazione Provinciale si assunse l’onere dei lavori di restauro… Il lavoro fu enorme e così pure la trasformazione. Dei decori dell’abitazione quasi nulla era rimasto, ma la struttura originaria riemerse nella sua purezza, per quanto non si sappia ancora se sia esistita o no una cupola a copertura del cortile interno. Comunque, vennero adeguatamente ripristinati i due piani, il tracciato geometrico della pianta e il giardino posteriore