Calcagno Art Studio - Venezia
Dal 2005 Françoise Calcagno ha aperto uno studio nel cuore del Ghetto Ebraico di Venezia, a metà strada tra sala espositiva e laboratorio artistico. L ’Art Studio viene utilizzato dall’artista per realizzare ed esporre i propri lavori, ma soprattutto per avviare un confronto con la città in cui vive e lavora. La Galleria è diventata così luogo d’incontro e spazio espositivo anche per altri artisti che hanno la possibilità di esporre le loro opere e confrontare le proprie ricerche; nonché luogo di discussioni e di letture, laboratorio di idee e di progetti.
Le iniziative sono diverse, dalle mostre personali dell’artista stessa, all’ospitalità concessa ad artisti esterni, alla presentazione di libri di poesie e di libri d’artista, agli happening con letture di poesie e performance, alle video proiezioni nello spazio della galleria e del campo. La filosofia con cui l’atelier affronta l’arte e tutte le forme di creatività ad essa collegate sono riassunte nelle parole stesse dell’artista: “L’idea del cambiamento è associata al pensiero di qualcosa che finisce o diventerà qualcos’altro e questo mi affascina e mi intimorisce, così cerco di bloccare il cambiamento fermando oggetti, segni e tracce sul supporto. A volte possono essere oggetti reali che attirano la mia attenzione, perché il tempo o l’azione dell’uomo li hanno già modificati in modo evidente, altre volte tracce, impronte, segni, si concretizzano direttamente dal mio agire su una superficie, tramite l’incisione, la materia, il colore. Noi siamo fatti di relazioni, siamo in massima parte il risultato di relazioni che instauriamo con noi stessi e il nostro ambiente naturale e sociale. Tutto ciò che si vede è un intrico di materia e di segni, a volte oggetti, istanti di vita fermati.
Forse tutto il significato sta nel rimettere in discussione, nel guardare da un altro punto di vista, nel trovare altre soluzioni. La crescita, il valore, la vita stessa stanno in questa capacità di cambiare, quasi tutto può essere recuperato e trasformato e continuare a vivere in un altro modo, in un’altra forma, in un altro paesaggio. Per un caso fortuito o per una singolare coincidenza ho scoperto questo spazio nel cuore del Ghetto Ebraico di Venezia vicino ad altre gallerie e librerie, un luogo ricco di memoria e di spiritualità, di cui forse anche il mio lavoro è impregnato e si arricchisce costantemente. Qui si respira cultura, cambiamento e ricerca grazie a un dialogo continuo tra le persone, i libri, le immagini e i luoghi.”