Biblioteca Classense Ravenna - Ravenna
L’antica libreria dei monaci Camaldolesi, riedificata fra il 1706 e il 1714 dall’abate Pietro Canneti all’interno nell’Abbazia di Classe, divenne Biblioteca Civica di Ravenna nel 1803, in seguito alle soppressioni napoleoniche delle corporazioni religiose.
Negli spazi monumentali della Classense furono raccolti anche i fondi librari dei più importanti complessi conventuali e monastici della città. Tra i fondi più antichi si annoverano codici manoscritti, incunaboli, edizioni a stampa di pregio, autografi, manoscritti musicali, ricchissimi carteggi, raccolte di grafica quali disegni, rarissime xilografie, incisioni, litografie.
Numerosi i fondi speciali, di grande ricchezza e varietà documentaria. Nel corso degli ultimi due secoli, ai fondi monastici delle abbazie si sono aggiunte le donazioni di importanti biblioteche private, come quella dell’architetto Camillo Morigia (1743-1795) e dello storico dell’arte Corrado Ricci (1858-1934), e le acquisizioni di intere collezioni come quella formata dalla famiglia Spreti, ricca di manoscritti e di documenti indispensabili alla conoscenza e alla ricerca della storia e della cultura di Ravenna, e la Raccolta Dantesca, formata dal grande bibliofilo – editore Leo Olschki, la più completa collezione di prime e rare edizioni dedicata all’opera di Dante Alighieri.
Oggi, anche in virtù di una politica delle acquisizioni costante nel tempo, la Classense è divenuta una biblioteca storica di cultura generale, dotata di un patrimonio librario antico, moderno e contemporaneo tra i più importanti d’Italia.
Un grandioso progetto di restauro architettonico è in atto: si propone di recuperare a biblioteca tutti gli spazi dell’antico complesso abbaziale, per una superficie utile di 28.000 mq.
Continuano inoltre le acquisizioni di fondi speciali e biblioteche d’autore: si segnalano tra gli altri il Fondo Gambi-Vergnano, il Berengo-Segre e il Fondo Luigi Ferdinando Russo.