VENEZIA È UNA PAUSA TRA UN ANTRO E L’ALTRO
La Blue Gallery di Venezia, dal 18 ottobre al 18 novembre 2025, presenta una mostra che racconta l’evoluzione di una ricerca artistica in cui pittura, teatro e visione si intrecciano in modo indissolubile. Un percorso che nasce dall’intimità dello studio e si apre allo spazio della città come luogo d’incontro tra interiorità e mondo.
Nel lavoro di Liberati la pittura non è mai solo gesto o immagine, ma “parte costitutiva di una pratica di scrittura artistica” – come ha sottolineato Lorenzo Mango – che negli anni ha coinvolto teatro e video in un unico linguaggio ibrido e coerente. È in questa prospettiva che la mostra veneziana diventa un’occasione per leggere la pittura come drammaturgia visiva, come scena mentale dove luce, materia e pensiero trovano un equilibrio fragile ma necessario.
I lavori esposti – disegni e collage interamente realizzati a mano – si muovono tra astrazione e figurazione, tra struttura e racconto. Il segno, tracciato con grafite e pigmenti, non è mai neutro: costruisce spazi interiori, evoca immagini di memoria, restituisce al foglio la densità di una superficie abitata. Come nei suoi “teatri della visione a matita”, il disegno diventa un atto scenico, una messa in scena mentale in cui la forma è al tempo stesso materia e pensiero.
L’esperienza teatrale di Liberati, maturata negli anni del Nuovo Teatro Italiano con i Tradimenti Incidentali, continua a nutrire il suo lavoro pittorico: ciò che un tempo era scrittura scenica ora si trasforma in scrittura visiva. Il teatro, come la pittura, resta un modo di interrogare la realtà attraverso la luce, lo spazio e la presenza.
A Venezia, città che da sempre è teatro naturale della luce e dell’immagine, questa riflessione trova una risonanza particolare. Le opere dialogano con l’ambiente circostante, amplificando il senso di sospensione e di concentrazione che da sempre accompagna la ricerca dell’artista.
La mostra è a cura di Silvio Pasqualini, che approfondisce il legame tra gesto e visione, e da un testo critico di Lorenzo Mango, che ne inquadra il percorso teorico all’interno del teatro visuale del Novecento.
Alla Blue Gallery, spazio indipendente attento ai linguaggi della contemporaneità, questa esposizione conferma il valore di un progetto che guarda alla pittura come a un campo ancora fertile di possibilità, capace di dialogare con il tempo presente senza rinunciare alla profondità del pensiero e dell’esperienza.