Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Terrae. Sguardi sulle terre estreme

Prosegue l’attività della Other Size Gallery di Milano focalizzata sulle realtà artistiche periferiche italiane, a cura di Maria Savarese.
È il finibus terrae d’Italia, il capo di Leuca, all’estremità sud del Salento, ad essere questa volta sotto i riflettori, con sette fra i protagonisti di Ramdom, progetto ideato e curato da Paolo Mele e Luca Coclite, che quel pezzo di terra hanno vissuto, studiato, scandagliato: Andreco, Carlos Casas, Luca Coclite, Elena Mazzi con Rosario Sorbello, Jacopo Rinaldi e Lucia Veronesi.
Attraverso opere realizzate con media diversi, la mostra “Terrae. Sguardi sulle terre estreme” presenta dal 28 settembre al 15 novembre 2018 la rilettura contemporanea di un territorio remoto e complesso, porta d’accesso del Mediterraneo.

La serata di inaugurazione vedrà inoltre protagonista la danza contemporanea – a rimarcare l’identità multidisciplinare dello spazio espositivo che si colloca all’interno del concept polifunzionale Workness – con una performance intitolata “Salento”, pensata da Hektor Budlla di Aterballetto, prestigiosa compagnia di danza appena reduce dalla messa in scena della Tempesta di Shakespeare al Piccolo Teatro di Milano.
La coreografia si ispira al tema della tutela del corallo bianco, materiale prezioso tipico dei fondali pugliesi, a rischio d’estinzione.
Commenta Budlla a tale proposito: “Un mare con un fondale magico che ospita da milioni di anni il corallo bianco. Un rarissimo corallo che rischia di essere spazzato via da un progresso estremo. Siamo sicuri che ne valga la pena? Non rischiamo così, oltre di cambiare un paesaggio estremamente bello, di cambiare anche lo spirito delle persone che lo abitano?”

Ramdom (Gagliano del Capo, LE) è un’associazione di produzione culturale e artistica che promuove nuovi linguaggi di comunicazione e pratiche creative, interagendo con soggetti privati e pubblici, nazionali e internazionali. Nel 2014 lancia il programma “Indagine sulle terre estreme” in cui artisti, curatori, operatori culturali e cittadini partecipano a un processo di riflessione sui contesti periferici.
Il capo di Leuca è un organismo complesso in cui paesaggio naturale e umano si compenetrano: “Non esiste uno studio scientifico che ne stabilisca la connessione – dichiara Paolo Mele – ma vi è sicuramente una relazione stretta tra la dislocazione geografica, la composizione geologica di questa terra e il carattere di chi la popola”.
Le terre estreme sono dei punti privilegiati da cui osservare il resto del mondo, racchiudono una magia e un potere evocativo straordinari: da queste riflessioni nascono i lavori dei sette artisti in mostra.

Andreco concentra il suo progetto su quelle aree di transizione tra il paesaggio terrestre e quello marino, le scogliere. Il suo lavoro apre una riflessione sul concetto di limite naturale e di confine politico.
Carlo Casas, filmmaker, nella sua ricerca è rimasto affascinato dal paesaggio umano e naturale dell’estremo lembo d’Italia. Ha indagato la storia millenaria delle rocce e di chi, assieme al mare, le ha modellate: gli spaccapietre.
I lavori di Luca Coclite si presentano come la rivincita della fragilità del paesaggio sulla volontà dominatrice dell’uomo, elemento che caratterizza da sempre la ricerca dell’artista che indaga le relazioni tra architettura, paesaggio e cambiamenti sociali.
Il lavoro di Elena Mazzi e Rosario Sorbello nasce da un accostamento tra la pratica dell’apicoltura nomade e il fenomeno della migrazione umana che da vent’anni a questa parte vede coinvolta l’intera area mediterranea.
Intervallo di Jacopo Rinaldi è un’opera in movimento: tendaggi a stampa che riproducono una serie di fermi immagine tratti da una pellicola di un cinegiornale del 1935. Le tende esposte sono state precedentemente installate su un vagone passeggeri di una littorina delle Ferrovie del Sud Est dove, allineate a intervalli irregolari, hanno ricreato la suggestione dell’attraversamento del paesaggio.
Lucia Veronesi parte da riflessioni sul paesaggio che si concentrano sul concetto di “contrasto” e sull’utilizzo di tecniche eterogenee, dove un frammento fotografico è amalgamato al collage e all’intervento pittorico nell’intento di restituire un nuovo scenario fatto da sguardi diversi.

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