Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

STATIC CINEMA –tra movimento e immobilità

A Venezia, nei giorni in cui ilgrande schermo domina la scena, una rassegna alternativa sceglie di celebrare l’immobilità delle immagini, si tratta di STATIC CINEMA, ospitata dal 29 agosto al 24 settembre 2025 negli spazi di CREA – Cantieri del Contemporaneo alla Giudecca.
La mostra, curata dal fotografo di fama internazionale Danila Tkachenko insieme a Slavica Veselinović, propone un paradosso affascinante: raccontare il cinema attraverso la fotografia. Non come un semplice fotogramma immobilizzato, ma come una realtà temporale autonoma, capace di trasformare l’azione in un nuovo spazio visivo e concettuale.

«Ci interessa il momento in cui la fotografia smette di essere un frammento congelato del movimento e diventa un modo di pensare il tempo» spiega Tkachenko. E in effetti, passeggiando tra le opere, la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un cinema che si è fermato, un cinema statico, dove la sospensione genera nuove emozioni e riflessioni.
Il percorso espositivo è imponente: oltre 160 artisti internazionali mettono in campo le loro visioni. Jon Rafman, con A Man Digging, trascina lo spettatore in uno spazio meditativo in cui corpo e immagine congelata si intrecciano in una dimensione quasi trascendentale. Antoine d’Agata, celebre per il suo approccio radicale e psicoanalitico alla fotografia, cattura l’intensità del movimento nel momento stesso della sua decelerazione. Roger Ballen, maestro della fotografia psicologica, costruisce narrazioni visive sospese tra realtà e immaginazione, dove l’immagine statica si fa teatro di tensione e drammaticità.
Un raro fotogramma firmato Lars von Trier tratto da Nymphomaniac rappresenta un ponte ideale tra cinema e fotografia, che restituisce al singolo frame lo statuto di opera autonoma. Accanto a lui, Graziano Arici, storico fotografo della Mostra del Cinema di Venezia, con un archivio di ritratti che attraversa cinquant’anni di cinema e mette in dialogo tradizione e contemporaneità.

Non è solo una mostra di fotografie, ma un vero e proprio laboratorio di pensiero visivo. Il progetto, voluto e organizzato da Art-Icon, associazione no profit con sede a Parigi e Milano, si arricchisce anche della collaborazione con MC2 Gallery di Milano, che presenta i lavori di Antoine d’Agata, Michael Ackerman e Céline Croze, offrendo uno sguardo ulteriore e personale sul legame tra immagine statica e immagine in movimento.

Il concetto di cinema come flusso continuo, così come lo definiva Gilles Deleuze con la sua “immagine-movimento”, viene qui messo in discussione. Static Cinema rovescia la prospettiva, dimostrando come il singolo fotogramma possa assumere una vita propria, rivelando un tempo e uno spazio indipendenti. Allo stesso modo, risuonano le riflessioni di Jean Baudrillard sul simulacro, quando la distinzione tra realtà e rappresentazione si dissolve in favore di una nuova esperienza visiva.
STATIC CINEMA è una pausa nel ritmo frenetico della città durante i giorni del Festival del Cinema, e invita gli spettatori a
guardare tra i fotogrammi — dove la fotografia parla il linguaggio del cinema.

CRISTINA GATTI PRESS & P.R. | Venezia


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