Sandro Chia. L’esercito dell’imperatore
La mostra “Sandro Chia. L’esercito dell’imperatore”, dedicata a uno dei più noti protagonisti della Transavanguardia, inaugura il nuovo spazio milanese della galleria Area\B.
Dal 17 maggio al 19 luglio 2019 viene proposta un’accurata selezione dei guerrieri di XI’AN che si presentano così per la prima volta al collezionismo privato dopo una serie di mostre pubbliche. In mostra, sei guerrieri in terracotta policroma a dimensione naturale e un cavallo, esposti insieme ad una serie di dipinti di grandi dimensioni.
La scelta per l’esposizione di apertura, curata da Alberto Fiz, coinvolge uno degli artisti italiani maggiormente conosciuti e s’inserisce nella programmazione di una galleria che aggiunge all’originario interesse per le ricerche emergenti una specifica attenzione per autori storicizzati e consolidati.
Avvicinandosi a Brenta, uno dei quartieri in maggior fermento del capoluogo meneghino – quello della Fondazione Prada – la giovane gallerista Isabella Tupone amplia i propri spazi – la superficie raggiunge i 400 mq – e li dota di soluzioni tecnologiche all’avanguardia per l’esposizione e la conservazione delle opere.
La personale di Chia rappresenta l’occasione per riflettere su un’esperienza artistica di particolare significato in cui l’artista si appropria dell’archeologia per decontestualizzarla e, nello stesso tempo, attualizzarla.
Com’è noto, i guerrieri dell’esercito di terracotta risalenti al III secolo a.C., scoperti per caso da un contadino durante lo scavo di un pozzo, costituiscono uno dei più importanti rinvenimenti – il sito ne ospitava 500 con oltre cento cavalli – della storia cinese inseriti nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco.
Su questi soldati d’argilla provenienti dalla regione di XI’AN, destinati a servire il primo imperatore cinese Qin Shi Huang nell’aldilà, Chia ha realizzato un intervento pittorico consentendo di evocare la matrice originale rispetto ad esemplari che già alla loro nascita erano dipinti con colori vivaci.
L’artista fiorentino ha voluto immaginare nuovamente l’esercito cinese e dopo aver realizzato, tra il 2009 e il 2010, una serie di copie fedeli in terracotta, le ha svelate attraverso un uso trasgressivo del segno pittorico. La sua azione, accompagnata da colori forti, dall’arancione al blu elettrico, permette di dare una seconda vita ai soldati dell’imperatore che diventano, a 2000 anni di distanza dalla loro creazione, icone della contemporaneità, come se si fossero svegliati da un lungo sonno.
“Chia agisce sulla pelle della scultura – spiega il curatore Alberto Fiz – con innesti, tatuaggi e improvvise contaminazioni (si potrebbe persino parlare di body painting) lasciando immutato il corpo originale. In tal senso, la sua azione appare carica di forte ambiguità dove lo svelare porta con sé un’azione di occultamento. In tal modo, la nostalgia verso l’antico diventa catartica per rileggere la realtà di oggi. L’artista toscano, dunque, costruisce i suoi mascheramenti e ci invita ad osservare l’esercito risorto, ben consapevole che la sua pittura assume un potere linguistico destabilizzante”.
Completa la mostra un catalogo edito da Magonza, con testo critico del curatore Alberto Fiz, la riproduzione delle opere esposte, la documentazione del sito archeologico originale, le vedute dell’allestimento e gli apparati bio-bibliografici.