SANDRO CHIA Il Viandante
Il CIAC Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno ospita fino al 29 gennaio 2017 la mostra SANDRO CHIA Il Viandante, personale dedicata al grande artista toscano, tra i più noti protagonisti della Transavanguardia italiana.
Curata da Italo Tomassoni, la mostra raccoglie circa 50 opere, in gran numero recenti ed inedite, molte realizzate appositamente per gli splendidi spazi del CIAC, arricchendone l’offerta espositiva – sono stati infatti sinora ospitati artisti informali, programmati concettuali, citazionisti “poveri”, neo espressionisti – ed offrendo l’opportunità di incontrare l’esponente più ricco di invenzione figurativa della Transavanguardia.
Accanto a undici grandi tele realizzate tra il 1998 e il 2003, prestate dalla Galleria Mazzoli di Modena, con le caratteristiche grandi figure umane di Chia che emergono da sfondi coloratissimi di forme geometriche o di pennellate ricche e dense, troviamo un gruppo di dieci strepitose tele recenti, con al centro uomini e donne di grande felicità espressiva, su sfondi dove dominano gli azzurri, i verdi e i blu, e paesaggi delicati e poetici.
Sono inoltre esposte una ventina di opere su carta eseguite con tecnica mista realizzate tra il 2012 e il 2014, magistrali schizzi di figure umane, dove Chia studia il movimento, inserendole in sfondi colorati di grande suggestione. Completano il percorso altri lavori recenti del Maestro, tutti di straordinaria qualità.
“L’immagine di un viandante – afferma Chia – è il mio tema preferito, una figura che incede tra cielo e terra, contornato dal paesaggio, possibilmente accompagnato da animali domestici. Il viandante è per me il tema più fecondo, più ricco di conseguenze pittoriche ed ideali”. E ancora: “In fondo dipingere significa questo, significa pedinare a distanza un soggetto, braccare un’immagine, seguirne le tracce, scoprire le tracce, cancellare le tracce. Significa dimenticare se stessi nel paesaggio del quadro appena abbozzato, diventare lo specchio dell’immagine e quasi per caso, inavvertitamente, entrare nel quadro. Pochi passi dentro il quadro e il quadro diventa il teatro dell’auto seduzione, pochi passi dentro il quadro e il quadro si trasforma in autoritratto. Ancora un passo o due e si esce dal quadro lasciandovi l’immagine, l’ombra, il corpo astrale”.
“Per una visione che concepisca la pittura contemporanea come un complesso di eventi che spezza la continuità della storia – afferma Tomassoni – Sandro Chia rappresenta una entità eretica, la occasione offerta alla pittura per un richiamo organico alla idea del rappresentare, che contraddice la frammentarietà e la schizofrenia sperimentale del post moderno. E organico Chia era stato fin dai suoi esordi, quando già all’inizio degli anni’70 intuì la necessità di ricollegare il proprio linguaggio figurativo alle fonti di quel Novecento che 50 anni prima aveva ricostruito un tessuto figurativo disperso dal Futurismo e dalle Avanguardie”.
“Sandro Chia opera su un ventaglio di stili, sempre sostenuto da una perizia tecnica e da un’idea dell’arte che cerca dentro di sé i motivi della propria esistenza – scrive Achille Bonito Oliva, padre della Transavanguardia e profondo conoscitore dell’artista – tali motivi consistono nel piacere di una pittura finalmente sottratta alla tirannia della novità e anzi affidata alla capacità di utilizzare diverse “maniere” per arrivare all’immagine. I punti di riferimento sono innumerevoli, senza esclusione alcuna, da Chagall a Picasso, da Cèzanne a De Chirico, da Carrà futurista a Carrà metafisico e novecentista.”