QUADRI NERI DIPINTI SU CARTA Togo
Togo (Enzo Migneco) è nato a Milano nel 1937. Dal ‘47 al ‘62 è vissuto a Messina. Si è dedicato
alla pittura fin dal 1957, mentre ha cominciato ad incidere più tardi (1969). Nel suo curriculum
figurano circa cento mostre personali in Gallerie di grande prestigio e la partecipazione a Rassegne
e Biennali, sia per la pittura che per la grafica, in Italia e all’estero. Ha avuto la cattedra di Incisione
Calcografica all’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como. Vive e lavora a Milano.
www.togopittore.it
[…] questi quadri, dove la polvere del carboncino si avvicenda alla morbidezza del gesso e alle striature della matita, in un mutevole accordo di grigi, ardesie, antraciti, neri levigati come bacheliti o soffici come velluti; questi quadri, dunque, dove la campitura si alterna alla pennellata divisa, i tratteggi alle trame più corpose, i segni sfuggenti alle stesure damascate, rivelano qualcosa d’altro. Il paesaggio (una parola che nel Novecento ha sempre suscitato sospetti, a cominciare dagli anatemi dei futuristi che nel loro Manifesto condannavano i “laghettisti” e i “montagnisti”) diventa qui il luogo dell’oscurità e dell’invisibile.
Ci spieghiamo meglio. Togo, nella sua pittura, riflette da tanti anni sulla frammentarietà delle cose. Le sue figure non vivono in spazi continui e organici, i suoi paesaggi sono un mosaico di forme e segni (rettangoli irregolari, geometrie frastagliate, vettori) che tramutano l’unità della visione in un insieme interrotto. Varie scelte stilistiche sono all’origine di questi suoi esiti.
Togo si esprime in una sorta di neocubismo filtrato attraverso l’astrattismo geometrico, ma anche attraverso suggestioni primitiviste perché molte sue forme evocano, anche inconsapevolmente, la primordialità di segni preistorici. Quello che più emerge nelle sue composizioni è la molteplice suddivisione della superficie. La natura, richiamata tante volte nei titoli dei quadri (Paesaggio mediterraneo, Canneto e mare, Natura viva, Onda anomala, Giardino e mare, Palma, Mareggiata), si offre al nostro sguardo in una visione problematica, come in uno specchio infranto. […]
[…] nei paesaggi di Togo un rettangolo si suddivide in una processione di quadrati, un triangolo si incunea nella sequenza dei poligoni, una serie di liberi arabeschi, onde elettriche, correnti magnetiche si insinua nella trama geometrica del quadro.
Ma non solo. A questo panorama dinamico e metamorfico si aggiunge nell’opera nera un senso di inconoscibilità che deriva proprio dalla dominante scura della composizione.
È un’oscurità relativa, lo abbiamo visto. Il nero si declina in una pittura tonale che simula lo spettro cromatico e ha continuamente nostalgia del colore.
Eppure il comun denominatore di tutti i “quadri neri” è un’ombrosità mentale, filosofica, volutamente priva di pathos letterario, ma non per questo meno evidente.
I paesaggi di Togo, insomma, esprimono la nostra innata difficoltà di vedere, di distinguere, di comprendere. […]
Elena Pontiggia