Origo | Paul Alex Samaniego
“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.”
Iniziano così i primi due versetti del libro della Genesi, nonché incipit dell’intera Bibbia e della Torah da cui Paul Alex Samaniego ha tratto ispirazione per questo progetto inedito che presenta a Spazio Menexa.
Origo, nel cui nome troviamo già la risposta alla sua ricerca, è una mostra composta da quattro tele di grandi dimensioni e da un video in cui traspare il confronto tra il caos iniziale e quello dei giorni nostri in un parallelo di continua mediazione tra il tormento dell’artista e quello del mondo in cui viviamo da cui viene naturale domandarsi se Paul Alex Samaniego ci parli dell’inizio o della fine del mondo.
Questa è una delle domande che ci poniamo di fronte alle tele dell’artista in cui coesistono caos e quiete dove l’artista ripercorre la creazione di questo mondo all’origine della perfezione, ed inserisce tutta la complessità dell’evoluzione nel cerchio della vita.
Balza all’occhio, infatti, la disposizione dei tratti all’interno di quello che potrebbe apparire come un elemento cellulare ispirato all’evoluzione dello zigote che attraverso la blastocistogenesi genera blastomeri totipotenti con cui l’artista, forse, vuole sottolineare le potenzialità infinite dell’individuo che spesso vengono dimenticate o indirizzate verso l’autodistruzione.
La centralità dei dipinti che al primo impatto ricordano uno scudo antico racchiude in se tutta la forza che nella sua circolarità intrisa di apparente caos rimane coesa, a difesa delle tenebre che la avvolgono e ai cui estremi l’energia rappresentata dal colore lotta per la difesa di questa idea di identità, mentre al contempo l’energia incontrollata e inconsapevole apre squarci all’interno del disco minandone l’integrità stessa.
La forza di queste opere viene esaltata dalla realizzazione eseguita con componenti particolarmente significativi come il carbone, la cenere, la terra, la tempera, la colla arabica e lo smalto acrilico, giustapposti su un supporto di ecopelle e contaminati dal titolo dell’opera scritto in Braille quasi a significare che una lettura completa della stessa possa avvenire solamente con un grado di conoscenza elevato.