L’ibrido universo metropolitano del new-pop surrealista Max
La contestazione della società opulenta, dei suoi perversi meccanismi psicologici ed informativi, è la struttura che alimenta la genesi figurativa dell’immagine di Max Hamlet, non a caso “Sauvage”. Le sue rappresentazioni traggono storia ed ispirazione dall’ambiente sofisticato e crudele della Jet-Society e dell’alta bor-ghesia, di Miami, di Milano, come di Barcellona o Los Angeles. Un linguaggio, il suo, di originale e personale rielaborazione degli stimoli provenienti dalle ten-sioni del surrealismo bretoniano, dai violenti residui di cronaca dei “riporti” di Andy Warhol o della “logica discorsiva” del fumetto prefabbricato di Roy Lich-tenstein. Questi interni di ville, scene di battaglia, luoghi di perdizione, non sono la conseguenza di un’immagine già data, già stabilita dalla cronaca, ma creazio-ni, fantasia operante che abolisce il confine tra reale e verosimile. Alcune “tra-sformazioni” visuali delle immagini con l’innesto improvviso di teste di uccello, possono alludere sia pure molto vagamente alla ricerca di Savinio, ma qui il con-testo è diverso. L’ambiente metropolitano innanzi tutto con tutta la sua carica di barbarie e violenza. Nessuna concezione del mito, come fuga o nascondimento ermetico della realtà. Invece mito come prodotto tragico e lancinante della realtà stessa dei suoi orrori. Un “metafisico darwinismo” è stata anche definita la pittu-ra di Max Hamlet. Certamente essa fa riferimento a quel continuo mutamento della specie umana e non, a quella lotta per la selezione e la sopravvivenza che è divenuta non solo la nostra vita, ma anche le immagini stesse con cui questa lotta è combattuta. Osservando i “dipinti” dell’artista si può notare che la sua ricerca abolisce ogni distacco dalla concretezza di situazioni ed avvenimenti. Non agisce come filtro, secondo alcune impostazioni estetiche della pop-art americana, ma riflette il mondo di oggi e i suoi drammatici e feroci sortilegi.
Arturo Schwarz storico d’arte
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Autore: Max Hamlet Sauvage
Sede: “La Casa degli Artisti”, Via Lepanto, 1, Gallipoli (LE)
Periodo Mostra: dal 12 aprile al 4 Maggio 2025
Inaugurazione: Sabato 12 aprile 2025 ore 18.30
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 16 alle 20
Ingresso: libero e gratuito
Curatori: Proff. Orsolina Fontò e Maria Cristina Maritati
Art director: Giorgio De Cesario
Catalogo disponibile in sede
Proseguono nel mese di aprile gli incontri culturali de La Casa degli Artisti di Gallipoli, residenza dell’artista Giorgio De Cesario, che questa volta ospita nella sua Galleria Permanente l’amico e stimato collega Max Hamlet Sauvage, poliedrico surrealista concettuale di fama internazionale, di origini gallipoline ma di formazione cosmopolita. Ha infatti viaggiato molto per il mondo, frequentando le più prestigiose scuole d’arte ed incontrando gli artisti e i critici più in vista del Novecento e del Nuovo Millennio.
La mostra, presentata dal noto scrittore Maurizio Nocera e costituita da 25 opere, è intitolata “L’Ibrido Universo Metropolitano che indaga sul destino dell’Uomo”: un titolo lungo ma che riassume in poche parole significative il messaggio personale dell’artista. Le opere in esposizione sono una sequenza narrativa nella quale si possono riconoscere i temi cari a Max Hamlet Sauvage: scollacciate figure femminili che si offrono ad ibridi maschili in cui le teste di uccello o animale fanno supporre l’“animalità” appunto che si nasconde dietro l’armoniosa eleganza.
A questo proposito lo storico dell’arte Enrico Crispolti ha commentato: “Si tratta di un mondo esplicitamente perverso, trattato con ironia, satira e sarcasmo, e con il divertimento di uno spirito graffiante che condanna chi mercifica l’immagine femminile e denuncia da sempre le nevrosi sessuali individuali e collettive che oggi sono diventate gossip e cronaca politica”.
Sempre dalle sue opere si evince la critica all’opulenta società occidentale che si congiunge ad una favolistica moderna rappresentata, alla maniera di Max Ernst, “da uccelli che vivono borghesemente e che con l’alta borghesia condividono bisogni e desideri erotici (Giorgio Di Genova, critico e storico dell’arte).
Max Hamlet s’ interroga inoltre su quello che potrebbe essere il destino dell’uomo, considerando l’irreversibile degrado della coscienza umana, il potere delle multinazionali, la sopraffazione crescente di alcuni stati su altri. S’interroga dunque su tutto ciò e Maurizio Nocera conclude: “Il suo sembra veramente uno zoo di figure umane che, davanti al crollo coscienziale dell’umanità e alla violenza dei poteri, fanno sperare in un domani di gioia orgasmica e alla trance liberatrice”.
Non a caso l’illustre Philippe Daverio, parlando di Max Hamlet, lo definì “uomo pungolo” che interroga le coscienze con scomode metafore di denuncia sociale ma piene del pathos di un genius loci ironico e irridente.
Tutto questo è narrato nelle opere incluse nella presente mostra che vanta la cura delle Proff. Orsolina Fontò e Maria Cristina Maritati e la collaborazione di CittadinanzAttiva, assemblea di Gallipoli, e del Circolo “La Fenice”.
Maria Cristina Maritati