Karim Ghidinelli: labirinto
La Galleria San Carlo di via Sant’Agnese 16, Milano, inaugura giovedì 17 marzo 2016 una personale di Karim Ghidinelli. 28 nuove opere dell’artista, che nonostante la giovane età (Ghidinelli ha solo 40 anni), sta conoscendo un grande successo di pubblico e di critica a livello internazionale. Molto apprezzato negli Stati Uniti, dove da anni ha deciso di vivere, ha realizzato mostre a New York, Miami, Montreal e Toronto, Chicago, Houston, West Palm Beach, Boca Raton, Savannah, Jacksonville, Miami Beach, Atlanta, a San Juan (Porto Rico), ma anche a Kuwait City, e naturalmente in diverse città italiane, Milano, Bergamo, Torino, Verona ed europee, LaRoch, Londra, Dublino.
“L’impronta nasce come segno di presenza, non solo di identità… L’identità non basta… non è sufficiente a separare e distinguere, in particolar modo in un momento storico come il nostro in cui tanti accettano di plagiarsi a un piattume culturale. …Ci vuole presenza, carattere, personalità e diversità; insomma la parola chiave è individualità!”
Questo il messaggio che Ghidinelli affida a smalti e resine su supporti metallici, materiali sintetici che appartengono a un tempo presente: una strategia tecnica che ci porta dentro l’opera, catturati in uno specchio che ci rispecchia e ci “costringe” a riflettere su noi stessi, una soluzione che ci parla dell’esuberante sagacia, perspicacia e consapevolezza di questo artista così “riflessivo”. Lucidità e riflessione non sono, però, sinonimi di coerenza e razionalità: il magma di colore lascia trasparire tutta la complessità, le contraddizioni, le conflittualità di quell’universo denso e stratificato che è la vita di ognuno di noi e che è il sentire acuto di questo artista. La superficie lucente e liscia ospita e esibisce le sue grida e i suoi graffi: intarsi a volte casuali, a volte affidati alle parole o, nelle opere più recenti, a simboli incisi a mano nel metallo.
“I simboli scelti” – spiega Ghidinelli – “sono simboli di vita, che ci accompagnano e ci aiutano”.
E, come tutti i simboli, sanno attraversare la traiettoria del tempo, addentrarsi nei labirinti dell’essere, per vestire archetipi e raccontare di noi e del nostro vissuto, quasi una sorta di disegni di Nazca che, un giorno, ipotetici abitanti di un altro pianeta o di un futuro ancora da immaginare potranno decodificare.