Grandi maestri della pittura: dagli anni ‘60 ad oggi
Inaugurazione
Giovedì 19 ottobre 2023
ore 18.30
Sesto Senso Art Gallery è lieta di invitare la S.V. all’inaugurazione della mostra Grandi maestri della pittura: dagli anni Sessanta ad oggi, giovedì 19 ottobre 2023, ore 18.30. La galleria presenta una mostra collettiva di alcuni dei più noti pittori del secondo novecento: dagli anni ’60 ad oggi, le cui opere attraversano le principali correnti artistiche: dal nuovo realismo alla pop art, dall’astrattismo al realismo esistenziale, fino alla nuova figurazione. Le opere esposte sono di Omar Galliani, Mimmo Rotella, Franco Angeli, Renzo Vespignani, Antonio Corpora, Alberto Sughi, Antonio Tamburro. La mostra è curata dalla gallerista Barbara Tamburro.Partendo dall’opera meno recente (1966) di Renzo Vespignani fino alla grande tela (2023) di Antonio Tamburro, la mostra si configura come un percorso cronologico che attraversa le principali correnti artistiche del secondo novecento per arrivare al figurativo più recente. L’opera Caffè di Antonio Tamburro, al centro dell’esposizione, reinterpreta in modo attuale il soggetto femminile con una carica sensuale e una forza espressiva di grande impatto. Le donne sono protagoniste di molti quadri di Tamburro, un pittore come ama definirsi lui, che continua ad emozionare attraverso la sua tecnica magistrale e il suo stile espressivo. Nel corso della sua carriera ha sperimentato varie tematiche pittoriche: dalle spiagge alle periferie, dalle biciclette ai caffè, fino alle metropoli urbane e alla serie degli ombrelli. Del 1966 invece Autoritratto di Renzo Vespignani sembra caratterizzarsi, come le altre opere del periodo, da un tono dolorosamente poetico come evidente dall’espressione di sofferta inquietudine. Pochi anni prima infatti, nel 1963, con i pittori Gianfranco Ferroni, Ennio Calabria, Giuseppe Guerreschi, Piero Guccione, Alberto Gianquinto e i critici d’arte Dario Micacchi, Antonio Del Guercio e Duilio Morosini, l’artista aveva fondato il gruppo Il pro e il Contro,divenuto fin da subito un punto di riferimento per le neonate sperimentazioni neofigurative. Seguono cronologicamente, entrambe degli anni ‘70, le opere di Franco Angeli e Antonio Corpora, artisti che usano il colore quasi come unica forza espressiva ed emotiva. Per Angeli, figura chiave di quella nuova generazione di pittori romani venuta impetuosamente alla ribalta all’aurora degli anni ’60, gli anni ‘70 rappresentano una fase importante e matura del suo lavoro in cui esprime “una volontà di trasformazione e di lotta”, che carica la sua pittura di intensa partecipazione agli avvenimenti politici e sociali, dal colpo di stato in Cile alla guerra del Vietnam, dalle proteste studentesche al golpe militare in Argentina, fino al rapimento di Aldo Moro e alla strategia della tensione. Antonio Corpora, invece, alla fine degli anni ’40 si allontana sempre più dalle espressioni cubiste per avvicinarsi ad un linguaggio libero delle forme che negli anni ’50 lo porterà all’espressionismo. Negli anni ’60 le sue opere assumono un’espressione informale, tuttavia le ultime forme geometriche dei suoi dipinti si dissolvono solo agli inizi degli anni ’70, come visibile nell’opera esposta del 1970. Interessante il confronto tra l’opera di Tamburro e il Caffè di Alberto Sughi del 1980; anche qui la carnagione chiara e la malinconia esistenziale della giovane caratterizzano la composizione dell’artista, che pone però il suo focus sull’espressione enigmatica del soggetto femminile e sullo sguardo dell’uomo su di lei. L’artista rifugge ogni tentazione sociale mettendo in scena momenti di vita quotidiana senza eroi. Enrico Crispolti nel 1956 inquadrò la sua pittura nell’alveo del realismo esistenziale. Alberto Sughi sceglie di coltivare una ricerca più intima e introspettiva che si sofferma sul malessere della società civile e dell’animo umano. Racconta questa crisi rappresentando soggetti solitari contestualizzati nelle periferie delle grandi realtà urbane, luoghi dove si respira un’atmosfera di solitudine. Chiudono il percorso Mimmo Rotella, uno degli artisti italiani più attivi all’interno del movimento del Nouveau Réalisme sviluppatosi negli anni Sessanta, con Attenti al giardino del 2001, uno splendido décollage dai colori vivaci; i primi décollages sono stati realizzati dall’artista nel 1953, strappando manifesti dai muri e poi ulteriormente lacerati in studio. Quest’opera in particolare è stata realizzata lo stesso anno in cui era all’apice di riconoscimenti, con la nascita della Fondazione Mimmo Rotella. Infine Omar Galliani, il cui lavoro si fonda sul disegno e sulle sue possibilità espressive, con Kumara Kom del 2004, una donna dai bellissimi tratti in bianco e nero, incorniciata da colori brillanti ai lati. L’artista, noto per la sua tecnica impeccabile e il suo approccio artistico innovativo, utilizza una combinazione di strumenti tradizionali e moderni, come matite, carboncino e inchiostro, creando opere che sono caratterizzate da un equilibrio tra dettaglio minuzioso e sfumature suggestive. La sua maestria nella gestione della luce e dell’ombra conferisce un realismo magnetico che cattura l’attenzione dello spettatore.
Cenni biografici
Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna e insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dalla prima metà degli anni Settanta è stato attivo nell’ambito del citazionismo per poi aderire nel 1982 al movimento Magico primario e successivamente al gruppo degli Anacronisti, in accordo con una teoria del ritorno alla figurazione in contrapposizione con il concetto di avanguardia. Sue cifre stilistiche sono l’impiego di un’iconografia derivata dalla storia dell’arte e l’utilizzo di una grande varietà di tecniche, tra cui la pittura a olio, la matita e pastelli su tavola. Dagli anni Ottanta in poi Galliani è stato invitato a varie edizioni della Biennale di Venezia, alla Biennale di San Paolo del Brasile, alla Biennale di Pechino, nella quale ha vinto il primo premio nel 2003. A seguito di numerose esposizioni prima nazionali e poi internazionali arriva il riconoscimento nei musei d’arte contemporanea di Shanghai, Pechino, Hong Kong, Tokyo, Kyoto, Buenos Aires, San Paolo, Città del Messico, Miami e Los Angeles. Il tour cinese nel 2006 della mostra “Omar Galliani. Disegno italiano” suggella la sua fama a livello mondiale e termina con l’esposizione “Tra Oriente e Occidente” alla Fondazione Querini Stampalia alla Biennale di Venezia. Ultimo traguardo l’acquisizione del Trittico “Notturno” e di due disegni da parte del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Mimmo Rotella (Catanzaro, 7 ottobre 1918 – Milano, 8 gennaio 2006) è stato un artista italiano, considerato uno dei protagonisti della scena artistica della seconda metà del XX secolo. La sua figura è legata al movimento del Nouveau Réalisme e della Pop Art internazionale. Dopo aver conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1944, l’anno successivo si trasferisce a Roma, dove rimane fino al 1950; qui incontra gli artisti dell’Avanguardia italiana. Grazie alle varie collaborazioni con gallerie romane come La Tartaruga di Plinio De Martiis e La Salita di Gian Tomaso Liverani, raggiunge una buona notorietà già a partire dagli anni Cinquanta. Nel 1951 organizza la sua prima mostra personale alla Galleria Chiurazzi, sempre a Roma; nello stesso anno vince una borsa di studio che gli permette di frequentare l’Università di Kansas City negli Stati Uniti; realizza qui alcune opere importanti, come il grande murale per il dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università, oltre ad esporre alla Nelson Gallery.
Nel 1953 sperimenta i primi décollages, manifesti strappati dai muri e poi ulteriormente lacerati in studio. La sua fama, parallelamente, cresce; L’adesione al Nouveau Réalisme nel 1961 porta l’artista anche ad esporre nel panorama francese in un crescendo di riconoscimenti internazionali che culmina nel 2001 con la nascita della Fondazione Mimmo Rotella. Nonostante i molteplici riconoscimenti ricevuti, due lauree honoris causa, la Medaglia d’oro per le Arti Visive, la medaglia d’oro per le arti e l’architettura, l’artista continua a sperimentare nuove tecniche fino alla morte nel 2006, che lo coglie ancora in piena attività artistica a 87 anni.
Franco Angeli (Roma, 14 maggio 1935 – Roma, 12 novembre 1988) non frequenta regolari studi d’arte, ma inizia a dipingere nel 1957. A Roma, nella Caserma Granatieri del quartiere Prati, entra in contatto con lo scultore Edgardo Mannucci. Nel marzo 1959, con Tano Festa e Giuseppe Uncini, esordisce a Roma presso la Galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani. Inaugura la sua prima personale nel gennaio 1960, alla Galleria con una serie di opere caratterizzate da veli di pittura ad olio e calze di nylon tese, ricoperte di garze. Nel 1962 partecipa alla mostra “Nuove prospettive della pittura italiana” presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, dove presenta una serie di opere in cui iniziano a comparire le simbologie del potere, inizialmente svastiche, croci e mezzelune. La violenza degli accadimenti reali per lui assume un’importanza centrale che non smette di fissare nelle opere. Per la personale alla Galleria dell’Ariete di Milano del gennaio 1964 Angeli utilizza invece simboli ideologici stereotipati, tratti dall’arredo urbano, sintetizzando il carattere retorico e celebrativo dei reperti di una Roma eterna e capitale: “I miei primi quadri sono la testimonianza del contatto quotidiano con la strada Vidi i Ruderi, le Lapidi, simboli antichi e moderni come l’Aquila, la Svastica, la Falce e Martello, obelischi, statue Lupe Romane, sprigionare l’energia sufficiente per affrontare l’avventura pittorica”. Sono quei frammenti capitolini che presenterà
nella mostra alla Galleria Arco d’Alibert ad ottobre del 1964. Alla fine degli anni Sessanta, Angeli iniziò a spaziare verso altre forme d’arte come il video, la fotografia e le arti visive. Il forte interesse sociale e popolare prosegue nelle opere degli anni ottanta, quando Angeli riprende il tema della guerra nella serie di paesaggi esotici con piramidi, obelischi ed aerei. Il tema della “marionetta”, compare invece sempre più spesso dopo il 1984, come una sorta di autoritratto che sembra preludere alla fase finale della sua vita.
Renzo Vespignani (Roma, 1924 – Roma, 2001) formatosi da autodidatta esordisce nel 1945 con scene di vita e paesaggi urbani d’impronta neorealista. Frequenta lo studio di Franco Gentilini e ha modo di entrare in contatto con diversi esponenti della Scuola romana, la sua produzione iniziale è contaminata anche dall’espressionismo grafico di George Grosz e Otto Dix. Dopo aver esposto nelle prime mostre a Roma, comincia ad affacciarsi sulla scena milanese e da lì anche su quella internazionale, a Parigi e New York. Nello stesso anno fonda con alcuni amici registi, architetti e letterati, come Elio Petri, Giuseppe Zigaina, Elio Vittorini la rivista “Città Aperta”, con cui manifesta il distacco dalle nuove generazioni dal Neorealismo. Intanto prosegue con le mostre sia in Italia che all’estero: Chicago, Boston, San Francisco, Los Angeles, Vienna, San Paolo del Brasile e nel 1959 è presentato da Dario Micacchi alla Quadriennale romana con una sala interamente dedicata a lui. Nel 1976 vince Il Premio per la Pittura del Presidente della Repubblica, assegnato dall’Accademia Nazionale di San Luca. Nella produzione del Vespignani pittore-scrittore continua ad essere predominante la componente letteraria e illustra opere di Kafka, Boccaccio, Eliot, Leopardi, Porta. Nel 1991 è eletto Presidente dell’Accademia di San Luca. Muore a Roma nel 2001.
Antonio Corpora (Tunisi, 15 agosto 1909 – Roma, 5 settembre 2004) Dopo aver frequentato la scuola di Belle arti di Tunisi si trasferisce a Firenze (dove allestisce la prima personale) e successivamente (1930) a Parigi dove risente in un primo momento dell’influsso di Modigliani e di Soutine e dove Zborowsky lo introdusse nell’ambiente artistico. Intorno al 1934 si impone nell’ambito del nascente astrattismo, appassionandosi alle nuove ricerche anche attraverso articoli e polemiche. La personale del 1939 alla Galleria del Milione a Milano presenta delle opere vicine al figurativo, a cui non rimane legato se non per una transitoria fase di ricerca. Sempre aperto alle polemiche costruttive della giovane pittura italiana d’avanguardia, l’artista prende parte nel 1945 al gruppo dei Neo-Cubisti e nel 1947 a quello del Fronte Nuovo delle Arti. La sua chiarificazione quale pittore non figurativo è però più esplicita quando più tardi aderisce al Gruppo degli Otto. Dopo il 1954 si accosta, sia pur liberamente, all’informale. Il colore ha in lui funzione costruttiva ed emotiva, specie nelle più recenti opere dove diventa quasi l’unico mezzo espressivo. Tra i più affermati non figurativi italiani in campo internazionale, le opere di Antonio Corpora figurano in molte raccolte pubbliche e private d’Europa e d’America. Premiato alla Biennale di Venezia (1948, 1952, 1956), alla Quadriennale di Roma (1956); Prix de Paris (1951). Muore il 5 settembre del 2004 all’età di 95 anni.
Alberto Sughi (Cesena, 5 ottobre 1928 – Bologna, 31 marzo 2012) Autodidatta, è diventato ben presto uno degli artisti italiani più richiesti. Inizia a dipingere verso l’inizio degli anni ’50 scegliendo una pittura realista in contrasto con le tendenze del dopo guerra. Scene di vita quotidiana, senza eroi, che Enrico Crispolti definirà nel 1956 “realismo esistenziale”. La sua epressione artistica procede quasi sempre per cicli tematici: prima di tutto troviamo i dipinti dedicati al rapporto tra l’uomo e la natura (1971-1973) e al rapporto uomo e cibo (1975-1976). Poi il ciclo sulla famiglia, che dura fino all’inizio degli anni ’80, prima di passare a studi più introspettivi e dopo ancora alle grandi tele dedicate ai notturni degli anni 2000. Sughi ha partecipato alle più importanti mostre collettive, dalla Biennale di Venezia alla Quadriennale di Roma. Anche all’estero, dove ha esposto, tra le tante, alla Manezh Gallery di Mosca (1978) e alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Praga (1986). Tra il 2005 e il 2006 una grande retrospettiva lo ha reso protagonista al Palazzo della Polotta di Parma, con 642 lavori tra dipinti, tempere e litografie create tra il 1959 e il 2004.
Antonio Tamburro (Isernia, 1948) Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Napoli. Si trasferisce a Roma nel 1968 e conclude gli studi all’Accademia di Belle Arti. Tra il 1970 e il 1973 l’artista frequenta gli ambienti culturali di Roma e Milano, stringendo amicizie con Orfeo Tamburi, Domenico Purificato, Giorgio De Chirico, Fausto Pirandello. La sua prima personale risale al 1972, presso il Palazzo Comunale di Perugia. In questi quadri c’è un richiamo alle origini, con un forte e violento cromatismo di stampo espressionista. Nel 1974 espone a Milano alla galleria “ La Porta”. È anche l’anno in cui comincia ad interessarsi alle problematiche sociali, in particolare all’abbandono e alla solitudine dei malati di mente, su ispirazione di reportage realistici. Nel 1984 partecipa alla mostra collettiva “Itinerari, ricerca e misteri nell’arte” e al “Gianicolo Centro d’Arte” insieme a Burri, De Gregorio, Rambaldi ed altri. Nel 1985 realizza un grande affresco nella chiesa di S. Maria Assunta di Mantignana (PG) e un murale a Dozza, in provincia di Bologna, dove molti tra i maggiori artisti italiani hanno affrescato le facciate delle case. Nel 1989 esce sulla rivista “Arte Mondadori” un servizio dedicato al tema delle periferie e la stessa Mondadori pubblicherà un catalogo con un testo critico di Dario Micacchi e dell’artista Alberto Sughi. Nel 1991 tiene una personale intitolata “Le Giuliette di Tamburo” allestita nei suggestivi spazi della Casa di Giulietta a Verona. Il 1991 e inoltre l’anno in cui comincia a frequentare l’ambiente artistico romano. Conosce maestri quali Calabria, Sughi, Vespignani, Attardi e il fotografo Pino Settanni che lo inserisce nel suo libro di fotografie “La memoria e le Immagini ”, dedicato agli artisti e ai personaggi del cinema e della cultura. Nel La Gazzetta dello Sport gli commissiona la realizzazione del logo della Maglia Rosa, simbolo del novantesimo Giro D’Italia. È questo il suo primo importante approccio verso il genere sportivo. Le sue opere d’arte sono esposte in prestigiose gallerie d’arte internazionali e in collezioni private. Negli ultimi anni ha tenuto delle importanti mostre a Parigi, Toulouse, Londra, Monaco di Baviera, Berlino, Vienna, St.Moritz, Milano, Roma. Nel 2008 gli è stato commissionato il ritratto di Papa Benedetto XVI, che oggi è esposto presso la libreria paolina in San Pietro a Roma. Nel 2009 ha tenuto una mostra antologica a Palazzo Venezia a Roma: “Il senso del tempo”, con una rassegna di dipinti che andavano dal 1980 al 2009. Nel 2012 ha tenuto la mostra pubblica “ColorAzione” insieme al grande designer, scultore e architetto internazionale Gaetano Pesce, al Centro Altinate San Gaetano di Padova. Nel 2012 in occasione delle XXX Olimpiadi dei Giochi estivi di Londra ha esposto alla mostra “Tradition and Innovation – Italian Olympic Spirit” presso Casa Italia CONI, al Queen Elisabeth II Conference Centre Westminster di Londra. Seguono diverse mostre internazionali, di cui l’ultima a novembre del 2002 alla Galerie Schloss Parz di Grieskirchen, Austria.
Inaugurazione
Giovedì 19 ottobre 2023
ore 18.30
Info: www.sestosensoartgallery.net
info.sestosensoartgallery.com
Orari
Lunedì 10.00 – 15.30
Martedì – Sabato 10:00 – 13:30, 15:00 – 19:30
Domenica solo su appuntamento
Ingresso libero