Gino Baffo. Angelus Ex Aqua
La mostra Angelus ex Aqua presenta otto opere inedite e prende forma dalle barene, luoghi liminali per eccellenza, dove acqua, fango e terra convivono in un equilibrio fragile e primordiale. È da qui che affiorano gli Angeli di Baffo: presenze silenziose, quasi trattenute, portatrici di un messaggio che oggi sembra ridursi a un brusio impercettibile. In un tempo dominato dalla distrazione e dall’effimero, l’uomo pare aver smarrito la capacità di ascolto, allontanandosi progressivamente dalla propria dimensione spirituale.
L’incontro con queste figure coincide, per l’artista, con un momento di forte intensità personale. Angelus ex Aqua nasce infatti come un viaggio nel vuoto dell’anima, uno spazio assoluto in cui il racconto autobiografico si trasforma in esperienza universale. Il vuoto non è assenza, ma luogo di risonanza: è qui che ciascuno può riconoscere i segnali dell’Universo e confrontarsi con la propria fragilità.
Dal punto di vista formale, le opere si distinguono per una matericità densa e stratificata. Le figure emergono dal caos del gesso di Bologna, richiamando la consistenza del fango lagunare. I volti, segnati da piccoli occhi arcaici e da espressioni di malinconica resa, restituiscono un senso di smarrimento che non è individuale, ma collettivo. L’uso dell’oro, elemento ricorrente nella ricerca di Baffo, amplifica la forza cromatica dei dipinti, conferendo alle immagini una dimensione sacrale, sospesa tra icona e visione contemporanea.
La pittura di Gino Baffo si colloca nel solco dell’informale novecentesco, ma se ne distacca per la tensione spirituale che attraversa ogni opera. Qui la forma si libera dalla gabbia razionale, spazio e tempo si dissolvono, e l’espressione diventa più densa della materia stessa. È una pittura del malessere, che riflette una condizione diffusa: il senso di perdita, di disorientamento, di distanza crescente tra l’uomo e ciò che potremmo ancora chiamare Bene.
Mai come oggi, infatti, la parola Umanità sembra faticare a coincidere con l’essere umano. Gli Angeli Legati, dal capo chino e dallo sguardo triste, si fanno allora archetipi di tenerezza, amore e compassione: valori essenziali, eppure sempre più marginali in un mondo iperconnesso e spiritualmente impoverito. Uomo e Natura procedono sugli stessi binari, legati da una simbiosi profonda, ma l’indifferenza domina. Il mondo si consuma, mentre l’uomo, fragile e confuso da un materialismo sottile e pervasivo, si allontana dalla propria essenza.
In questo scenario, l’arte rivendica una responsabilità etica. «L’Arte ha il dovere di portare un messaggio universale all’essere umano», afferma Baffo. Angeli Legati nasce come una rivelazione improvvisa, un ciclo di opere dal grido silenzioso ma potente, un monito che invita a fermarsi, ascoltare, ricordare.