Galliani – Puglisi. Caravaggio, la verità nel buio
Dopo l’importante riscontro di critica e di pubblico della prima tappa palermitana – tenutasi alla Cappella dell’Incoronazione, spazio off del Museo Riso – apre al Pio Monte della Misericordia di Napoli la seconda parte della mostra “Omar Galliani – Lorenzo Puglisi. Caravaggio, la verità nel buio”, progetto che vede per la prima volta unite due istituzioni autorevoli come il Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo e il Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Il progetto espositivo, curato da Raffaella Resch e Maria Savarese con un contributo critico di Mark Gisbourne, si avvale del patrocinio morale del Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e Turismo, e del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Con opere tutte inedite, differenti da quelle esposte a Palermo e realizzate appositamente per l’occasione, Galliani e Puglisi si pongono questa volta in dialogo diretto con Caravaggio di cui, presso il Pio Monte, è esposto il capolavoro Le Sette Opere di Misericordia.
La mostra nasce per rendere omaggio ai due artisti contemporanei nella loro ispirazione a Caravaggio: Omar Galliani e Lorenzo Puglisi ripercorrono idealmente il viaggio del pittore lombardo attraverso i più significativi luoghi da lui toccati a Palermo e a Napoli negli ultimi quattro anni della sua vita, in fuga dalla condanna a morte per decapitazione.
Se a Palermo tale ispirazione era dettata da un’assenza – la tela caravaggesca dedicata alla Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi e collocata presso l’Oratorio di San Lorenzo fu infatti trafugata nel 1969 – a Napoli il confronto è più immediato e potente poiché il capolavoro del Merisi è presente nella sede espositiva.
L’esposizione si articola in due nuclei concettuali: l’uno vede due opere di grandi dimensioni, 3×2 metri circa, posizionate nella Cappella ai lati della grande tela del Caravaggio; l’altro, al piano superiore, nelle sale della quadreria dedicate al contemporaneo, presenta i bozzetti preparatori dei lavori esposti in Cappella.
Omar Galliani espone una serie lavori – di medie e grandi dimensioni, su tavola e su carta – dal titolo Genealogie dell’ombra. “Quando guardi un’opera di Caravaggio non hai altri punti di vista se non la luce e l’ombra – spiega l’autore –. I punti di riferimento sono i volti, i corpi, gli oggetti”. Galliani ha voluto svuotare Le Sette Opere di Misericordia rendendola orfana delle figure e lasciando la scena a ciò che rimane quando, finita la posa, tutti se ne vanno e anche lo stesso Caravaggio posa i pennelli. “Di lui – aggiunge l’artista – non si conoscono i disegni, distrutti, bruciati o, più semplicemente, per la foga del dipingere, ne trascurava l’utilizzo. Gli ho dedicato quindi un grande disegno a grafite, lasciando al bianco e nero ciò che difficilmente si può dire con il colore”.
Lorenzo Puglisi presenta il corpus di olii su tela dal titolo La Misericordia e affida la spiegazione del suo lavoro alle parole di Mark Gisbourne: “Puglisi utilizza la cancellazione dello stato di realtà (molti pensano a Caravaggio come il primo pittore realista) come punto di partenza piuttosto che come risultato. […] I suoi dipinti essenziali si confrontano con i resti e le tracce residuali ed i ricordi di ciò che ho chiamato le “ombre” della pittura, i fantasmi o le possibilità che la pittura offre oggigiorno. […] I suoi dipinti sono ridotti alle nude ossa della pittura o, detto ancor meglio, come la pittura delle nude ossa stesse. Nell’incontrare le “oscurità” di Puglisi tocchiamo tutto quello che c’è stato prima come se ci fosse un’eterna ripetizione, poiché la pittura finisce nel suo inizio, e misteriosamente sembra che le sue origini siano i suoi fini ultimi”.
Premessa dell’esposizione è, da un lato, il soggiorno che il Merisi avrebbe avuto a Palermo nel 1609 e la già citata tela Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi; dall’altro, il periodo napoletano in cui realizzò alcune delle sue opere più evocative, come il Martirio di Sant’Orsola, la Flagellazione di Cristo e Le Sette Opere di Misericordia.
Obiettivo è riunire ispirazioni, rimandi e contrappunti in una costellazione di senso che racchiuda l’opera di Omar Galliani e Lorenzo Puglisi, ne raffronti l’estetica e renda conto del loro debito al grande maestro del barocco.
Caravaggio è il maestro indiscusso della luce, per primo modella le figure cesellandone i tratti e facendole emergere dal buio sottostante con un’illuminazione drammatica. Grande protagonista delle sue tele dunque è la luce che affiora dal nero. O, in altre parole, il nero bucato dalla luce.
In questa semplice e forte antitesi tra chiaro e scuro si collocano le ricerche di Galliani e Puglisi che di Caravaggio sembra abbiano fatto l’origine della loro esperienza estetica.
Il contrasto tra luce e ombra ci pone di fronte ad un’altra coppia di antinomie, poste dai due artisti in reciproco rapporto dinamico: l’uso della matita su fondo chiaro in Galliani porta a un disvelamento dei corpi che costituiscono aggregazione di materia scura; mentre la pennellata con colore chiaro su fondo nero in Puglisi rivela la luce che, prima celata nel nero, rende visibile frammenti di realtà.
Luce e ombra, dunque, come apparizione e scomparsa: l’epifania delle figure avviene come quella dell’angelo caravaggesco che scende dal cielo, mentre lo sfondo della scena è buio, annullato dalla densità del nero. Il più intimo essere dell’uomo, la sua condizione esistenziale, la verità del suo esistere, vengono avvicinate ed appaiono in un istantaneo fermo immagine risolutivo.
La mostra è accompagnata da un catalogo con introduzioni istituzionali di Valeria Li Vigni, direttore del Polo Museale di Palermo, e Alessandro Pasca di Magliano, Soprintendente del Pio Monte della Misericordia, e con contributi di Raffaella Resch, Maria Savarese e del critico inglese Mark Gisbourne.
Biografie degli artisti
Omar Galliani (Montecchio RE, 1954), figura oramai celebrata sulla scena artistica mondiale, maestro indiscusso del “disegno italiano”, marchio distintivo che contraddistingue le sue monumentali tavole disegnate a matita, ripercorrendo una finissima tecnica rinascimentale di accuratezza del tratto, utilizza il nero come addensamento di materia. Il punto di partenza della sua opera è la superficie bianca, chiara, del foglio, della tela, o più spesso della tavola di pioppo, su cui traccia segni con matita o carboncino che si accumulano fino a prendere matericamente vita, a rivelare una superficie nella penombra, che sia la pelle del corpo umano, uno specchio d’acqua o un oggetto. Nel buio la luce stilla di un lucore magico, inquietante, seduttivo. Oppure trapela da una fonte luminosa nascosta, oscurata alla nostra visione da un ostacolo, solo grazie al quale percepiamo la consistenza dei raggi luminosi.
Lorenzo Puglisi (Biella, 1971) è autore di una ricerca pittorica che si caratterizza per l’utilizzo diffuso del nero che crea uno sfondo di buio assoluto, dal quale si sprigionano fiotti di luce capaci di definire i volumi, i volti, le parti del corpo, come presenze catturate in un’espressione o in un gesto, frutto di un lungo percorso verso l’essenzialità della rappresentazione e denso di rimandi alla storia della pittura ad olio dal 1600 fino ad oggi. Nel 2015 la sua ricerca artistica si concentra sulla pittura nel senso più classico, con grandi tele riferite ad opere del passato e filtrate dalla sua iconografia.