Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Francesco Pasca. 70 x 70 im-prón-te

Si intitola “70 x 70 im-prón-te” la personale di pittura di Francesco Pasca che dal 10 al 16 giugno sarà allestita negli spazi della Fondazione Palmieri a Lecce in Vico dei Sotterranei grazie all’organizzazione dell’associazione culturale Le Ali di Pandora e la casa editrice Il Raggio Verde.
Venti tele, rigorosamente di forma quadrata per raccontare un nuovo percorso espositivo in cui è possibile rintracciare tutti gli elementi cari alla poetica dell’artista – il Tempo, le costellazioni, il mosaico di Otranto… Instancabile sperimentatore – scrittore, matematico e architetto – sin dai tempi della sua adesione al manifesto della Singlossia Francesco Pasca ama giocare con colori, parole, e segni stabilendo continue connessioni tra il gesto pittorico e la parola scritta per costruire e reinventare architetture visive e al contempo del pensiero.
La mostra, a cura di Mariagrazia De Giorgi, sarà inaugurata il 10 giugno_ore 19 (ingresso libero) con un ricco programma che vedrà gli interventi dello scrittore Antonio Errico, di Mariagrazia De Giorgi curatrice della mostra, la docente Laura Madonna che presenterà “7×7 t’amo sulla (carta)”, la nuova raccolta poetica dello stesso Francesco Pasca, edita da Il Raggio Verde nella collana ConTesti DiVersi dedicata alla poesia contemporanea. Sarà l’attrice Tiziana Buccarella a dar voce ad alcune liriche tratte dal libro. In chiusura Matter/materia suoni-segni performance a cura di Emanuele Flandoli Toscano e Massimo Pasca.
In occasione del finissage, sabato 16 giugno omaggio a Francesco Saverio Dodàro e serata dedicata alla poesia visiva nell’incontro condotto dallo stesso Francesco Pasca, Marilena Cataldini e Francesco Aprile.
Parte integrante della mostra, infine, i lavori ovvero le “im-pròn-te” lavori a quattro mani che Francesco Pasca ha realizzato con Vincenzo Ampolo, Giuseppe Apollonio, Francesco Aprile, Marilena Cataldini, Italo Di Tondo, Massimo Pasca.

La mostra
“Settanta X settanta – scrive la curatrice Mariagrazia De Giorgi – è la dimensione di 20 tele che, attraversando lo spazio, si compongono e scompongono attraverso uno studio di elaborati elementi architettonici, presuppongono un sapiente uso del colore, della parola, dei numeri, del di-segno, della stampa e della tecnologia.
Queste “impronte” occupano tridimensionalmente le superfici attraverso l’eliminazione, la neutralizzazione e l’aggiunta di elementi fondamentali e solo dopo un’attenta osservazione e assimilazione, emergono tre strati pittorici e materici elaborati dall’artista con lo stesso ingegno con cui elabora moduli matematici e architettonici. Ed è proprio su queste venti tele che si proiettano i temi più cari all’artista diventando così opere dal profondo spessore teorico, all’interno di una corrente artistica che si propone sempre nuova e impegnativa.
Queste sono opere che rientrano nell’alveo logico costruttivista e che ci conducono ad una storia lontana fatta di simbologie precise come il quadrato e il cerchio, formule matematiche che impongono un ordine e una rigidità geometrica, evidenti peraltro sono i richiami al passato, all’archè e all’origine di tutte le cose oltre che al futuro non ancora ascrivibile.
Tuttavia l’unione di questi e altri elementi inducono a pensare che Pasca abbia consapevolmente voluto e creato una sorta di provocazione fantastica lasciando così, la libertà di immaginare e di completare una visione in sospeso a chi guarda, inconsapevole del fatto che quel disegno e quel linguaggio fanno parte di un teatro che probabilmente non potrà mai essere decifrato fino in fondo, se non da lui stesso.

Il libro
A proposito del libro scrive in una nota la prof Laura Madonna: “La sua è una scrittura che prende vita e si dipana con originalità; e sapienza tra “colori estratti dalla mente”: non a caso si manifesta nell’esigenza di artifici letterari utili per tradurre un’ispirazione che si dibatte tra inquietudine, sogno e segni in una ricerca di verità; e di un silenzio pacificatore che assolva a una funzione unificatrice di visioni ed emozioni che possa mostrare “il” senso. Tutto si attua nella trama del Tempo, che viene dall’autore interrogato anche attraverso il mito e grazie a un’attenzione fenomenologica e intenzionale tipica dell’ “attesa” che si esprime in parole di intensa quanto laica religiosità che sono lettura di un “qui” che sconfina verso spazi insondabili. Ed è qui, nel silenzio della pagina bianca, che diventano luogo abitabile, accogliente, proiettato nello sconfinamento verso il “possibile”.

Antonietta Fulvio


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