Emilio Scanavino. Come fuoco nella cenere
Apre il 16 maggio 2019 al Museo MARCA di Catanzaro la mostra “Emilio Scanavino. Come fuoco nella cenere” che raccoglie, fino al 15 luglio, un significativo nucleo di opere, tutte di grandissimo formato.
Sono stati i generosi spazi del Museo delle Arti di Catanzaro, tra le realtà museali più vivaci dell’Italia meridionale, a indurre i curatori Greta Petese e Federico Sardella, in collaborazione con l’Archivio Scanavino, a selezionare per quest’esposizione i dipinti più imponenti dell’artista.
Il corpus di opere include oltre venti lavori realizzati a partire dagli Sessanta: oli su tela, su tavola e carte provenienti dalle collezioni italiane più prestigiose, oltre che dalla Collezione Scanavino. Esposta, vi è anche l’opera che dà il titolo alla rassegna, “Come fuoco nella cenere”, presentata per la prima volta nella sala personale dedicata a Scanavino in occasione della XXX Biennale di Venezia, nel 1960, ed ora posta in dialogo con dipinti degli anni subito successivi.
I lavori selezionati propongono uno spaccato lineare sul percorso artistico di Scanavino, offrendo gli esempi più alti di alcune delle sue serie tipiche e coprendo un arco temporale di circa vent’anni, a partire dalla piena maturità, come Alfabeto senza fine del 1974 e I nostri fiori del 1973.
Il fare come necessità e la consapevolezza di un mondo di presenze da evocare attraverso la pittura costituiscono le ispirazioni preminenti dell’opera dell’artista e sono rintracciabili in tutta la sua riflessione esistenziale, estetica ed artistica. Le opere esposte, infatti, oltre ad essere accomunate dall’imponenza dimensionale, rivelano ulteriormente come quella di Scanavino sia una pittura di evocazione, ricca di presenze.
Come l’artista stesso rileva in una video intervista del 1961, sino ad oggi mai trascritta e trasposta nel catalogo realizzato per l’occasione: “Per me la pittura è condizione. E per condizione intendo il mio modo di vivere, le mie aspirazioni eccetera. […] Ieri il pittore andava all’aperto, dipingeva col cavalletto e faceva il paesaggio. Direi che oggi son cambiate molte cose e il pittore ha necessità di guardarsi di più dentro, di sentire la vita direttamente, meditando certe emozioni, che non son più, diciamo così, panoramiche, ma sono interiori”.
Aggiunge Federico Sardella nel suo saggio: “Lo spazio sembra aprirsi, incontrare ostacoli, punte, grovigli per poi assorbirli, compenetrarli e sommergerli, spostandosi dal pieno al vuoto, dall’indifferenziato al distinto, dall’esterno all’interno. […] La sua pittura è pura emanazione nella quale presenze materiche, fautrici di presagi, sembrano celare qualcosa di inviolabile”.
La mostra è accompagnata da un volume bilingue italiano/inglese pubblicato da Silvana Editoriale con saggi di Greta Petese, Federico Sardella e Sara Uboldi, due conversazioni tra Nini Ardemagni Laurini, Greta Petese, Federico Sardella e Antonella Zazzera, la trasposizione di una video intervista a Emilio Scanavino andata in onda nel 1961, e un’ampia selezione di immagini, molte delle quali inedite.