DELLO SPIRITUALE IN GAETANO FIORE
Alla Marcantonio Bolzicco Arte e Fai Arte Domenico Castaldi
Via Garibaldi 47. 51 – Portogruaro – VENEZIA
Dal 03 al 24 settembre 2022
DELLO SPIRITUALE IN GAETANO FIORE
di Boris Brollo
Il linguaggio usato da Gaetano Fiore non è estraneo alla storia dell’arte del secolo scorso. La rastremazione e scarnificazione dell’albero ricorda il lavoro di essenzialità operato da Piet Mondrian sul suo albero fino ad arrivare a un più (+) e un meno (-) cosmici che danno l’idea di un’astrazione universale della natura nello spazio cosmico, e dall’altra, ricordando Rothko, la sparizione dentro scie cosmiche basate sul colore quali veli di Maya che nascondono alla vista la doppiezza della natura e del pensiero stesso di Rothko, abituato dalla sua tradizione rabbinica a pensare al doppio senso del versetto, come sostiene il filosofo Levinas. Ma cosa c’è di diverso in Fiore che non sia una copia prevedibile di queste ascendenze culturali? C’è una latente spiritualità. Che probabilmente gli deriva dal legame colla poesia dalla sua frequentazione con Lello Voce (nomen omen). Dal suo oracolare e quindi dare senso, dare spirito alla voce: a quell’oralità che si fa corale grazie alla trasmissione dei sensi. Ora basta guardare alla mostra di Fiore al Museum am Dom di Würzburg (D) per capire, dalla disposizione delle opere, la religiosità che, quale rituale, investe la galleria in maniera minimalista. Resta il fatto che gli alberi, pur nell’essenza scarnificati, segnano e disegnano, anzi denotano, movimenti fluidi e sinuosi come percorsi da stimoli elettrici, voltaici. Mentre le strutture astratte aprono finestre sul colore a vista, come vetrate retro-illuminate che accendono di luce pacata, semiopaca, un riverbero cromatico. Dietro tutto questo vi è il tentativo, per me riuscito, di far rivivere queste strutture compositive dentro una leggera brezza spirituale che rimanda al famoso soffio biblico, o al “soffio vitale” greco (psyché) che coincide con l’anima da cui queste opere vengono animate.
In esposizione opere di piccolo e grande formato (olii, acrilici, tempere..) precedentemente esposte al Dom Museum di Würzburg in Germania vengono qui ripresentate unitamente a un nuovo ciclo di tele sugli alberi. La metabolizzata trascendenza Rthochiana, percepibile in quasi tutte le opere esposte, si fa più nervosa, febbrile, di forte impatto, quasi drammatico, talora spettrale in quelle prodotte negli ultimi quattro-cinque anni. Come sottolinea Andrea Petrai, che ha scritto i testi lirici di accompagnamento, “essa rimanda a un’antica modernità che affiora dal sommerso”.
I riferimenti pittorici sono adesso Previati e Sutherland i quali, con la loro cifra del tutto personale, vanno nella prospettiva di un nuovo spazialismo dinamico. Una fase in cui la teatralità della rappresentazione pare rimandare al fotogramma cinematografico che, una volta isolato, si sgrana all’aria nello srotolarsi della pellicola.