Collettiva – Nel dinamico mutare della forma
Galleria d’Arte Contemporanea
“STUDIO C”
Via Giovanni Campesio, 39
29121 Piacenza
Cell: 348-8703060
E mail: studio.c.immagine@gmail.com
RASSEGNA NAZIONALE D’ARTE (PRIMA EDIZIONE)
NEL DINAMICO MUTARE DELLA FORMA
VIAGGIO NELL’ESPRESSIONE CONTEMPORANEA
Alla galleria d’Arte Contemporanea STUDIO C di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 6 maggio, alle ore 18, la prima edizione della Rassegna nazionale “ Nel dinamico mutare della Forma, viaggio nell’Espressione Contemporanea”.
Un titolo ampio, che ci consente di spaziare all’interno di varie espressioni e di vari momenti creativi. Tutta la Storia dell’Arte, infatti, non è altro che un viaggio straordinario e avvincente dentro i due elementi fondamentali che, da sempre, stanno alla base della pittura: la forma e il colore.
Si tratta, pertanto, di una rassegna che spazia dal “Figurativo interpretato” all’espressione Informale mettendo però in evidenza, di ogni artista, i percorsi, le ricerche, le evoluzioni e i risultati conseguiti nel corso degli anni.
Una mostra, dunque, che si preannuncia particolarmente variegata e interessante perché propone ai visitatori, come ormai è tradizione della galleria, un itinerario storico-cronologico all’interno della Storia dell’Arte, dagli anni cinquanta fino ai nostri giorni, ricorrendo a nomi già noti e apprezzati dal pubblico piacentino per le loro precedenti apparizioni in svariate manifestazioni d’arte e ad alcune new entry di particolare interesse. Questi i nomi degli artisti invitati e le provincie di provenienza: Luciano Bonetti (VA), Chiara Complice (PC), Michele Delisi (MI), Marco Faggi (PV), Alfredo Gentile (RM), Giulia Gorlova (RN), Stefano Prazzoli (PC), Clotilde Rinella (MI), Sabina Romanin (PN), Emilio Sgorbati (PC), Fedora Spinelli (FG).
Luciano Bonetti (VA): nato a Varese, dove anche attualmente vive e lavora, Luciano Bonetti è artista di grande esperienza con alla spalle un intenso e variegato curriculum critico-espositivo. Dopo un primo periodo caratterizzato da un’espressione di tipo “Esistenziale” e dunque tutto concentrato sulle tematiche della solitudine e del disagio sociale, è giunto all’attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all’esistenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, vere e proprie campiture cromatiche, si alternano l’una all’altra sui piani della tela o del supporto rigido, di solito alluminio, creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Quello di Luciano Bonetti, insomma, è un rigore che non ha rigidità, un fare artistico che non presenta durezze e una precisione che non è mai calcolo freddo e sistematico. Le sue superfici colorate, spesso sovrapposte e ben evidenziate, diventano leggere ed evanescenti modulazioni dello spazio-tempo, zone attive in continuo divenire e racchiudono un’energia sotterranea capace di muovere la superficie in virtualità e risultati inattesi. Allora i suoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane dei nostri travagliati giorni.
Chiara Complice (PC): Nata nella regione moscovita, vive e lavora da anni a Piacenza, ha scelto questo nome d’arte per indicare di se stessa una identità luminosa e capace di intrecciare la materia alla propria sensibilità artistica. L’artista è affascinata dalla versatilità dell’alluminio, plastico nelle sue forme lineari e curve, brillante, delicato e resistente, freddo e capace di condurre calore, sensuale e geometrico. L’opera di Chiara è trasversale alle forme e alle espressioni artistiche. Sulla materia si intrecciano, infatti, lamine, percorsi visivi e disegni che vanno a comporre strutture definibili con l’ampia espressione di “Optical Art”. Espressione preziosa questa, perché incrocia e contamina l’illusione del punto di vista con elementi artistici del reale: linee, figure geometriche, informale che ricorda l’acquerello, verticalità, orizzontalità, e quindi, in definitiva, la capacità dell’artista di maneggiare il filo metallico per tramare, quindi dare forma, ordine e corpo a un pensiero razionale, ma anche tramare per tessere un inganno, modificare la realtà.
Michele Delisi (MI): nato a Termini Imerese (Palermo), ma residente ormai da molti anni a Milano, è un artista dal curriculum ampio e prestigioso con mostre importanti tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Palermo è stato docente di disegno e storia dell’arte presso il Liceo Scientifico statale “G.B.Vico” di Cologno Monzese senza mai trascurare la pittura, sua grande, innata passione.
Espressione intensa e sentita, dunque, quella di Michele Delisi, frutto di una lunga e approfondita ricerca pittorica e concettuale che, partita dalla grafica giovanile, si è poi sviluppata e perfezionata nel tempo fino a giungere agli esiti attuali, alle sue sorprendenti immagini fatte di luce e colore, di intime e toccanti vibrazioni cromatiche. Ogni opera di Michele Delisi è una profonda riflessione sulla vita, sui grandi e misteriosi percorsi che formano e scandiscono l’umana esistenza. Pittura che trae vita e origine dalla luce e dai suoi contrasti, dalle contrapposizioni cromatiche, dai passaggi tonali di ritmi e atmosfere. Tutto ciò per giungere al cuore e alla sostanza del suo messaggio pittorico, indagine filosofica e sociologica del nostro vivere e del nostro esistere. Pittura, dunque, che diventa cuore e pensiero, spingendosi all’interno dei misteriosi margini e confini che delimitano il concreto e l’astratto, l’Essere e il non Essere, la materia e lo spirito.
Marco Faggi (PV): figlio di Remo Faggi, vive e lavora a Santa Cristina e Bissone (PV). Ha frequentato prima il Liceo Artistico Raffaello Sanzio di Pavia e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera dove si è diplomato in scenografia e percezioni visive. Dopo un periodo rivolto all’insegnamento si è dedicato interamente alla pittura costruendosi un curriculum critico-espositivo di tutto riguardo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa, esponendo in varie rassegne di livello internazionale e facendo parte di gruppi e movimenti dalla forte connotazione artistico-culturale. Prima espressionista e vicino alla Transavanguardia di Achille Bonito Oliva, è poi approdato all’attuale espressione fatta prevalentemente di forme, segni e colori con tematiche legate alla primordialità, al mistero del cosmo e alla nascita dell’universo.
Così la figurazione sospesa e raccolta degli anni settanta e ottanta è stata gradualmente sostituita da una ricerca estetica più serrata e problematica che vuole essere non solo ponderata riflessione sul caos primordiale, ma anche e soprattutto sforzo creativo e fantastico per dirigerlo e governarlo. Pittura, dunque, che si fa magma, materia, elemento nucleare ed energetico che muove e prende vita dal tempo e dallo spazio. Per mezzo delle sue delicate trasparenze, Faggi attira lo sguardo dell’osservatore all’interno della sua costruzione visiva e dentro l’illusoria dimensione dello spazio-tempo, in una vera e propria vertigine prospettica che azzera la fisicità della tela e crea dimensioni di carattere virtuale e mentale.
Alfredo Gentile (RM): nato a Gioia Tauro, ma residente a Roma, Alfredo Gentile è un artista dal vasto e articolato curriculum critico-espositivo ricco di mostre tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Pittore, grafico e incisore di fama internazionale, nel corso della sua lunga e intensa attività ha inoltre ricoperto importanti incarichi di docenza presso prestigiosi Istituti d’Arte e Accademie. Variegata dunque, e particolarmente interessante, la sua espressione artistica che, nel tempo, ha conosciuto vari momenti e affrontato svariate tematiche fino a giungere all’attuale formulazione, un insieme di figurativo, astratto e informale di straordinario gusto estetico. Le sue opere colpiscono lo sguardo e l’attenzione degli osservatori perché fortemente giocate sull’istinto e l’emozione, sulla lettura e l’interpretazione dell’interiorità, sulla magica e straordinaria forza del sentire poetico. Una ricerca prolungata e continua del segno, del colore e del gesto che, nel tempo, è giunta ad una maturità piena e che si manifesta chiaramente nella potenza della scala cromatica, nella leggerezza e delicatezza dei tracciati, nell’eleganza delle forme adottate. Dai dipinti di Alfredo Gentile si dipartono vere e proprie esplosioni di colore, improvvise aperture e squarci di profondità che aprono a mondi sconfinati e sconosciuti che diventano simbolo e metafora dell’ignoto e dell’inconscio.
Giulia Gorlova (RN): l’artista è russa di origine, ma il suo linguaggio è ricco di svariate influenze e diversificate suggestioni assimilate nel corso dei suoi numerosi viaggi in tutta Europa. Lungo e interessante il suo percorso artistico che, nel corso degli anni, è passato dal figurativo all’astratto, dal surreale al concettuale. Un’espressione, quella di Giulia Gorlova, che si basa su di una ricerca continua e incessante all’interno della forma, dei colori e dei materiali e che, attualmente, si manifesta attraverso un sapiente ed originale “costruttivismo” dove segni, tracciati e percorsi pongono interessanti riflessioni sullo spazio fisico e mentale, sul ritmo compositivo della costruzione. Arte che quasi sempre si sviluppa nella “tridimensionalità” in un linguaggio sospeso tra pittura e scultura, dove emergono, con incisività e determinazione, pieni e vuoti, luci ed ombre, spessori e materiali. Pittura in movimento, viva e dinamica, guidata sempre dalla geometria compositiva ed esaltata da scelte cromatiche sapienti, da colori delicati e soffusi, morbidi e vellutati. E questo vale anche per le sue ceramiche percorse da segni, reticoli e percorsi di straordinaria leggerezza ed eleganza. Con queste opere Giulia Gorlova riesce così a condurre gli spettatori nel magico e sorprendente mondo della forma e della sua evoluzione e a far vivere e/o rivivere anche ai fruitori il volo fantastico della sua creatività. Nel complesso arte fatta di razionalità e fantasia, di cuore e ragione, di percorsi interiori dove materia e colore danno vita a profonde riflessioni sul senso della vita e la realtà che ci circonda.
Stefano Prazzoli (PC): Vive e opera nella sua città natale, Piacenza, ed è artista capace di spaziare all’interno dell’arte figurativa e astratta con piacevole freschezza. Sulla sua tavola pittorica infatti troviamo non solo il gesto pittorico ma anche l’aggiunta di elementi materici che vanno a comporre paesaggi dell’anima molto vivi e opere d’arte che uniscono concretezza della materia a suggestione evocativa. Contaminazione preziosa questa perché incrocia una colorazione apparentemente violenta con il tangibile dell’opera d’arte e quindi, in definitiva, la capacità dell’artista di attirare il nostro sguardo nel cuore della materia e dell’orizzonte dell’artista. Le opere di Stefano Prazzoli sono libere da ogni vincolo descrittivo e sono dirette verso una contemporaneità che libera forza gestuale e sentimento. E la contaminazione variegata di tecniche e materiali rafforza la capacità dell’artista di sorprendere, illuminare senza necessità di troppe spiegazioni, perché l’arte può essere così: gesto potente, forme e ordine nella mente di chi guarda, ordito emotivo.
Clotilde Rinella (MI): nata a Termini Imerese (PA), ma residente a Milano, Clotilde Rinella è docente di disegno e storia dell’arte. Intenso e variegato il suo curriculum critico-espositivo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in prestigiosi spazi pubblici e privati di tutta Italia. Sue opere figurano inoltre nel Museo Internazionale di Cupramontana (AN) e nel Civico Museo “Parisi-Valle” del comune di Maccagno (VA). Ciò che a prima vista colpisce, nell’espressione di Clotilde Rinella, sono le immagini femminili che si stagliano, nette e pulite, tra terra, cielo e mare facendosi gradualmente storia, memoria e racconto. In esse troviamo la leggerezza della poesia, la freschezza dell’invenzione, ma anche, e soprattutto, la forza del mito o dei vari miti che nel tempo hanno compreso e trattato il mondo e la tematica femminile. Donna come bellezza estetica e spirituale, fonte ispiratrice di sogni e avventure, inesauribile ricerca di perfezione e autoaffermazione. Espressione intensa e sentita e percorsa sempre da una forte simbologia dove anche i vari paesaggi che fanno da sfondo alle opere, diventano specchio e immagine di forza generatrice. Clotilde Rinella, come giustamente osserva la giornalista Alessia Delisi “imita l’armonia della natura creando proporzioni dove non appaiono che differenze, persegue nella materialità di quei corpi erotizzati un fine quasi metafisico, di creazione universale.”
Sabina Romanin (PN): l’artista, che vive e lavora a Pordenone, presenta un curriculum critico-espositivo di grande rilievo e interesse fatto di mostre importanti tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia. Dopo una laurea in lingue e letterature straniere presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, ha conseguito pure il diploma di pittura all’Accademia di Belle Arti della stessa città e poi, ancora, ha frequentato l’Accademia di Plymout (GB) con la borsa di studio Erasmus. Dopo un avvio artistico tradizionale, ha iniziato un avvincente periodo di studio e ricerca all’interno dell’Arte Contemporanea e delle più innovative Avanguardie Storiche concentrandosi in modo particolare sulla “poesia Visiva”, sul mondo delle Installazioni e Ambientazioni fino a pervenire all’Arte Tessile e al “segno cucito”, corrente artistica contemporanea conosciuta anche con il termine di “Fiber-Art” e che, nelle sue mani, diventa simbolo della vita e dei suoi segreti percorsi. In questa Rassegna piacentina l’artista presenta due opere dedicate proprio a questa nuova tecnica e si tratta di lavori di grande coerenza e rigore stilistico, essenziali e sintetici, capaci di esplorare la sensualità tessile, concreta ed operativa, in un mondo che è sempre più virtuale e digitale. Il tessuto, uno dei materiali culturali più antichi, rappresenta infatti un legame tangibile e somatico con il mondo che ci circonda e mette chiaramente in evidenza l’importanza dell’artigianato nelle più moderne forme espressive.
Emilio Sgorbati (PC): Emilio Sgorbati (PC): Emilio vive e opera nel luogo di nascita, Agazzano, nel cuore della bella e sognante natura delle colline piacentine. La sua è una pittura che prende forma nella sua mente esplodendo in queste tavole materiche che uniscono pennello e giornali, fogli di carta e tanta potenza immaginifica. Il mondo artistico di Sgorbati è un mondo libero dalle leggi dell’accademia e della fisica, soprattutto volutamente al di sopra di ogni logica, perché, in fondo, nelle tavole dell’artista è inutile cercare ragionevoli spiegazioni ma occorre invece abbandonarsi prepotentemente all’estasi derivante dalla sua intensa leggerezza. E’ tutto immaginario eppure è tutto reale: il segno è facilmente distinguibile, le figure sono immediatamente riconoscibili, ma il sogno e la parola, che stanno dietro il gesto creativo, sono nella mente dell’artista. La sua non è solo arte da virtuoso estetico: è anche gioia creativa che racconta storie misteriose e delicate, è un nuovo universo fatto di mondi utopici su cui approdare con il nostro stupore.
Fedora Spinelli (FG): nata a San Severo (Foggia), dove anche oggi vive e lavora, Fedora Spinelli è ormai un nome importante del panorama artistico nazionale e vanta dunque un variegato e interessante curriculum critico-espositivo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa. Da segnalare, in particolare, la sua partecipazione alla 59a Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (Pad. Grenada), prestigioso traguardo che è venuto a coronare un lungo e costruttivo periodo dedicato all’arte e alla ricerca estetica. Articolato e complesso anche il suo percorso artistico che, dopo il traguardo accademico, ha spaziato dall’insegnamento alla pittura e alla poesia con momenti di forte e sentito impegno culturale e di intenso e meditato lirismo. Un segno, quello di Fedora, raffinato e leggero che, con eleganza e scioltezza, traccia percorsi, traiettorie e variazioni strutturali dell’immagine e dinamizza lo spazio seguendo opposte e contrastanti tensioni. In queste particolari costruzioni sembra di avvertire un’atmosfera quasi musicale, una vera e propria partitura d’orchestra (Kandinskij) dove i segni e i colori, i filamenti e le controllate colature, oscillando da una parte all’altra della superficie, disegnano eleganti movenze e ritmiche tessiture. Spesso la nostra artista si dedica anche all’esecuzione di dipinti a forma circolare, meglio conosciuti con il nome tecnico di “tondi”. E di tondi è letteralmente intrisa la “grande” Storia dell’Arte. Perchè dunque la forma circolare di queste opere? Il cerchio, come si sa, è figura perfetta, non ha inizio né fine, non ha lati o ne ha infiniti e proprio l’infinito esso vuole rappresentare. Circolare è inoltre la volta del cielo, la terra, il ciclo della vita e delle stagioni, l’apparente percorso del sole e tutto l’ordine cosmico.
La Rassegna, che chiuderà il 24 maggio, sarà illustrata dai critici d’arte e curatori Luciano Carini e Giovanni Crotti.
ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura