Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Collettiva – Dalla forma ai nuovi linguaggi

Alla Galleria d’arte Contemporanea STUDIO C di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato 4 febbraio alle ore 18, la Rassegna Nazionale d’Arte “Dieci Protagonisti del Contemporaneo in mostra – dalla forma ai nuovi linguaggi ” Scopo dell’iniziativa è quello di indicare al pubblico e a tutti i visitatori, ma soprattutto ai Direttori e Responsabili di Pinacoteche, Musei, Gallerie Civiche e Pubbliche Collezioni, un ristretto numero di artisti che, per la qualità della loro espressione e per il curriculum artistico fin qui manifestato, sono ormai meritevoli di essere annoverati tra i Grandi Maestri dell’Arte Contemporanea e degni pertanto di essere inseriti, con le loro opere, negli spazi ufficiali della Cultura Artistica.
Questi i nomi degli artisti selezionati e le provincie di provenienza: Franco Rota Candiani (MI), Adriano Cecco (VR), Carlo Alberto Cozzani (SP), Pietro De Seta (CS), Isabella D’Ortona (PC), Elia Inderle (VI), Gina Marziale (RM), Vittoria Marziari (SI), Giuseppe Paleari (MB), Massimo Ragionieri (R.E).
Franco Rota Candiani (MI): nato a Milano, dove anche oggi vive e lavora, Franco Rota Candiani, laureato in Scienze Economiche presso l’Università “Bocconi”, ha iniziato a dipingere fin dall’adolescenza assistito e diretto dal padre Giacomo, anch’egli pittore. Una vita, dinque, dedicata all’arte e alla ricerca che, nel corso degli anni, ha conosciuto e sviluppato diverse fasi e periodi. Ma la vera rivoluzione, all’interno della sua produzione artistica, arriva con la scoperta dell’Espressionismo Astratto che gli consente di dare vita, forma e colore ai suoi pensieri e alla sue riflessioni. E la ricerca, infatti, è proprio la base e la condizione indispensabile di tutto il lavoro di Rota Candiani votato ad un continuo e costante percorso di indagine ed esplorazione di cuore, mente e ragione. L’espressione attuale del nostro artista si potrebbe pertanto definire Arte Segnica e connotata da una straordinaria libertà del gesto e del comportamento. Un segno, quello di Rota Candiani, che appare forte e deciso, libero e personale, capace di vivere ed esistere in sè e per sé senza il bisogno di altre strutture e costruzioni. Franco Rota Candiani è inoltre il fondatore e il caposcuola del “Movimento Estetico Trascendentale” che si pone come obiettivo il compito di studiare e interpretare tutti quegli elementi sconosciuti che, più o meno direttamente, interagiscono con la nostra realtà.
Adriano Cecco (VR): Nato a Bussolengo (Vr) e residente a Verona, Adriano Cecco vanta un variegato e interessante curriculum critico-espositivo fatto di mostre, personali e collettive, tenute in tutta Italia e in svariate capitali d’Europa. Dopo un primo periodo caratterizzato da influenze barocche e dall’uso di una materia intrisa di umori ed evocazioni, Adriano Cecco è quindi giunto all’attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all’esitenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, di solito monocromatiche, si alternano l’una all’altra sui piani della tela o del supporto rigido creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Ultimamente però, la sua irruenza si è come placata e sembra vivere un momento di particolare riflessione e raccoglimento. Il supporto rigido ha lasciato il posto alla morbida e flessuosa tela, non pù tagli, né ferite o lacerazioni, ma solo colore, forme e campiture che spesso si modificano e si dilatano creando straordinari effetti cromatici di gusto informale: desiderio e speranza di un mondo migliore, di un ritorno alla normalità e all’armonia, di ritrovare finalmente la gioia del vivere e del pensare dopo la grande pandemia, l’isolamento del look down, la paura della guerra.
Carlo Alberto Cozzani (SP): architetto, pittore e docente universitario, Carlo Alberto Cozzani possiede da sempre una viscerale passione per l’arte, passione che non lo ha mai abbandonato e che continua a coltivare con rinnovato interesse e passione. Espressione intensa, questa di Cozzani, sostenuta sempre da grande rigore e grande cultura, che trova linfa e nutrimento nelle pieghe complesse della nostra contemporaneità ma che si sviluppa e realizza attraverso la conoscenza e l’approfondimento delle Avanguardie Storiche con particolare riguardo per l’Espressionismo e l’Informale. Pittura fortemente connotata, dunque, sintetica ed essenziale e che in molti casi si trasforma in espressione Astratta perchè i ritratti o i personaggi che Carlo Alberto ci rimanda non sono figurativamente riconoscibili né facilmente identificabili: l’artista prima li costruisce e poi, liberamente, li destruttura e li demolisce fino a renderli soltanto forma, fiato, timido e sommesso respiro: perchè quello che conta non è tanto la visione in sé o la rappresentazione del reale quanto piuttosto la tensione che sta alla base e il momento creativo che la genera e la produce. Ma questa straordinaria ed intrigante evanescenza, questa lenta e graduale dissolvenza dell’immagine non è per nulla casuale o involontaria, è, al contrario, una precisa volontà dell’artista che sceglie di essere e stare nella pittura, di viverla e praticarla in ogni attimo e in ogni momento seguendone fasi e mutamenti. Con quest’espressione libera e gestuale, fatta di segni, percorsi e tracciati, Cozzani non vuole affatto rappresentare un corpo o un volto da guardare e analizzare, ma la sua anima e la sua ombra, il suo “essere” e il suo “esistere” che pulsa nel gesto e nell’attimo creativo.
Pietro De Seta (CS): nato a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, vive e lavora a Milano. Artista di rilevanza nazionale, dopo aver frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Cetraro, si è laureato in pittura e scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Pittore e docente di “arte e immagine”, collabora con diverse partnership, organizzazioni pubbliche e private con progetti scenografici per la promozione del turismo attraverso l’arte. Varie sono inoltre le sue collaborazioni in produzioni teatrali, cinematografiche e performances artistiche musicali in tutta Italia e all’estero. Particolarmente intenso anche il suo percorso critico-espositivo che vanta mostre nelle principali città italiane e in molte capitali straniere tra cui San Paolo del Brasile, Mosca, Zurigo ecc. Nelle sue opere, quasi sempre giocate su tinte sapienti e raffinate, morbide e delicate, troviamo la forza e l’immediatezza dell’Impressionismo, ma anche la leggerezza della contemporaneità, il tocco lieve e sommesso della poesia. Pittura che cattura l’osservatore per la sua forza espressiva, per il carattere sicuro e deciso dell’impaginazione scenografica, ma anche per quella particolare evenescenza che è caratteristica dei nostri giorni complessi e che, nelle opere di questo bravissimo artista, trasmettono un senso di stupefatta fragilità e di autentica magia. C’è insomma, in Pietro De Seta, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla nostra grande e storica tradizione, riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche adottate, per la personale interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica.
Isabella D’Ortona (PC): Nata a Cremona, attiva per lunghi anni a Roma e attualmente residente a Piacenza, Isabella D’Ortona è un’artista dal lungo curriculum e dall’intensa attività, con mostre prestigiose tenute in spazi pubblici e privati di tutta Italia e di molte capitali d’Europa. Numerose anche le sue opere entrate a far parte di importanti collezioni ed Enti Istituzionali: tra queste è senza dubbio da segnalare una grande “Deposizione” collocata a Montecitorio, sede del Parlamento Italiano.
Di tutto riguardo anche il suo bagaglio critico con nomi di rilevanza nazionale: Elda Fezzi, Mario Monteverdi, Giorgio Mascherpa e poi l’indimenticabile Mario Ghilardi, il mio più stretto collaboratore degli anni settanta e ottanta. Nomi che hanno lasciato una traccia indelebile e che, con le loro critiche e i loro saggi, hanno profondamente inciso sul percorso dell’arte moderna e contemporanea. Nel corso della sua lunga e intensa attività, Isabella d’Ortona ha senza dubbio sentito il fascino e l’attrazione dell’Espressionismo tedesco, di nomi come Schiele, Munch, Ensor, Nolde e poi del nostro Realismo Esistenziale, ma questa volta la sua espressione sembra essersi placata, ammorbidita, si è fatta più intima e raccolta trovando al proprio interno nuova forza ed energia, nuovi stimoli e argomenti per reagire positivamente al grave disagio della solitudine e dell’isolamento imposto dalla pandemia. Ora Non troviamo più la rappresentazione cruda e quasi violenta della realtà, nè le drammatiche visioni dei suoi corpi dilaniati e corrosi dalla monotonia del quotidiano, ma tutto viene rivisto e re-interpretato sotto una nuova luce ed una nuova veste: gli occhi dell’artista si soffermano sulla natura, sul cielo azzurro e profondo, sul volo libero dei gabbiani alla disperata ricerca di libertà e aria pura. Bellissime e fortemente coinvolgenti le due opere che l’artista presenta in questa mostra, un invito alla positività e alla speranza.
Elia Inderle (VI): nato a Schio, in provincia di Vicenza e residente a Santorso, sempre nella stessa provincia, Elia Inderle è un artista-filosofo contemporaneo di grande interesse che basa la sua ricerca pittorica su “lineee di pensiero” fortemente attuali. Pittura che procede di pari passo con i suoi studi filosofici offrendo agli osservatori profonde riflessioni sulla vita e l’esistenza, sull’Essere e il non Essere, sull’Essere e il nulla. In questa rassegna piacentina Elia Inderle presenta due dipinti di grande intensità e bellezza. C’è, in questo nostro artista, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla grande e storica tradizione dell’Astratto e dell’Informale (Afro Basaldella, Gerhard Richter ecc), riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche, per la personalissima interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica. Ama il colore, Elia, lo ama perchè mai statico ed inerte, ma dinamico e attivo, in continuo divenire e trasformazione, come lo scorrere lento e inesorabile del tempo, gli avvenimenti della vita, i fatti imprevisti e imprevedibili che cambiano l’esistenza. Leggero e raffinato anche il suo segno che traccia percorsi, traiettorie e variazioni strutturali dell’immagine e dinamizza lo spazio seguendo opposte e contrastanti tensioni.
Gina Marziale (RM): nata a Roma, dove anche oggi vive e lavora, Gina Marziale è ormai un’artista affermata e dal curriculum prestigioso fatto di mostre importanti tenute in tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa. Intenso e molto interessante anche il suo curriculum critico che comprende i nomi più prestigiosi del panorama culturale italiano. Da segnalare, tra l’altro, una recente relazione del prof. Claudio Strinati dal titolo “ Gina Marziale e la dimensione simbolica, cosmica e spirituale delle sue opere”. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma, specializzandosi in “arte incisoria”, si è dedicata per oltre un ventennio all’insegnamento senza mai trascurare la pittura, sua grande, innata passione. Ma la grande esperienza maturata nel campo incisorio è stata di fondamentale importanza nella ricerca estetica della nostra artista, le ha fatto scoprire la meticolosità del particolare, a bilanciare nella giusta misura mondo grafico e mondo pittorico. Segno, gesto e colore sono così diventati gli elementi fondamentali della sua espressione, ciò che le hanno consentito di avviare la sua sentita e partecipata ricerca sui misteri del tempo e dello spazio, sui grandi segreti che sono alla base della vita e dell’esistenza. Pittura tutta d’emozione, questa, e tutta concentrata sull’ascolto delle intime pulsioni, dei sentimenti e delle sensazioni. Allora le sue opere, pur partendo quasi sempre da dati e annotazioni naturalistiche, finiscono per trasformarsi poi in vere e proprie visioni interiori e in palpitazioni emotive di forte intensità.
Vittoria Marziari (SI): nata a Monte San Savino (AR), svolge la sua attività a Siena, nel laboratorio di Strada dei Tufi e nell’atelier di via Stalloreggi. Dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte “Duccio di Boninsegna” si è dedicata all’insegnamento in varie scuole ma, contemporaneamente, ha approfondito anche la tecnica del Raku affermandosi come una delle più conosciute e apprezzate rakuiste della Toscana, mentre oggi si dedica prevalentemente alle fusioni in bronzo. Nel corso della sua lunga e intensa attività ha tenuto mostre in prestigiosi spazi, pubblici e privati, di tutta Italia, di molte capitali d’Europa e negli Stati Uniti d’America. Sue opere sono presenti in svariate chiese della Toscana e addirittura in Vaticano, dove una sua scultura “la Speranza” illumina le stanze private del Papa. Nel 2017 è stata insignita dell’onorificenza al merito dell’Ordine dei Cavalieri della Presidenza della Repubblica. Scultura colta, elegante e raffinata, questa di Vittoria Marziari, tutta concentrata sui segreti dello spazio cosmico e dello spazio interiore. Con le sue forme, moderne e fortemente contemporanee, l’artista toscana attraverso un significativo Simbolismo, propone serie e approfondite riflessioni sul senso della vita, sulle incognite dell’esistenza e sull’energia vitale da cui tutto proviene. Arte filosofica ed essenziale che si spinge con coraggio e determinazione ai confini della materia, là dove si celano gli infiniti misteri e inizia il cammino verso lo spirito e la ricerca dell’Assoluto.
Giuseppe Paleari (MB): nato a Seregno, dove anche oggi vive e lavora, Giuseppe Paleari è pittore, ceramista e musicista. Artista, dunque a trecentosessanta gradi e nome importante dell’attuale panorama artistico. Dopo aver frequentato la Libera Accademia “Gino e Ermes Meloni” di Lissone, l’Istituto “Paolo Borsa” di Monza e l’Accademia “Vittorio Viviani” di Nova Milanese, ha iniziato una lunga e interessante ricerca all’interno della forma e dei colori partecipando altresì a numerose rassegne di livello nazionale. Prima figurativo “realista” e poi “astrattista”, è stato in seguito catturato e conquistato dall’Espressionismo, dalle atmosfere calde e avvolgenti di questo importante Movimento che ha letteralmente rivoluzionato e modificato la visione e l’interpretazione della realtà. Ebbene, da tutto questo prezioso bagaglio culturale, Giuseppe Paleari ha saputo trarre un linguaggio ed un alfabeto pittorico completamente autonomo e personale, una cifra stilistica che è solo ed esclusivamente sua, ha saputo affrancarsi da tutto e da tutti per essere solo e soltanto se stesso. Ne sono chiara dimostrazione le due opere che l’artista presenta in questa rassegna: si tratta di dipinti tutti ispirati all’interiorità, all’ascolto delle voci misteriose e segrete dell’animo umano. Qui la stesura è corposa e materica, ma il risultato finale risulta delicato e leggero, sensuale e poetico. C’è, in questo artista, un senso innato del colore e un timbro cromatico che, pur attingendo dalla grande e storica tradizione delle Avanguardie Storiche, riesce tuttavia a farsi moderno e contemporaneo per le felici intuizioni tecniche, per la personalissima interpretazione e l’uso libero e spontaneo della materia pittorica. Pittura fortemente Espressionista, questa, autentica e severa, fatta di gesto e materia e talmente sintetica ed essenziale da rasentare l’espressione Astratta.
Massimo Ragionieri (R.E): Nato a Montecchio (RE), dove anche oggi vive e lavora, Massimo Ragionieri è un artista di lunga esperienza, con alle spalle mostre e rassegne di livello nazionale. Affascinato dalla “grande pittura” della nostra tradizione ottocentesca, disegna e dipinge da una vita, fin da quando era bambino ricercando sempre novità e perfezione all’interno di quel variegato e complesso mondo definito come “Pittura figurativa”. Espressione preziosa, questa del nostro artista, perché tutta concentrata sul “segno” e la “forma”, sulla rappresentazione, quasi iperrealistica, di cose, oggetti e persone senza però tralasciare la sua libera interpretazione, il suo intimo sentire, la sua straordinaria capacità di entrare dentro le sfumature del reale e dell’animo umano. Ecco perchè le sue opere, pur nella fedele riproduzione della verità, non cedono mai alla scontata e banale narrazione e neppure al freddo e impersonale messaggio fotografico, ma restano invece sempre e profondamente autentiche, sentite e personali. Massimo Ragionieri è senza dubbio pittore di “verità” e di visioni naturalistiche, ma capace di tradurre tutto ciò in magica e lirica visione, in attimi e momenti di altissima e sentita vibrazione poetica. La sua espressione, infatti, pur attingendo dal “reale” è immediata e sintetica, libera da ogni condizionamento descrittivo e/o ornamentale e orientata verso un moderno geometrismo che toglie e purifica, semplifica e schematizza dando libero sfogo all’emozione e al sentimento. Pittura intensa e senza cedimenti, questa, dove tutto è colore e materia e dove tutto si trasforma in sorprendenti e fatate atmosfere dominate dal silenzio e dal raccoglimento. Nelle opere di Massimo Ragionieri si coglie, inoltre, un qualcosa di straordinariamente moderno e contemporaneo allorchè, attingendo dalla natura e dai suoi più suggestivi aspetti, sintetizza le visioni e vi introduce scenografiche e ben calibrate note di colore che richiamano l’attenzione dell’osservatore suscitando stupore e meraviglia.
La rassegna che sarà presentata dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 23 febbraio.
ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura

lucianocarini


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1 Marzo 2024

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