Cecco Mariniello | Le dimore del mito
Cecco Mariniello | Le dimore del mito
Dall’11 al 27 ottobre 2017
VERNISSAGE mercoledì 11 ottobre ore 18.30
Presso Spazio Mantegna
via Pier della Francesca angolo via Mantegna 4/7 | Milano
ingresso libero e su appuntamento 339 6139586
lunedì-sabato 15-19
per info: 320 1576084 | 377 1902076
exfabbricadellebambole@exfabbricadellebambole.com
www.exfabbricadellebambole.com
Presentazione:
Lo spazio delle rappresentazioni dell’artista toscano Cecco Mariniello gioca di volta in volta con la memoria individuale e con il mito, con la metafisica e con il grottesco evocando suggestioni della grande tradizione del Novecento figurativo italiano, filtrate da una sensibilità contemporanea e da una poetica che abita gli spazi, inselvatichiti e fertili, aperti tra l’antico e il moderno. “Pittura senza tempo” la definisce Luca Rendina nella presentazione in catalogo.
Per la critica Nicoletta Colombo i paesaggi, le vedute con figure di bagnanti, personaggi enigmatici di una modernità che “anticheggia” tra gli archi e i patii caratterizzano il linguaggio di Cecco Mariniello, artista che ha mantenuto nel medium pittorico la lucidità calcolata dell’illustratore.
L’assenza di moto e di risonanze blocca le forme in un tempo-non tempo, incastonandole in effetti di trompe-l’oeil che conducono la sensibilità dell’osservatore alla soglia di un mondo straniato, quasi artificiale, al confine tra antico e moderno, in cui coesistono
schegge di storie prosciolte da ogni contesto razionale.
Testo critico di Nicoletta Colombo:
Gli enigmi di Mariniello. Storia e sogno
I paesaggi, le vedute scorciate in cui compaiono figure di bagnanti, un cane, personaggi enigmatici di una modernità che “anticheggia” tra gli archi e i patii di pompeiana memoria sottratti al trascorrere del tempo, caratterizzano il linguaggio di Cecco Mariniello, artista che ha mantenuto nel medium pittorico la lucidità calcolata dell’illustratore.
Il suo stile razionale, freddo, mentale, quasi congelato nell’assenza intenzionale di vibrazioni, elude l’interferenza dei valori atmosferici che romperebbero il sottile cortocircuito tra vero e mistero, tra veduta e visione, elaborato attraverso la precedente
esperienza di illustratore.
Entro le geometrie perfette dei suoi giardini, delle piante che nulla hanno del végétal irregulier in quanto inscritte in uno schema compositivo classico, tra le architetture puriste di ville con piscina dove, nei tagli prospettici otticamente impeccabili, compaiono
nudi ammiccanti e ironici, Mariniello esplora un regno anfibio tra realtà e sogno dove tutto è immerso nel silenzio.
L’assenza di moto e di risonanze blocca le forme in un tempo-non tempo, incastonandole in effetti di trompe-l’oeil che conducono la sensibilità dell’osservatore alla soglia di un mondo straniato, quasi artificiale, al confine tra antico e moderno, in cui coesistono
schegge di storie prosciolte da ogni contesto razionale.
Accompagnate dalla illusorietà indotta dal presentimento di trovarsi in un sogno e quel senso di sottile voyeurismo che solletica i sensi, intellettuali anziché percettivi, le immagini smaltate dai colori intensi stesi à plat in soluzioni lucide come porcellana riportano al presente le antiche archeologie dechirichiane, spiazzanti e misteriose, o ancora rileggono i surrealismi straniati di Magritte, che non subiscono in Mariniello gli eccessi della deformazione concettuale, né si ribaltano nelle insanabili metamorfosi surrealiste.
Nelle sue visioni l’artista delinea un enigma più persuasivo, risolto in una formulazione conciliata sia con la storia che con il sogno, il tutto trasposto in una soluzione interlocutoria, allusiva, spesso interrogativa, sospesa nello snodo ideale tra un presente in
pillole, stenografico, e la memoria del passato.
Pittura della contemporaneità, risolta oggi ed ora con un occhio alla tradizione, ai valori di sempre, che sono in definitiva il più valido antidoto alla perdita di senso.