Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Atelier Controsegno

Astratta-mente: dopo il successo della prima mostra del ciclo di brevi personali Tras-figurazioni, Atelier Controsegno propone la seconda esposizione della serie: Astratta-mente. Come per la precedente, sono stati scelti sei artisti di spessore, accomunati da una forma espressiva e, se prima si è lasciato spazio alla figurazione, declinata sotto le sue varie sfaccettature, ora si apre il campo all’astrazione, interpretata in chiave diversa a seconda delle corde dell’autore. Non solo, se spesso si nutre il pregiudizio che tutti possano esser in grado di realizzare opere astratte o informali, la seguente esposizione mette in luce come la realizzazione di un’opera non figurativa sia in realtà costituita e realizzata seguendo un vero e proprio progetto, sia dal punto di vista grafico-pittorico sia concettuale. Astratta-mente pone in evidenza come la componente intellettuale e psichica di questo genere di lavori, sia un fattore imprescindibile e creativo. I protagonisti, tutti di origine campana, sono Nicola Caroppo, Consiglia Giovine, Elio Marino, Gustavo Pozzo, Roberto Sanchez e Silvana Virgilio.
Nicola Caroppo (Castellamare di Stabia, 1984) sebbene sia il più giovane del gruppo, la sua ricerca informale è cosciente e solida. Conseguita la maturità classica, si laurea in Conservazione dei Beni Culturali al Suor Orsola Benicasa di Napoli e si specializza in Beni Storico-Artistici presso La Sapienza Università di Roma. Giornalista pubblicista, come artista Nicola si dedica alla pittura e alla fotografia. Inizia la fase informale nel 2007 con una serie pittorica intitolata Genesi e che segna per lui un nuovo approccio alla pittura, di tipo materico, ma allo stesso tempo istintuale. Nelle sue opere la tela sembra voglia “eruttare” dai confini non solo della cornice, anch’essa dipinta, ma dalla bidimensionalità stessa, non a caso, esse si pongono quasi come pezzi “scultorei” con una tridimensionalità rilevante. Spesso si tratta di cartapesta che viene plasmata dall’artista, il quale lavora con tecniche miste e smalti. Nella sua ricerca, infatti, è evidente questo impiego della carta che, talvolta incollata, strappata e rielaborata dalle sue mani, coglie lo spirito e la “vulcanicità” esplosiva partenopea.
Amante della carta è anche Consiglia Giovine (Boscotrecase, 1962) che utilizza questo supporto nei suoi dipinti. Consegue il diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Artista poliedrica, Consiglia si dedica a pittura, incisione e ceramica, oltre esser docente di progettazione grafica al Liceo Artistico Boccioni, questo a confermare la volontà di molti artisti di propagandare il loro sapere alle nuove generazioni. Una forma che ricorre spesso nei suoi lavori è quella del cerchio, archetipo da sempre della perfezione e dell’infinito. Non a caso, il segno e il colore sono per Consiglia necessità interiori che toccano la parte più intima e profonda del suo essere. Soggetto costante delle sue opere è quindi l’anima, “indagata” nelle mille sfaccettature, sottotraccia di un’azione spontanea che attende di svelarsi per vincere la superficialità del quotidiano e mostrare le emozioni più autentiche, da qui l’armonia delle tonalità che si alterna alle carte strappate o cucite, come ferite da dover rimarginare.
Esplosione di colori vivaci, energia positiva e voglia di vivere è ciò che emerge dai quadri di Elio Marino (Napoli, 1941) che si diploma in Pittura all’Istituto d’Arte di Napoli e segue i corsi di paesaggio con Vincenzo Ciardo. Elio dipinge fin da ragazzino, mostrando precocemente le sue doti che lo porteranno a un percorso artistico intenso, costellato di mostre ed esposizioni di rilievo. Approda definitivamente all’area astratto-informale dagli anni ’90, aderendo a vari collettivi di artisti con cui condivide la stessa propensione, tra cui il Gruppo 70 a Milano, con una predilezione per il collage, il materico, la vernice industriale e vari materiali inseriti nella composizione pittorica. Si tratta di lavori a tecnica mista, olio e vernici su tela dalle grandi dimensioni, che lasciano spazio ai luoghi dell’immaginazione, dell’inconscio o della memoria e, per questo, non si collocano in un tempo prefissato, ma nella dimensione della fantasia e dei sogni irreali. La ricerca informale per lui consiste in un’interpretazione della vita stessa da cui non si può prescindere, una trasfigurazione della realtà e del disagio esistenziale del mondo contemporaneo.
Dalla cromaticità cangiante sono anche le opere di Gustavo Pozzo (Napoli, 1941) che si laurea in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli per poi formarsi in pittura, grafica e fotografia presso gli studi dei maestri Mario Fortunato e Salvatore Oppido, con cui coltiva conoscenze e amore per l’arte. La sua ricerca artistica nasce soprattutto dalla passione per la fotografia: le sembianze del mondo, paesaggi o oggetti insoliti, vengono infatti prelevate da Gustavo per mezzo della macchina fotografica e poi rielaborate attraverso i software per rendere immagini personalissime e originali dai toni forti; è questo il caso di lavori come Fuoco e Fiamme o Sinfonie de aere in cui si intravedono i riflessi di acque dalle strutture sinuose e dinamiche che potrebbero ricordarci le forme di Mirò o l’inserimento di elementi comuni all’interno delle opere per riportarci con la mente ad altri scenari e significati. Pozzo si esprime quindi attraverso l’arte digitale, stando così perfettamente al passo con i temi in una società abituata a una cultura dalla fruizione rapida e veloce, ma soprattutto, globale.
Roberto Sanchez (Napoli, 1953) si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 2004 fonda il Museo Minimo per l’arte contemporanea di cui è alacre curatore di scambi ed esposizioni artistiche. Si dedica all’astrattattismo dal 1974, facendo parte della scuderia della Galleria San Carlo. A differenza degli altri artisti in mostra, i suoi lavori sono più attenti a una geometria che emerge sia nelle forme interne all’opera sia nella composizione delle stesse. Sanchez, infatti, spesso dipinge i suoi quadri con acrilici o tecniche miste direttamente su tavola o masonite, su supporti quadrati o triangolari che si possono comporre “modularmente”, mutandone così, sembianza e contenuto. Questo aspetto è veramente interessante perché, se da un canto rivela la volontà dell’artista di dare un ordine al mondo e alle cose, attraverso la creazione di opere che conservino sempre una coerenza stilistica, con una precisione di colori e linee, dall’altra, il fatto che i singoli pannelli possano disporsi in diversi modi, implica una decostruzione e ricomposizione delle stesse.
Chiude il ciclo Silvana Virgilio (Pozzuoli, 1959) che presenta tele dalle tonalità brillanti, che oscillano tra i blu profondi e le calde terre. Il suo amore per l’arte ha radici lontane, che risalgono al padre e al nonno, i quali condividevano la passione per la pittura e così, per Silvana dipingere è un percorso naturale: si diploma al Liceo Artistico e poi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1986. Inizia il suo percorso come artista figurativa sperimentando diverse tecniche (acquarello, gessetti, chine colorate, incisione, intarsio ligneo) fino a giungere a una smaterializzazione della forma, inglobata dai colori che diventano protagonisti dell’opera. Talvolta, si possono intravedere in queste tonalità dei nudi, delle geometrie o delle ombre attraversate da una luce instabile, ma essi sono “pretesti”, al fine di compiere il loro vero compito: trasferire sula tela, senza alcun limite, la cromaticità della vita di cui facciamo quotidianamente parte. Il colore, anche per lei, è un’espressione dell’anima; ogni dipinto, sostiene l’artista, non è mai casuale, ma frutto di un’idea, pensata, macerata o di un sogno, una forza, la volontà, la curiosità, quella che spinge il cuore nel petto, per trasmettere, raccontare o denunciare.
In questa esposizione, in cui grande rilievo ha l’interiorità, non poteva esserci evento più appropriato di quello proposto dal gruppo Dirthy wheels: Valerio Bruner (voce e chitarra), Andrea Russo (chitarra) e Chiara Vitiello (letture drammatizzate),presentano Down the river, un reading musicale in cui si narra di un’anima persa in un fiume, simbolo e riflesso di vita, dove inizia un viaggio fatto di musica e parole. Bruner (Napoli 1987), cantautore e scrittore, esordisce come autore teatrale e musicista con la compagnia teatrale professionista TeCo – Teatro di Contrabbando, con cui porta in scena il suo testo Nonsense a nord del Tamigi, che risulta vincitore della rassegna nazionale Stazioni d’Emergenza Atto VII indetta dal Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo di Napoli nel 2015.
Come sempre, una serata imperdibile, colma di emozioni che coinvolge pensieri “astratti” e la “mente”.

Testo critico di Veronica Longo
Rassegna stampa a cura di Rosalba Volpe

La mostra è aperta fino al 15 luglio, dal martedì al sabato 16.00-20.00; domenica 16.30-20.00. Lunedì e festivi chiuso. INGRESSO GRATUITO. Info: 3398735267 – controsegno@libero.it – www.controsegno.com – FB: AtelierControsegno – Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/871514393004206

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