Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

al livello del mare – azione artistica di Barbara Lalle


Witches Are Back 2025

al livello del mare

azione artistica di Barbara Lalle

A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca

Con la collaborazione di Riccardo Morucci



14 febbraio 2025 ore 20.00
Piazzale d’Armi del CSOA Forte Prenestino

Via F. Delpino – Roma

All’interno del Festival Witches Are Back 2025 al Forte Prenestino, nel Piazzale d’Armi del Forte andrà in scena, venerdì 14 febbraio alle ore 20.00, l’azione artistica al livello del mare di Barbara Lalle, a cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca, con la collaborazione di Riccardo Morucci.

«Nell’azione artistica performativa ‘al livello del mare’, tre scale, simboli assiali del movimento ascendente e discendente, si ergono identificandosi quali immagini di transizione. Nella loro simbologia, dal mondo antico ai giorni nostri, costituiscono dei ponti verticali che permettono l’elevazione, lungo tutti i pioli disposti consecutivamente, verso un sistema gerarchico, che può essere inteso in senso più propriamente spirituale, come moto tra diversi livelli di coscienza, o in campo più spiccatamente antropologico: l’ambire ad obiettivi sempre più elevati, una sorta di “scalata sociale”, in perfetta coerenza ed aderenza alla “società della performance” che detiene l’esclusivo imperativo della produttività e del successo. In tale duplice interpretazione, l’azione di Barbara Lalle è gesto di riscoperta e vivido riconoscimento di una pluralità di esistenze, nel tentativo di destrutturare un percorso obbligato che non lascia spazio alle diverse ed impreviste ispirazioni. Nell’atto di liberazione e purificazione, che l’artista innesca mediante la visione del fuoco, il meccanismo assiale si azzera e viene sostituito da un nuovo, rinnovato ambito: un livello orizzontale, un livello del mare – 0,00 zero virgola zero zero – che conduce non ad un appiattimento di coscienze e desideri ma ad una condizione di ‘bellezza’ e ‘libertà’, in cui essere ed esserci, non uno sopra l’altro, ma uno accanto all’altro. Nel voler raggiungere il livello del mare, la figura dell’artista funge da attuatore di una narrazione non verbale che si svolge oltre i confini del proprio corpo, estendendosi ad ogni elemento umano e non umano, stanziante o transitante, e trasformandosi in potenzialità personale e collettiva di “essere-nel-mondo”.» (dal testo critico di Roberta Melasecca)

«Una figura immobile è presente a un incendio che ha pensato e a cui assiste, per sua volontà, da deuteragonista poiché lascia che ad essere protagonista sia quel fuoco che, bruciando le scale, riporta l’esistenza al livello del mare. Ma riportare l’esistere a quel livello non è negarne le infinite variazioni, non è negare che infinite increspature e modifiche e altezze diverse e fluttuazioni raccontino di noi. Forse nel mentre che il fuoco divora non più il simbolo del possibile rapporto con la divinità, è a quel mare e al suo livello che dobbiamo pensare e al fatto che il mare ce lo siamo inventato tardi per riempirlo di simboli. L’Eden non ha il mare e non ha rive, perché quella infinita distesa d’acqua è il “Grande Abisso” che si riprenderà la terra quando la soglia del peccato sarà solo caos e dannazione. È però anche il Mediterraneo, oggi lago luttuoso da cui troppo spesso volgiamo via lo sguardo, che insegna agli esseri umani a stare al livello del mare, insegna il viaggio e il suo timore, insegna il lavoro, la sopravvivenza. Insegna rispetto per le sue maree, per le sue onde, per il suo scintillare e incupirsi. Insegna la vita insomma, ma insegna quella che abbiamo dimenticato, creature prese come siamo ad affannarci intorno alla scala, perché è quello ciò che si chiede ai dannati e ubbidienti che tenterebbero di salire su quelle scale a rischio della vita, anzi nella tragica consapevolezza che salire potrebbe voler dire morire. La scala sociale, la scala della prestazione, la scala del tentativo di sopravvivere, la scala della performance, ma non come atto estetico, ma atto di certificazione di esistenza va data alle fiamme e la sua cenere diventi arenile. In questo Paese dove Barbara Lalle brucia scale, le scale sociali sono fatte da un tempo lungo cinque generazioni per salire un solo gradino, si rimane attaccate agli sticky grounds come fosse pece, quella pece che è anche un innesco e che le scale le brucia. Non sono gli angeli di Giacobbe che salgono e scendono, operosi affinché gli esseri umani salgano e la divinità scenda sulla terra, ma esseri che non trovano il tempo di voltarsi a guardare l’orizzonte al livello del mare. Ci si volti quindi a guardare il livello del mare illuminato dai bagliori dell’incendio per capire che il tempo deve essere un altro, quello che propone l’arte, che è un tempo simbolico ma capace di far cadere quel simbolico in una realtà non fatta di menzogne verticali.» (dal testo critico di Michela Becchis)

Barbara Lalle, terapista per la riabilitazione neurologica post‐traumatica e docente impegnata quotidianamente nell’integrazione delle disabilità gravi, mossa da una “emergenza di dire”, come artista, attraverso le varie forme delle arti visive (pittura, fotografia, video, ecc.) e della performance, esplora le modalità in cui disagio, deprivazione, dolore possano essere compresi, narrati, superati. Sperimenta da anni le diverse modalità di arte partecipata, coinvolgendo altri artisti e le comunità locali dove opera. Finalista Premio Adrenalina 2012; finalista Premio Cascella 2015; Premio Città di Soriano 2015; menzione speciale Bridge Art 2018. Performance: 2015. L’arte dell’errore giudiziario, Il labirinto di Icaro involato, MAXXI; Esodi, MACRO. 2016 Rilevazione-Rivelazione; Contatto; Non è area per voi, RM; Logos in progress, RM. 2017. M-UNO Interno 14, MACRO; Bautta, Millepiani RM; APRIR-SI, Case Romane del Celio RM; 2018. Burning Home, Tevere Art Gallery; 2019. Buck up and cry!, MACRO; Realtà Istantanee, MACRO; Punto di Partenza, portici di Piazza Vittorio Emanuele II Roma; Più forte, T.A.G. Roma; 2020. Stauros performance itinerante Roma, Ring Giardini di Colle Oppio Roma, Tre cose vuole il campo, Roma; 2021. Templi frondosi, installazione ambientale con Dario Marcozzi, Passo del Furlo Fossombrone (PU); Buck up and cry, installazione multimediale performativa, Festival Todiimmagina 2021; TAG Roma; Habitus, performance Santa Marinella (RM); 2022 performance Visualizzazione di un angelo, Torre degli Annibaldi Roma; 2023 performance Lapsus in vitam, Studio Campo Boario Roma; 2023 performance Io vedo…, Biblioteca Laurentina Roma; 2023 performance Terzo Paradiso Con tutti i bambini del mondo con Silvia Stucky e Isabel Dehais, Studio Campo Boario Roma; 2023 Lettura performativa Sì, sono una puttana, Biblioteca Vallicelliana Roma; 2024 Performance Sì, sono una puttana, Forte Prenestino Roma; 2024 progetto Incontroluce Recidency, Malosco Val di Non; 2024 performance Dressed by you, Fidelia APS Anguillara Sabazia; 2025 performance Dressed by you, Scuderie Aldobrandini Frascati; 2025 performance Dressed by you, Spazio Testaccio Roma.

INFO

Barbara Lalle

barbix2002@libero.it 


Roberta Melasecca

roberta.melasecca@gmail.com – tel. 3494945612

interno14next.wordpress.com
dryapple.wordpress.com
associazioneblowart.wordpress.com

Witches Are Back

witchesareback.com
forteprenestino.net

ROBERTA MELASECCA

Roberta Melasecca è architetto, curatrice indipendente ed esperta in comunicazione per l’arte e l’architettura. Ha diretto per cinque anni lo spazio Interno 14 a Roma, è titolare di un ufficio stampa per l’arte - Melasecca PressOffice - e di uno studio di mecenatismo interdisciplinare - Interno 14 next - con i quali cura e organizza mostre, eventi e premi. Segue il lavoro e le ricerche di numerosi artisti e promuove progetti curatoriali in Italia e all’estero, collaborando con diversificate realtà culturali. Dal 2019 con Interno 14 next è entrata a fare parte del progetto The Indipendent della Fondazione MAXXI, dedicato agli spazi indipendenti, ed è Ambasciatrice del Progetto Rebirth Terzo Paradiso di Cittadellarte - Fondazione Pistoletto ONLUS. Opera da molti anni nell’ambito dell’arte partecipata, adottando un modello di lavoro orizzontale che coinvolge artisti, diversi operatori culturali e le comunità locali.


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