Museo Sacrario delle Bandiere – Complesso del Vittoriano -
Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano, raccoglie e custodisce le Bandiere di guerra dei Reparti disciolti, delle Unità navali radiate dal quadro del naviglio dello Stato, nonché le Bandiere degli Istituti militari e delle unità appartenenti ai Corpi armati dello Stato disciolte.
Presso il sacrario sono custoditi anche cimeli, particolarmente importanti relativi alle guerre combattute dalle Forze armate italiane. Fa parte del complesso il sacello del Milite Ignoto, in cui furono tumulate nel corso di una solenne cerimonia il 4 novembre del 1921 le spoglie non identificate di un soldato caduto nel corso del primo conflitto mondiale.
Nel piano superiore, in due ampie gallerie annesse alla Cripta del Milite Ignoto, sono raccolte e custodite, all’interno di grandi vetrine ricavate in nicchie sulle pareti del monumento, le bandiere di guerra dei reparti disciolti dell’Esercito, dell’Aeronautica e dei Corpi armati dello Stato.
Tale area fu inaugurata nel 1968, in occasione del cinquantenario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Le bandiere che vi sono custodite provengono dal Museo di Castel Sant’Angelo da dove, il 24 maggio 1935, erano state traslate. Il Museo Sacrario della Marina, ubicato nei locali a piano terra, fu inaugurato il 14 giugno 1961, nel quadro delle manifestazioni indette per celebrare i cento anni di vita della Marina Militare.
Il MAS 15 con cui, nei pressi di Premuda, Luigi Rizzo effettuò, all’alba del 10 giugno 1918, il suo audace attacco contro una forte formazione navale austriaca, che culminò con l’affondamento della corazzata SZENT ISTVAN. Accanto ad esso vi è il Siluro lenta corsa o “maiale” mezzo d’assalto tipico della 2^ Guerra Mondiale con cui furono violate le più munite basi navali del nemico, da Gibilterra ad Alessandria, da Haifa a Suda, da Algeri ai porti italiani occupati dai tedeschi, affondando corazzate e incrociatori, piroscafi e petroliere, piccole unità navali e grossi scafi.
Il MAS silurante di Luigi Rizzo, il “maiale” di Tesei e Vicentini, come pure la parte dello scafo del sommergibile Scirè, recuperato nelle acque di Haifa, molti anni dopo il termine del conflitto, sono documento dell’eroismo dei marinai italiani. Intorno a questi tre cimeli bellici, sono raccolte nelle sale le bandiere e gli stemmi di combattimento che già appartennero alle unità della Marina Militare Italiana che dal 1861 ad oggi sono state impiegate, in pace come in guerra, su tutti i mari del mondo.
Vi sono, tra le altre, le bandiere della Fregata Re di Portogallo, che si battè valorosamente a Lissa, della corazzata Duilio, che al suo nascere rivoluzionò la tecnologia navale dell’epoca, degli incrociatori Cristoforo Colombo, Liguria, Piemonte, che portarono il tricolore ad ogni angolo del mondo, dei dirigibili Città di Iesi e Città di Ferrara; della Leonardo da Vinci, colpita da un triste destino, dell’incrociatore Carlo Alberto, che partecipò attivamente alle esperienze di Guglielmo Marconi.
Vi sono inoltre le insegne dei cacciatorpediniere e delle torpediniere che combatterono nella guerra di Libia, nel primo e nel secondo conflitto mondiale, tra cui quella del caccia Da Recco, unico superstite della classe “Navigatori”. Vi sono poi le bandiere del Vittorio Veneto e dell’Italia, corazzate dell’ultimo conflitto, di solo alcuni sommergibili oceanici e mediterranei; del Doria e del Duilio, che parteciparono sia al primo che al secondo conflitto mondiale.
La più antica bandiera attualmente conservata nel sacrario è quella della fregata Garibaldi, già borbonica Borbone, incorporata nella Regia Marina nell’anno 1860. Fra quell’anno e i giorni nostri si snoda, attraverso le bandiere di combattimento del Sacrario, la cronistoria della Marina Italiana, le cui pagine bianche sono idealmente riempite dal commosso ricordo delle navi che scomparvero combattendo.