Contemporary Art Magazine
Autorizzazione Tribunale di Roma
n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Nel cuore della pittura

Galleria d’arte Contemporanea
STUDIO C
via Giovanni Campesio, 39
29121 Piacenza
cell: 348-8703060
e mail: studio.c.immagine@gmail.com

MOSTRA COLLETTIVA

NEL CUORE DELLA PITTURA

2 – 14 GIUGNO 2018

Alla galleria d’arte Contemporanea “STUDIO C” di via Giovanni Campesio 39 si inaugura sabato, 2 giugno, la mostra collettiva dal titolo “Nel cuore della Pittura”.
In un momento storico caratterizzato da una molteplicità di espressioni, molte delle quali volte al concettuale e/o al digitale, questa mostra sembra andare in controtendenza e proporre una seria e approfondita riflessione sull’attuale stato dell’arte e sul futuro di tutta l’arte visiva.
In mostra, pertanto, tre artisti dotati di “buon mestiere” e di straordinarie abilità tecniche che, nonostante le mode, continuano a credere nei valori alti e insopprimibili della nostra grande tradizione. Questi i nomi degli artisti e le città di provenienza: Massimiliano Luschi (LI), Giuseppe Melani (PT), Giorgio Mori (CR).
Massimiliano Luschi (PT) : Nato a Livorno, dove anche attualmente vive e lavora, Massimiliano Luschi è un artista fortemente legato alla grande tradizione toscana, alla storia dei Macchiaioli e dei post-macchiaioli, alla pittura labronica e ai suoi massimi esponenti. Né potrebbe essere altrimenti, considerato che Massimiliano è figlio d’arte. Il padre, infatti, è Masaniello Luschi, uno dei più affermati pittori livornesi del secondo novecento, autore, tra l’altro, dell’ultima Cena del Duomo di Livorno e di altri innumerevoli capolavori conservati in musei, pubbliche raccolte e prestigiose collezioni private. Così, dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Pisa, Massimiliano ha potuto seguire i preziosi insegnamenti paterni, affinarsi nella tecnica, apprendere i segreti di un mestiere unico e affascinante. Quando, nel 1995, a soli 64 anni, il padre muore, il testimone passa al figlio, suo allievo prediletto, anche lui innamorato del territorio toscano, della Maremma, delle marine dell’Ardenza e del Romito. Allora, quasi per un fatto genetico che si tramanda di generazione in generazione, l’arte “Labronica” continua a vivere e prosperare rinnovando un tipo di pittura nato sul finire del 1850 con i pittori della Macchia guidati e rappresentati dal grande livornese Giovanni Fattori. Pittura di verità, dunque, quella di Massimiliano Luschi, saggiamente ancorata alla tradizione per capacità esecutiva e abilità cromatica, ma innovativa per freschezza d’invenzione e sintesi espressiva.
Giuseppe Melani (PT): nato a Pistoia (classe 1943), dove anche attualmente vive e lavora, Melani è un artista dalla lunga esperienza, dalla fervida creatività e dal vasto curriculum. Dopo aver compiuto studi umanistici, si è iscritto all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze, allievo del bravo Alberto Caligiani ed ha intrappreso l’attività espositiva negli anni 60 incontrando, da subito, i favori del pubblico e della critica. Dopo un periodo iniziale dedicato prevalentemente al paesaggio nel quale si rinvenivano chiaramente traccia ed elementi derivanti dalla così detta “Scuola Pistoiese” del secondo novecento, la sua espressione si è decisamente affrancata da ogni condizionamento ambientale diventando libera e autonoma, concentrandosi, prevalentemente, sulla figura umana e sulla donna in particolare. Interessante e meritevole di essere sottolineata appare anche la tecnica dell’artista toscano che si avvale sì di un solido impianto grafico, ma che si arricchisce poi con l’uso sapiente del colore, un uso personale e incisivo dove tempera, olio e tecniche miste si alternano e si completano a vicenda.
Spesso Melani interviene sui dipinti con vere e proprie scomposizioni geometriche, con graduati e ben dosati passaggi luminosi, con fini e delicate tassellature spaziali che danno vita e movimento, che creano visioni nella visione per poi ricomporsi in un unico, armonico soggetto: è la sua ricerca verso la luce e il movimento, lo studio approfondito dell’intensità cromatica, del colore stesso inteso e interpretato come luce.
Giorgio Mori (CR): nato a Padova nel 1930, ma trasferitosi fin da bambino a Cremona, Mori è considerato artista cremonese non solo per ragioni cronologiche, ma anche e soprattutto per il suo impegno prolungato e costante nel campo dell’arte e in una lunga serie di attività culturali rivolte alla città di Cremona.
Nome di rilievo nazionale, Giorgio Mori è particolarmente conosciuto e apprezzato anche nella nostra città dove ha iniziato ad esporre ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta. In questa importante esposizione piacentina troviamo così opere importanti e preziose come le sue straordinarie ballerine, i raffinati nudi e le dolcissime maternità appartenenti a vari periodi espressivi e compresi in un arco di tempo che, dagli anni settanta arriva fino ai giorni nostri: perché Mori, anche oggi, conserva la stessa freschezza e spontaneità degli anni passati, la stessa capacità di rinnovarsi, di essere sempre uguale e sempre diverso.
Pittura fatta di luce, quella di Mori, dove il colore, soprattutto il colore, viene visto e interpretato in funzione della luce e dove la materia viene letteralmente liberata da pesi e strutture fino a farsi eterea e leggera, delicata ed evanescente, per superare la caducità delle cose concrete e farsi intima e spirituale, impalpabile e metafisica.
Ancora, parlando di Mori, si usa citare il “Chiarismo” per certi legami che egli ebbe con lo storico Movimento e con alcuni dei suoi protagonisti, ma Mori fu sempre e solo se tesso, libero ed autonomo, sicuro e coerente.
E ancora oggi, nonostante l’età avanzata, l’artista cremonese conserva intatta la sua vena creativa e la sua vitalità e continua incessante il suo lavoro di artista in completa libertà ed autonomia, come sempre.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 14 giugno.

Orari: feriali e festivi: dalle 16,30 alle 19,30. Lunedì, giorno di chiusura.

lucianocarini


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