Contemporary Art Magazine
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n.630/99 del 24 Dicembre 1999

Disegnare sul vuoto. I plexiglas di Marco Gastini

Una piccola e sorprendente antologia di lavori accuratamente scelti: è così che si presenta la personale “Disegnare sul vuoto. I plexiglas di Marco Gastini” a cura di Marco Meneguzzo, alla galleria Progettoarte-Elm di Milano.
La mostra – a poche settimane dalla scomparsa del suo protagonista – espone, dal 19 ottobre al 30 novembre 2018, una significativa selezione della produzione dell’artista torinese su supporto trasparente e intende guardare a questo speciale modo di concepire il materiale da parte di Gastini non solo come a un geniale artificio analitico e concettuale, ma come a uno strumento espressivo più ampio, adatto anche ad azioni più emotive e a segni più espressionisti.
Per questo il pubblico si troverà di fronte a un nucleo di circa venti lavori appartenenti a vari periodi della sua carriera, in modo da poter ricontestualizzare in un percorso personale e coerente quel che sinora era stato collocato in una casella troppo definita della storia dell’arte italiana e inquadrare questa produzione su plexiglas – non molto ampia, ma significativa e continuativa – nelle scelte personali dell’artista che vanno ben oltre il periodo analitico della sua attività.

Da parte di Gastini, l’uso del plexiglas come superficie su cui porre i propri segni minimi risale ai primissimi anni Settanta, ma pochi sanno che questo tipo di supporto è stato da lui utilizzato anche nei decenni successivi.
Se, infatti, l’idea di cancellare il supporto in favore del segno può apparire in linea con lo spirito del tempo dei Settanta, negli anni Ottanta e Novanta, più inclini all’espressione pittorica, questa attitudine può sembrare lontana dai soggetti e dai modi di quel periodo: Gastini invece ha perseguito questo filone di ricerca anche in anni non sospetti, accentuando così questo suo “marchio di fabbrica”, ben oltre l’analiticità tipica degli anni Settanta.
“In altre parole – scrive il curatore Marco Meneguzzo –, questa ricerca appare non tanto legata a un’epoca storica in cui il supporto non tradizionale poteva costituire una giustificazione per l’atto pittorico, per quanto ridotto ai minimi termini – a punti, a graffi, a macchie, per quanto riguarda Gastini – ma all’intera attività personale e individuale dell’artista, tanto da essere usata e sfruttata spesso nei decenni successivi e in contesti pittorici ben più ricchi, articolati e persino narrativi”.

La mostra è corredata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) edito da Progettoarte-Elm, contenente il testo critico del curatore, la riproduzione di tutte le opere esposte e apparati bio-bibliografici aggiornati.

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